Oggi, a praticamente un mese dalla release ufficiale, vogliamo analizzare alcuni dettagli della storia di Eivor, Layla e compagni. Inutile dirvi che incapperete in pesanti rivelazioni sulla trama, quindi se non avete ancora portato al termine il gioco vi consigliamo di interrompere la lettura; tutti gli altri sono invece ben accetti.
Da dove cominciare?
Già, da dove cominciare? Curioso da dire, ma in realtà è proprio così: Assassin’s Creed Valhalla è interminabile, un viaggio talmente denso e longevo che risulta davvero complicato da raccontare. Nel corso della nostra partita, durata circa 90 ore, abbiamo conosciuto svariati personaggi, ne abbiamo odiati alcuni e amati altri. Tutto regolare per un titolo che, esattamente come le avventure dello Strigo, è basato su tantissime quest primarie sorrette da un racconto legato al filone principale: nel caso di Valhalla quello di conquistare l'Inghilterra, in The Witcher 3 quello di salvare Ciri. Ciò che però non ci aspettavamo di trovare, soprattutto in fondo al tunnel, sono tutte quelle sensazioni che, esattamente da otto anni, la saga degli assassini non riesce più a suscitare. Ci riferiamo a quei bruschi tagli che interrompevano la narrazione e la rimandavano alla prossima uscita. Avete capito bene: è successo! Assassin’s Creed Valhalla ci ha riportato alla mente vecchi ricordi, esplicitando la volontà di continuare a percorrere questa strada.
Stiamo correndo un po’ troppo, e ancor prima di raccontarvi perché le avventure di Eivor e Layla ci abbiano riportato alla mente quelle di Connor e Desmond, ci preme fare un bel balzo indietro per analizzare un racconto sì, molto bello, ma che a volte si perde e si dilata eccessivamente.
Eivor, Sigurd e il Clan del Corvo
Assassin’s Creed Valhalla comincia proponendo un approccio alla narrazione piuttosto lineare, ma soprattutto incentrato sulle figure chiavi del plot. Una volta arrivati in Inghilterra, però, a circa 5 ore dalle battute iniziali, la struttura cambia radicalmente e propone un approccio un po’ più caotico, dilatando – a tratti – eccessivamente il racconto. Alleanza dopo alleanza si ha quindi l’impressione di star vivendo delle storie sì, molto belle e scritte con cura, ma che si allontanano progressivamente sempre di più dagli elementi che contano davvero, ci riferiamo soprattutto al rapporto tra Sigurd ed Eivor, il quale viene ripreso a singhiozzi. Curiosamente vi sono alleanze che si legano benissimo al filone portante, mentre ce ne sono altre che Ubisoft avrebbe, almeno secondo noi, dovuto escludere dalla campagna principale, lasciandole al corposo end-game. Così facendo avrebbe risolto alcune problematiche legate al ritmo e fatto pesare meno l’assenza pressoché totale di sequenze ambientate nel presente, fatta eccezione per il prologo e la fase finale.
Dalla pubblicazione della recensione ad oggi, abbiamo continuato ad esplorare il mondo di Valhalla scoprendo segreti e altre piccole sorprese, ma non abbiamo cambiato idea: nonostante il finale sia a dir poco clamoroso, lo è altrettanto – ma in negativo - il fatto che l’utente sia poco invogliato ad uscire dall’animus, e se a questo aggiungiamo, come dicevamo, una presenza risicata di fasi che interessano più da vicino la giovane Layla, capite bene che le cose non stiano affatto messe bene. Ciò detto, meritano la nostra attenzione alcune fasi platform e puzzle da scovare nei panni di Eivor, ma da giocare in quelli di Layla; queste sezioni stuzzicano la mente a sufficienza e riservano infine una bella sorpresa, un inedito filmato che approfondiremo tra qualche minuto.
Basim, Eivor, Layla e Sigurd: inganni e rivelazioni
Ciò che stiamo per raccontarvi è la nostra esperienza, l’interpretazione del viaggio che abbiamo vissuto. Specifichiamo infatti che, almeno per il momento, al puzzle mancano diversi pezzi per potersi considerare completo, costringendoci a vagare con la mente nel tentativo di azzeccare la visione dell’autore.
Cominciamo dal protagonista, Eivor, che sin dalle battute iniziali viene disturbato da terribili visioni che gli mostrano un fato a quanto pare inevitabile: in un futuro non meglio specificato tradirà il fratello Sigurd, peraltro senza un braccio, stando alle visioni. Questo aspetto, in assoluto il più criptico e affascinante della produzione, Ubisoft ha pensato bene di gestirlo attraverso due consistenti snodi narrativi che è possibile intraprendere conversando con Valka, una sorta di Strega da molto legata ad Eivor che convince l’eroe ad indagare più a fondo nelle sue visioni e, attraverso alcune pozioni, lo spedisce prima ad Asgard e poi a Jötunheim. Ciò che accade in queste fasi è geniale, ma allo stesso tempo confuso: nei panni di Havi, o meglio Odino, avremo a che fare con Tyr, Freya e Loki, i quali hanno tutti qualcosa in comune con le figure chiavi del racconto principale: Odino è Eivor, Tyr è Sigurd, Freya è Valka, e, infine, Loki è Basim.
