Assassin's Creed Valhalla: L'alba del Ragnarok, nei panni di Havi | Recensione
Assassin's Creed Valhalla si appresta a salutare tutti i fan con un'espansione enorme, la più grande mai sviluppata per un Assassin's Creed.
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a cura di Antonio Rodo
Detto ciò, fatta questa doverosa premessa in merito alla longevità (che rimane elevata considerando la natura del contenuto e il fatto che venga inserito all’interno di un titolo mastodontico), è arrivato il momento di raccontarvi se Assassin's Creed Valhalla: L'alba del Ragnarok vale il tempo richiesto, se si tratti o meno di una valida espansione. Di questi tempi, poi, considerando l’afflusso di uscite, il tempo è davvero prezioso.
È troppo facile?
Prima di entrare a gamba tesa nei meriti del contenuto, è necessario aprire un'importante parentesi legata alla difficoltà dell’espansione. In questi giorni, vi sarà sicuramente capitato di leggere alcune lamentele riguardo il basso livello di sfida, che purtroppo non possiamo che confermare: L'alba del Ragnarok, se utilizzate un salvataggio in cui avete completato prima la storia principale e poi le espansioni, è una passeggiata. Tuttavia, le promesse fatte da Ubisoft in sede di anteprima sono state rispettate: all’interno del menu di gioco sono infatti presenti alcuni interessanti parametri legati alla difficoltà, i quali consentono di regolare con molta precisione diversi aspetti legati allo stealth, al combattimento e all’esplorazione. In sostanza, avrete modo di agire sui tempi di reazione degli avversari, sui danni ricevuti, sulla percezione dei nemici o sulla visibilità degli indicatori, al fine di offrire un'esperienza molto più ostica e, soprattutto, cucita addosso a differenti tipologie di utente. Con questo escamotage, quindi, la baracca può ritenersi salva (quasi). In alternativa, e lo suggeriamo solamente ai veterani di Valhalla, potreste decidere di cominciare direttamente una nuova partita: in questo caso vi verrà assegnato un personaggio nelle condizioni indicate per poter affrontare l’espansione. A voi la scelta, le opzioni sono più che discrete.
Benvenuti a Svartalfheim
Esattamente come sperimentato per le precedenti espansioni, L'alba del Ragnarok ha inizio a Ravensthorpe, l’accampamento del clan del corvo. Eivor, tormentato da alcune insistenti visioni le quali lo catapultano nei panni di Odino, questa volta per un incarico che ha come destinazione Svartalfheim, chiederà aiuto a Valka, la veggente, e una volta ingeriti alcuni intrugli proseguirà il viaggio del Dio norreno. Un viaggio disperato, una storia di salvataggio, dal momento che dovrà riuscire a salvare il figlio Baldr dalle grinfie di Surtr, il gigante del fuoco.
Superato questo incipit e una volta giunti a Svartalfheim, la minaccia sarà chiara come il sole: il regno è stato violentemente invaso dai muspell, giunti dalle loro terre e intenti a dominare il territorio a discapito di nani e altri abitanti, costretti a vivere nel sottosuolo. È in questo scenario che si muovono i primi passi, durante il disperato tentativo di raggiungere la fortezza di Surtr per farlo fuori una volta per tutte.
Tranquilli: eviteremo di menzionare altri elementi della storia, limitandoci a darvi un parere sulla sceneggiatura, che abbiamo trovato paragonabile al lavoro svolto nei contenuti precedenti. Innanzitutto, è con grande piacere che vi comunichiamo che l’espansione è caratterizzata da un incedere piuttosto ritmato. Durante le 10/12 ore necessarie per il completamento, salvo qualche raro caso, non ci siamo mai annoiati, e siamo sempre stati alle prese con nuovi personaggi. La storia, dunque, funziona ed è accompagnata da discreti comprimari e dialoghi mediamente interessanti, i quali tratteggiano per bene la figura di Havi, che non avevamo mai avuto occasione di esplorare così da vicino, nemmeno durante le storie ambientate ad Asgard e Jotunheim. A differenza di Eivor, infatti, pur condividendone le fattezze, è un protagonista risoluto e arrogante, ricco di personalità e glorioso di essere il tanto temuto padre degli dei. Di conseguenza, come intuibile, le conversazioni assumono connotati diversi. Tuttavia, è proprio durante le battute finali che sopraggiunge qualche problema di troppo, svelando le carte di una storia frettolosa e con tanta voglia di correre verso i titoli di coda. Davvero un peccato, considerando il potenziale.
Riguardo alla storia ambientata ai giorni nostri, invece, tutto tace: a questo punto, confidiamo sul tanto chiacchierato gioco standalone dedicato a Basim, che farà sicuramente da ponte verso il monumentale Infinity.
