Astro Bot | Provato il platform di Team Asobi

Abbiamo provato in anteprima Astro Bot, l'esclusiva PlayStation 5 in arrivo questo settembre che segue il successo di Astro's Playroom.

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a cura di Ecletogiuseppe Mucciacciuoli

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Fin dalle prime battute, Astro Bot si è dimostrato il robottino adatto a rappresentare il mondo PlayStation. All’uscita di PlayStation 5 tutti sono rimasti piacevolmente colpiti dalla demo installata su tutte le console: Astro’s Playroom. Un robottino che gioca con le periferiche Sony e desidera farci conoscere per la prima volta il DualSense. Non sono fu solo un’esperienza divertente e ben congegnata, ma anche un’opportunità.

Serviva qualcosa in grado di raccontare il mondo PlayStation e la sua eredità in termini ludici, ma, soprattutto, era imprescindibile avere come protagonista anche il nuovo controller. Il DualSense, ad oggi, è tecnologia di punta Sony più discussa tra gli appassionati, ora per i feedback aptici, ora per i grilletti adattivi. Rinvigorisce le esperienze ludiche e facilita l’immersione, ma necessita di valorizzazione continua.

Quest’ultimo bisogno, unito al sentimento di cucire nuovi punti iconici di riferimento per l’utenza, ha dato origine all’Astro Bot che abbiamo potuto assaggiare in quest’articolo. Riuscirà il robottino a farsi carico dell’eredità di PlayStation e a trovare la sua ragion d’essere?

Astro Bot è un'opportunità enorme per Sony

Astro Bot parte da una filosofia azzecca in termini di marketing. Prendo in prestito la case history di Toy Story per scomodare tali ragionamenti. Se un’azienda che vende prodotti apparentemente statici e confezionati, che siano periferiche, giocattoli, videogiochi o via dicendo, ha l’opportunità di trasformare tali oggetti in vivi e, in un certo senso, amichevoli, deve osare. Astro Bot ha l’ambiziosa ragion d’essere di esistere anche per rendere i 30 anni di PlayStation vibranti e fruibili in termini ludici, ma come?

Rendendo il DualSense una navicella, la PlayStation 5 una nave madre, altre periferiche come elementi fuori dall’ordinario e semplicemente vivi. Proprio per questo è un’impresa complessa, ma dal vitale traguardo. Così come i giocattoli in Toy Story hanno fatto intendere a un pubblico di consumatori che non sono solo plastica, ma se li guardi bene hanno un anima e tanto da celare ai nostri occhi, così Astro Bot desidera fondere la tecnologia con il puro elemento immaginifico.

Una premessa che, se desidera avversarsi, dovrà attendere l’uscita del gioco, ma l’idea alla base ha un significato. Senza contare che è stato proprio l’entusiasmo alimentato da Astro’s Playroom a convincere sviluppatori e azienda nella possibilità di ritagliare al robottino uno spazio tutto suo. Ha senso però come personaggio questo piccolo esserino robotico? PlayStation, specialmente a seguito del progresso tecnologico e dei nuovi movimento commerciali, ha bisogno di una mascotte all’altezza, che un certo senso unisca l’ecosistema modellato e costruito negli anni.

Lo abbiamo visto in prodotto trasversali al gaming e nel consolidamento di alcune IP, tuttavia serviva un prodotto che potesse fare da collante tra tutte questi universi creati e, nel mentre, galvanizzare il pubblico sui nuovi prodotti. Astro Bot in tal senso sembra rincorrere l’idea di voler diventare un ponte tra grandi e piccini, veicolando al contempo il messaggio che tutto il mondo PlayStation sia un vibrante parco giochi. La sfida del robottino è difficile, ma trainati dall’entusiasmo di Astro’s Playroom e mossi dal bisogno di portare il DualSense all’apice, il prodotto ha ragione di esiste e di giocarsi le sue chance.

Nella galassia PlayStation a bordo di un DualSense

Stabilita la ragion d’essere, parliamo ora di quanto ho potuto provare a porte chiuse negli uffici Sony PlayStation a Roma. Ho potuto giocare tre livelli principali tra i mondi di Astro Bot e alcuni bonus. Il gioco sembra essere diviso in macro galassie, ognuna contenente diversi pianeti. Un po’ come fu per Kingdom Hearts, ci si può muovere tra i pianeti con la navicella e i pianeti si sbloccano completandone altri e/o salvando altri robottini. Ogni corpo celeste, che chiameremo livello, ha al suo interno un diverse sfide e, tra queste, vi è la ricerca degli amici di Astro. Da quello che ho potuto notare, salvare alcuni di questi può farvi accedere ad aree extra.

