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Atelier Ryza 3: Alchemist of the End and the Secret Key | Recensione

Atelier Ryza 3: Alchemist of the End and the Secret Key è l'avventura estiva che intreccia le vita di diversi giovani eroi.

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a cura di Alessandro Palladino

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Come per ogni saga di Atelier, anche Atelier Ryza finisce il suo viaggio durato tre estati con l'ultima avventura Atelier Ryza 3: Alchemist of the End and the Secret Key. Da amante del marchio di Gust posso solo che essere soddisfatto dai passi compiuti da Ryza, la quale si è dimostrata veramente un traino per nuova linfa vitale nelle vene alchemiche della serie. Basta guardare i progetti paralleli usciti tra tutti questi tre capitoli, tra remake e celebrazioni. O anche alla qualità stessa degli Atelier Ryza, che come vedremo si alza ancora di più nella sua ultima avventura, tanto da farmi sorprendere nel filmato prologo, notando lo stacco tecnico tra gli spezzoni dei precedenti eventi.

Sono sicuro ormai oltre ogni dubbio che Atelier Ryza sarà la pietra su cui si fonderanno tutte le prossime saghe rilevanti, e non a caso è la prima a ricevere un adattamento animato. E, per noi occidentali, è finalmente un importante traguardo per spingere la popolarità di Atelier oltre i confini degli appassionati più puri.

Ritorno all'isola

Uno dei punti di forza per cui Atelier Ryza può essere preso come ponte per i nuovi giocatori è la sua struttura di base: quasi ciclica, su binari precisi che ruotano intorno a temi di crescita personale. Il bello di Atelier, come marchio, è il rappresentare la gioventù nelle sue qualità più pure con il canovaccio del fantastico a fare da sfondo e l'alchimia da pennello. Per molto tempo questo è avvenuto tramite gli stilemi più classici del fantasy orientale che si ispira all'europeo, con Atelier Ryza questo è cambiato un bel po'.

In un certo senso la storia di Ryza è quella più giapponese possibile, incasellata nelle avventure estive che caratterizzano la vita adolescenziale nipponica. Nel primo capitolo, infatti, Ryza ha vissuto un'estate dove ha trovato la forza di realizzare i propri sogni e creare legami che la portassero ben fuori dai confini della sua piccola isola. Da peste dell’isola a salvatrice della stessa, per poi continuare la sua strada e diventare un’alchimista nella capitale. Più esplorava la sua vita, nel crescere dei suoi anni e delle sue responsabilità, più però capiva che la spensieratezza non necessariamente è un bene che può durare nel corso degli anni. Ryza ha infatti conosciuto la sofferenza, il sacrificio e il dolore, ma anche quanto può essere prezioso il supporto di tutti coloro che ti hanno accompagnato durante il tragitto.

Atelier Ryza 3: Alchemist of the End and the Secret Key è proprio il culmine della strada dinnanzi, il momento in cui Ryza deve tirare le fila della sua vita e decidere cosa fare. Per farlo non poteva far altro che tornare all’isola da dove tutto è iniziato, ora minacciata da un nuovo male che mette a rischio proprio ciò che aveva salvato in precedenza. Tutta la storia di Atelier Ryza 3 è una metafora della fragilità insita in ogni nostra versione più giovane, quella che nascondiamo quando cerchiamo di maturare e far vedere al mondo che riusciamo a reggersi sui nostri piedi. Ryza questo lo vive all’ennesima potenza per via del suo ruolo da alchimista, il quale le ha portato via proprio la leggerezza che forse avrebbe vissuto se non avesse dato voce ai propri sogni.

A esemplificare il concetto mi ha colpito molto la descrizione di Ryza nel glossario che è possibile visionare direttamente dai dialoghi in gioco, la quale la descrive come “un guscio di sé stessa”, l’antitesi della solarità che contraddistingue la Ryza che tutti conosciamo. Atelier Ryza 3 ha il compito di farvi vedere come la nostra eroina risale da un fondo di barile che neanche lei riesce a vedere, portandovi in un viaggio epico quanto tenero e ricco di significato. Tra i tre della trilogia, definirei Atelier Ryza 3 come il pezzo concettuale mancante, la naturale evoluzione di cui aveva bisogno per concludere la caratterizzazione del nostro gruppo. Ed era anche estremamente importante costruire dei “ricordi d’infanzia” col giocatore affezionato nel corso di tutti questi anni e nei vari capitoli, uno stratagemma molto raro e che recentemente ho visto far bene solo a due progetti: Xenoblade Chronicles 3 e Trails of Cold Steel IV. Entrambi sono indicatori che da soli vi dovrebbero far dar fiducia ad Atelier Ryza 3, sebbene la differenza con questi due JRPG risieda nel tipo di ricordi che vi attivano, poiché per Ryza conta più l’amicizia tra i quattro protagonisti principali e voi come giocatori, le stesse persone che hanno costruito il tanto caro rifugio a cui dovrete tornare.