Ghiaccio e fuoco
Non solo storia, anche interessanti, nuove abilità e alcune attività collaterali da svolgere. Come vi avevamo raccontato in sede di anteprima, Svartalfheim è una location di tutto rispetto, caratterizzata dalla solita e nota capacità di Ubisoft, che ha dimostrato nel corso degli anni di essere sempre in grado di rappresentare al meglio le ambientazioni di questo amato franchise. A funzionare particolarmente è la fusione di due elementi, ghiaccio e fuoco, che danno vita a delle interessanti soluzioni visive. Elementi che ritornano anche nel combat system, nel nuovo schema di poteri che include capacità sovraumane. A inizio avventura, infatti, ci verrà donato un prezioso bracciale che consentirà al nostro Havi di prosciugare i nemici e rubare loro i poteri. In totale, sono quattro, e si finisce per sbloccarli tutti in poco tempo. Tuttavia, restano delle aggiunte preziose e interessanti, poiché donano all’esperienza un approccio più fresco e distaccato, nonostante le somiglianze con alcune delle meccaniche presenti nel gioco base. La possibilità di resuscitare i nemici abbattuti e costringerli a combattere al nostro fianco è, ad esempio, l’equivalente di richiamare il clan in nostro aiuto nel corso della campagna. Lo stesso potremmo dire del corvo, solamente una piacevole espansione della già esistente meccanica che consente di solcare i cieli e scrutare la zona. Ciononostante, il vero problema risiede altrove, ossia nella squilibrata mescolanza tra abilità e poteri. L’errore grosso, a nostro avviso, è stato quello di lasciare al giocatore la libertà di utilizzare tutte le abilità acquisite nel gioco base e nelle precedenti espansioni. Avremmo gradito di gran lunga un distaccamento marcato dalle precedenti esperienze; in questo modo si hanno davvero troppe possibilità, e si finisce per utilizzare le più conosciute a discapito delle nuove. Sopraggiunge inoltre un serio problema di bilanciamento, dal momento che, a seconda delle abilità che vi ritroverete in inventario, potreste essere in grado di disintegrare qualsiasi boss o nemico base. A tal proposito, suggeriamo vivamente di dare un’occhiata alle impostazioni legate alla difficoltà, in modo da preservare, almeno in parte, il grado di sfida.
I combattimenti e la difficoltà generale, inoltre, non vengono di certo aiutati dal fatto che tutti i nemici sono pressoché identici a quelli già affrontati nel gioco base; a cambiare sono solamente la loro skin, che può essere di ghiaccio o fuoco, e il danno elementale che vi infliggeranno. Davvero un gran peccato: sarebbe bastato variare leggermente i pattern dei nemici e separare le nuove abilità e poteri da quelli precedentemente ottenuti.
Liberi come l’aria
Se nel combattimento abbiamo riscontrato delle problematiche, almeno durante l'esplorazione abbiamo trovato l’aggiunta dei poteri davvero sfiziosa. A seconda del tipo di scenario, potrebbe essere opportuno utilizzare il potere del corvo o quello di Múspellsheimr, soluzioni che aiutano le attività collaterali rendendole più elaborate e variegate. Gli enigmi, infatti, sono più riusciti che in passato, stuzzicano a sufficienza l’utente. Abbiamo gradito meno, invece, la ridondanza delle attività, che nonostante il guizzo dato dai poteri, risultano davvero troppo simili a quelle affrontate in precedenza. Una nota davvero stonata, ad esempio, considerato anche il differente contesto, sono le razzie, che ritornano e sono anche fondamentali per potenziare le capacità sovraumane di Havi. Tra l’altro, appare del tutto sconclusionata la scelta di poter richiamare l’equipaggio di Eivor durante queste fasi.
Fortunatamente non mancano contenuti nuovi di zecca, come delle storie da raccogliere in giro per il mondo al fine di sbloccare tenaci scontri nell’arena, un contenuto end-game che vi consente di accumulare una valuta particolare e acquistare alcuni oggetti unici, tra i quali spicca un prezioso set di armature. A tal proposito, un sincero plauso ai nuovi oggetti: sono davvero tanti e ben lavorati nel design. Restando in tema di nuove aggiunte, segnaliamo anche la presenza dei rifugi, che andranno prima scrutati dall’alto e poi individuati attraverso delle frecce nascoste nello scenario. Nonostante la soluzione finisca per ripetersi nel giro di poco tempo, l'attività risulta piuttosto piacevole, considerata anche l'importanza che riveste, dal momento che i rifugi rappresentano l’unica via per accedere a fabbri e mercanti.
In conclusione, da lodare la presenza di un comparto sonoro aggiornato con nuove sonorità molto valide, e un doppiaggio in italiano che, almeno per quanto riguarda i personaggi principali, pur non raggiungendo picchi di qualità assoluta, si dimostra solido e convincente. Curiosamente, abbiamo anche scovato delle novità riguardanti il supporto al controller Dualsense di PlayStation 5 che, in prossimità della lava, emetterà delle piacevoli vibrazioni.
Voto Recensione di Assassin's Creed Valhalla: L'alba del Ragnarok - PS5
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
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L'ambientazione
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Le musiche
-
Havi
Contro
-
Il bilanciamento
-
Sceneggiatura un po' troppo frettolosa
-
Le attività tendono a ripetersi
Commento
Assassin's Creed Valhalla: L'alba del Ragnarok, pur presentandosi come un gioco nel gioco, la più grande espansione mai creata per la serie, finisce per mantenere queste promesse soltanto in termini puramente contenutistici. Infatti, c'è tanto da fare all'interno di questo contenuto, non sempre attività molto a fuoco, ma non si resta mai con le mani in mano. Se quindi cercate, banalmente, altro contenuto per Valhalla, verrete accontentati; ma se invece eravate alla ricerca di un'espansione un po' più smussata e diversa, resterete piuttosto tiepidi. Gli sviluppatori hanno tentato di variare la formula classica aggiungendo delle abilità sovraumane, ma finiscono purtroppo per aggiungere poco all'esperienza, anche a causa di un bilanciamento davvero rivedibile. Ancora una volta, dunque, ad essere felici saranno esclusivamente i fan, tutti gli altri continueranno a voltarsi dall'altra parte. Adesso, non possiamo che attendere fiduciosi cosa ci riserverà il futuro di questa serie, che pare davvero roseo considerando che all'orizzonte dovrebbe starci proprio quel tanto chiacchierato Assassin's Creed Infinity.