Ad esempio, salvando quelli vestiti da Kratos e Atreus, è apparso subito il mondo ispirato a God of War da poter esplorare (anche se non era accessibile in questa prova). Ho anche notato la presenza di livelli segreti, nascosti in modo curioso. Nella mappa generale ho usato la navicella per scontrarmi con un asteroide e subito è apparso un livello da giocare. Questa tipologia di esperienza ha però un livello di difficoltà che richiederà molto impegno, in quanto si tratta di sfide a tempo o ad ostacoli (anche in questo caso non sappiamo se ce ne saranno di diverse).

Un viaggio godibile da tutti

È però confortevole constatale che a margine delle scanzonate e leggere avventure del robottino, ci sia anche spazio per sfide più ardue. Ogni livello ha poi diverse attività da offrire, non solo la ricerca degli amici di Astro. Monete, elementi per sbloccare collezionabili e zone bonus vi attendono in posti impensabili. Alcune di queste le ho trovate deragliando dal percorso principale per un mio errore ad esempio. Lato gameplay, Astro Bot è un tripudio di interazioni ludiche. L’ambiente è un continuo stimolo, ma senza ubriacarsi di frenesia.

Possiamo spaccare cose e infastidire altri esserini, ma anche sporcare tutto di vernice, giocare a basket o farci delle nuotate. Insomma, un parco giochi fluido e dinamico, che conserva segreti ed interazioni che vi strapperanno anche più di un sorriso. Un titolo che promette di essere adatto ai più piccini, specie per la sua veste comica e spensierata, ma anche piacevole per un pubblico più grande, data la presenza di continui rimandi alla storia PlayStation.

L'evoluzione del design di Astro Bot

Stupisce la fluidità di gameplay e la grafica in Astro Bot, anche se sono elementi che richiedono l’uscita del gioco per essere valutati con la giusta integrità e ad ora è corretto essere cauti. Sicuramente si può affermare che al primo impatto la giocosità artistica dell’opera riesce a rapire, anche per la varietà di scenari, nemici e parentesi comiche anche nei posti più strani. Occorrerà valutare se tale andamento rimarrà costante anche dopo diversi livelli. Da apprezzare l’introduzioni di potenziamenti divertenti e impattanti nel gameplay di Astro Bot.

Ad esempio, la possibilità di gonfiarsi per raggiungere vette inesplorata, un cane-turbo di supporto per godere della velocità di un razzo o dei guantoni da rana per…fare cose da rana, credo. Ciò che conta è che ognuno ha brillato per originalità espressa nei livelli provati: non erano solo utili per eliminare nemici o sbloccare nuove aree, ma che per ribaltare alcune regole ambientali e cambiare l’approccio imparato fino a quel momento. Nel totale, un’opera con grande ambizione che però deve trovare memorabilità nella sua interezza e non a sprazzi, quindi vi aspetteremo alla recensione.

Dubbi e quesiti in attesa della recensione finale

Di domande da rimandare in sede di recensione ne ho alcune. In primis, sarà importante valutare davvero l’impatto del DualSense in un gioco come Astro Bot, che come ragion d’essere ha la volontà di esaltare la tecnologia PlayStation. Dai pochi livelli provati, ho notato solo alcuni aspetti del controller e mi auguro possano brillare anche gli altri. Desidero trovare altri titoli che mi facciano provare l’emozione che ho vissuto sentendo il rintocco della pioggia tra le mani come in Returnal o l’effetto della lama infuocata in Demon’s Souls.

Lato gameplay per ora si è vista un’estensione di quanto apprezzato in Astro’s Playroom, anche se spero ci saranno antagonisti all’altezza che possano essere ricordati in quest’avventura. D’altronde ogni mascotte ha la sua controparte o un nemico iconico, e questa componente potrebbe mancare. Infine, un caso un pochino singolare: l’utilizzo del DualSense come navicella. All’inizio di ogni livello (almeno in questi che ho provato) si può usare la navicella di Astro  Bot per dondolare tra gli ostacoli o prendere dei collezionabili nascosti.

Si tratta di segmenti di gamplay però forse troppo statici e prevedibili nei primi livelli, pertanto mi auguro che la complessità dei nuovi percorsi possa dare valore alla navicella, che, ad ora, sembra essere solo un strumento per spettacolarizzare il cambio livello, senza però ritagliarsi delle parentesi ludiche tutte sue. Al netto di questi dubbi, Astro Bot punta ad essere una nuova icona per l’ecosistema PlayStation e desidera dare nuova vita alle periferiche che conosciamo. Darete una possibilità a questo allegro platform 3D?

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