Ciò che andremo a vivere durante queste porzioni di gioco che di primo acchito potrebbero sembrare del tutto opzionali, sotto forma di metafora e simbolismi si collega alla vicenda ambientato nel IX secolo. Volendo essere un po’ più specifici, diciamo che questo è ciò che penserete inizialmente, poiché è la via più logica e immediata che potreste seguire, ma in realtà non è scontato che sia così. Vi sono infatti altre interpretazioni, possibilità tra l’altro accreditate dal filmato inedito che menzionavamo poco fa. Ciò che è certo, comunque, è che un legame con il filone principale ci sia davvero.
In pieno stile Assassin’s Creed II e Brotherhood, completando tutte le anomalie animus si sblocca un filmato che svela l’esatta natura di Basim: il misterioso occulto che fa quasi da sfondo al racconto è in realtà un ISU, ossia la reincarnazione di Loki. Egli ha infatti davvero vissuto ciò che Eivor vede bevendo le pozioni di Valka, ed è perfettamente plausibile che valga lo stesso anche per gli altri. Crediamo infatti che anche Eivor, Sigurd e Valka abbiano davvero vissuto quelle vite, le quali riaffiorano lontane sotto forma di ricordi e visioni. Ciò che non è chiaro, però, è il modo in cui ciò accade nel concreto: se per quanto riguarda Havi abbiamo una spiegazione, egli rimane infatti legato all’albero della vita, per quanto riguarda gli altri non ci è affatto chiaro. Come hanno fatto a sopravvivere nel tempo? Non lo sappiamo.
Ciò detto, andando ad approfondire nello specifico il personaggio di Basim, ad oggi vero protagonista della linea temporale ambientata ai giorni nostri, mandando in pensione la tormentata Layla, ci ritroviamo anche questa volta confusi. Basim, insieme a Layla e al ritorno di Desmond Miles, è protagonista dei migliori colpi di scena di Valhalla, colpi di scena che, però, appaiono quasi incompleti. Il misterioso occulto che tradisce Eivor e il Clan del Corvo, per poi risvegliarsi mille anni dopo grazie al bastone recuperato da Layla in AC Odyssey, è spinto da motivazioni del tutto ignare: pare volersi ricongiungere con i suoi cari nella sala delle anime, ma oltre questo non ci è dato sapere altro. Motivazioni, le sue, che verranno probabilmente esplorate nei DLC, e sicuramente nei futuri capitoli del franchise.
Giungendo alle conclusioni di questo articolo, non ci resta che parlarvi di Layla e del ritorno di Desmond. Il finale che interessa più da vicino l’eroina introdotta con Origins complica ulteriormente una lore già eccessivamente criptica, aggiungendo ancora più elementi piuttosto che snellirli.
In Assassin’s Creed abbiamo sempre avuto a che fare con i ricordi genetici, ma il finale di Valhalla introduce un macchinario noto come Yggdrasil il quale dà accesso ad una dimensione del tutto inedita per la serie degli assassini, ossia un mondo completamente digitale e basato sui calcoli, contrapposto ai già citati ricordi genetici. Ciò che apprendiamo nello specifico è che il sacrifico che Desmond ha compiuto ormai otto anni fa è in realtà servito a poco: Miles si è suicidato per permettere al mondo di continuare ad esistere, ma ha in realtà rimandato solamente l'inevitabile: come fosse un ciclo, questa catastrofe è destinata a ripetersi, e starà a Desmond e Layla trovare un modo per impedire tutto ciò. L’ipotesi più accreditata, peraltro menzionata dagli stessi protagonisti, sarebbe quella di tornare esattamente a otto anni fa e lasciare che succeda, che il mondo bruci, permettendo a Desmond di vivere. Questo perché pare che lasciare che il mondo finisca sia l’unica via per impedire che la catastrofe accada di nuovo. Del resto, se ricordate, il finale di Assassin's Creed III ci mostrava proprio due vie, chissà se Ubisoft non voglia percorrere quella strada.
Non sappiamo cosa ci riserverà il futuro, né con i DLC, quantomeno con il prossimo capitolo ufficiale. Ciò che però è lampante è la volontà di Ubisoft di andare a ripescare la vicenda di Desmond lasciata in sospeso, per chiudere un filone narrativo oramai sin troppo longevo. Per quanto ci riguarda potrebbe davvero capitare di tutto, a questo punto: Desmond potrebbe tornare ad essere il protagonista della serie e potremmo assistere a viaggi temporali.
Mai come prima d’ora, quindi, ve lo chiediamo: cosa ne pensate? L’intento nostro non era affatto quello di illuminarvi. Non abbiamo le risposte che probabilmente state cercando, né abbiamo ricomposto cronologicamente il racconto del gioco. Abbiamo detto la nostra su alcuni elementi e invitiamo voi a fare lo stesso nello spazio dedicato ai commenti.
Le emozioni che accompagnavano la serialità di Assassin’s Creed sono tornate, se questo sia un bene o un male ce lo dirà il futuro.
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