Alchemia collettiva

Il tema della rimembranza si riverbera anche in tutti i meccanismi di gioco, essendo Atelier Ryza 3 una somma di quanto fatto in precedenza. Più del secondo capitolo a dirla tutta, quello a cavallo con la nuova generazione di console e che ha tentato di sfruttare al massimo le potenzialità che aveva a disposizione. Con Atelier Ryza 3: Alchemist of the End and the Secret Key il miglioramento è evidente sotto ogni fronte, partendo da una pulizia generale di tutta l’interfaccia che – per quanto contorta come tipicamente avviene nella serie – ha optato per un eleganza del tutto inedita e impressionante per alcuni guizzi creativi. Tra i miei preferiti c’è la scelta dell’icona da schermata di caricamento, molto fine nell’idea e perfettamente rappresentativa della nuova avventura di Ryza e soci. Peccato per una gestione disordinata del viaggio rapido, decisamente troppo macchinoso e manchevole di una lista rapida da poter utilizzare come accadeva in passato.

Le nuove potenzialità della crescita tecnica di Gust si rafforzano a ogni sblocco di funzioni e agevolazioni, alcune delle quali sono davvero benvenute per chi come me raccoglie da tanto tempo gli ingredienti per l’alchimia. Ad esempio, ora è possibile raccogliere materiali a terra senza fermarsi per l’animazione, le cavalcature hanno più utilità e comodità, continuano i miglioramenti per l’automazione della sintesi e tanti altri tocchi che finalmente rendono moderno un gioco Atelier. Naturalmente i più affezionati potranno vederci un’inclinazione verso alcune pratiche moderne che tendono ad automatizzare tutto e a far impigrire il giocatore, tuttavia nessuno di questi vantaggi è obbligato al giocatore: si può ancora fare tutto a mano come un sacro artigiano nella sua bottega, raggiungendo risultati decisamente più precisi e migliori a lungo termine.

In combattimento siamo nel capitolo più attivo della trilogia, sedimentato sul sistema misto azione e ATB di Atelier Ryza 2 e arricchito da una gestione del party che viene incontro al numeroso cast dell’avventura finale. A contornare sia le lotte che l’alchimia c’è la Chiave, elemento centrale di trama che ha una serie di importanti vantaggi in termini di gameplay. Niente che interrompa il flusso o ne cambi lo scorrere, solo incrementi vari e differenze di esecuzione che vanno un po’ a incontrare la necessità di dar rilevanza alla Chiave che Ryza crea nei primi momenti di gioco. Più di tutto però è lo standard visivo e sonoro ad aver fatto grandi passi avanti rispetto al resto della serie, con composizioni che tengono alta la nomea di Atelier come qualità di colonne sonore e una lunga serie di accorgimenti per le espressioni dei personaggi, i modelli e addirittura una completa modalità fotografica per realizzare i vostri sogni più reconditi. L’unico neo da questo punto di vista è un eccessivo utilizzo del bloom per gli ambienti, il che li rende alle volte molto faticosi da guardare per un lungo periodo di tempo, specie se siete alla ricerca di materiali.

Voto Recensione di Atelier Ryza 3: Alchemist of the End and the Secret Key - PS5


9

Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - La perfetta conclusione di una serie di avventure estive

  • - Migliorie tecniche evidenti

  • - Colonna sonora eccezionale

  • - Combattimento ricco e ancora più fluido

Contro

  • - La gestione della mappa è troppo macchinosa

  • - Un uso eccessivo di alcuni effetti grafici nelle ambientazioni

Commento

Atelier Ryza 3: Alchemist of the End and the Secret Key è la somma ultima dei valori della saga di Ryza. C’è il meglio del meglio di tutti e tre i capitoli, sia narrativamente che meccanicamente, e il modo in cui queste vacanze estive sono intrecciate in un unico percorso di crescita è un’esperienza unica nel panorama dei JRPG. A Ryza va l’onore di aver rivitalizzato il marchio di Atelier, rinnovandolo più e più volte come rimarcato da questo terzo componente della saga nelle sue migliorie tecniche. C’è ancora qualche sbavatura di cui Gust, probabilmente, non si libererà mai ma tutto il resto è ampiamente in grado di sovrastare qualsiasi piccolo difetto possiate trovare. Per qualità e trasporto, Atelier Ryza 3 non merita più di essere relegato alla nicchia da cui è nato e il voto finale rispecchia proprio il viaggio complessivo di questa saga.

Informazioni sul prodotto

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Atelier Ryza 3: Alchemist of the End and the Secret Key - PS5

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