Prima ancora di iniziare la nostra analisi dopo qualche ora di gioco e diverse partite, parliamo subito dell’elefante nella stanza: Apex Legends non è Titanfall. È ambientato nello stesso universo, certo, e molti fan si sentiranno in un certo senso a casa, ma a conti fatti possiamo ritenerla una nuova IP.
A sorpresa, Respawn Entertainment ha debuttato oggi con questo modello di Battle Royale free to play, sorprendendo tutti soprattutto per il fatto di essere riuscito a mantenere segreto un progetto che ha alle spalle ben ventuno mesi di lavorazione. Per i dettagli in merito vi rimandiamo a questo articolo, mentre nelle prossime righe leggerete le prime impressioni a caldo scritte con le dita ancora contratte nell’atto di prendere la mira e sparare, e una necessaria riserva di caffè. Non esprimeremo un giudizio definitivo, è davvero troppo presto per esporsi con una posizione netta, ma è un inizio.
Sappiamo che per molti l’annuncio e il quasi contemporaneo lancio di un nuovo Battle Royale può tutt’al più provocare un’alzata di sopracciglio, soprattutto considerato che viene da uno degli studi EA – società che tende ad approcciare rapidamente tutti i generi e modelli di business che stanno dimostrando di avere enorme successo. Tuttavia non stiamo parlando di uno studio qualunque: il semplice fatto che Apex Legends sia nato dalle menti dei creatori di Titanfall, una delle serie più sorprendenti, con un’incredibile ricezione e i cui appassionati ancora chiedono giustizia dopo una gestione di Titanfall 2 quantomeno discutibile, lo rende un gioco pressoché impossibile da ignorare.
In un mercato dove Fortnite e PUBG la fanno da padroni per quanto riguarda il loro genere, viene naturale mettere in discussione che cosa permetta ad Apex Legends di distinguersi. Dopo una prima prova possiamo dire che, nonostante alcuni aspetti possano indubbiamente risultare familiari agli appassionati, il nuovo progetto di Respawn Entertainment si mostra divertente e unico a modo suo.
Cos'è dunque Apex Legends? In breve, un Battle Royale FPS a squadre da tre membri ciascuna in cui si sfidano sessanta giocatori in tutto e dove si prende il controllo di uno degli otto eroi, ciascuno con le rispettive abilità speciali. Se dovessimo cercare riferimenti altrove, siamo davanti a uno sparatutto in prima persona che combina elementi di titoli quali lo stesso Titanfall oppure Overwatch ma con un approccio simile alla modalità Blackout di Call of Duty: Black Ops 4, quando non lo stesso PUBG. Ciononostante limitandoci a un raffronto non renderemmo giustizia all’esperienza che di fatto offre.
Come ci si aspetta da un Battle Royale, Apex Legends segue la formula generale che ha reso il genere tanto popolare: un'immensa mappa lungo la quale muoversi per cercare armi ed equipaggiamenti utili a fare la differenza fra vita o morte in un’enorme battaglia campale dove il vincitore sarà l’ultima squadra a rimanere in piedi. Sebbene all’inizio possa apparire dispersivo, a ogni round la mappa si restringerà sempre di più costringendo anche i più cauti a un inevitabile contatto ravvicinato. Non soffermiamoci però sulle ovvietà e guardiamo alle vere peculiarità del gioco: anzitutto c’è una forte enfasi sulla cooperazione, dalla quale dipendono la sopravvivenza e la conseguente vittoria. Il solo modo per eradicare una squadra è eliminarne tutti e tre i componenti, in caso contrario ci sarà modo per i sopravvissuti di riportare in vita i compagni caduti – sì, persino quando questi sono eliminati de facto dal campo di battaglia. Se non si dovesse raggiungere in tempo un alleato per rianimarlo, al suo posto si verrà a creare una cassa contenente il suo equipaggiamento (a uso e consumo degli avversari) sul cui coperchio capeggerà il banner giocatore: raccogliendolo e portandolo in uno dei vari punti di respawn sparsi lungo la mappa si potrà richiamare in gioco il compagno caduto, il quale, sprovvisto di armi e difese, dovrà essere rapido a ricostruirsi un arsenale prima di tornare in mischia.
Siccome ne abbiamo parlato finora, ecco l’altro elemento importante di Apex Legends: i personaggi. Ce ne sono otto in totale, due di questi non sono utilizzabili fin da subito e devono essere sbloccati spendendo i necessari Token Leggenda o Monete Apex. Per citare alcuni esempi abbiamo Lifeline, un medico le cui abilità si basano sulla cura e sul rifornire gli alleati; Pathfinder, robot abile nell’uso di ganci che creano percorsi di fuga veloci; Bloodhound, un vero e proprio segugio (metaforicamente parlando) in grado di tracciare i nemici; Mirage può invece creare falsi cloni per depistare i nemici; o ancora Wraith, una donna che alla lontana ricorda lo stile ninja e crea portali per il teletrasporto.
Non dubitiamo che a fronte di queste descrizioni molti cercheranno il confronto con Overwatch e dobbiamo essere onesti, le somiglianze balzano all’occhio. Tuttavia a fare la differenza è l’approccio al combattimento: i personaggi di Apex Legends sono tutti allo stesso livello, nessuno appartiene a classi prestabilite sebbene in un certo senso le loro abilità li identifichino. Lifeline può usare un fucile a pompa al pari di quel colosso di Gibraltar, ma se non saranno in grado di far fruttare le loro capacità uniche in un calcolato gioco di squadra scegliendo l’azione solitaria, sono destinati a morire presto. Ed ecco che entra in scena uno dei punti più interessanti del gioco: la strategia. Mentre in altri giochi come Overwatch tattica e ruolo all’interno del team sono demandati al tipo di personaggio scelto, in Apex Legends sono le abilità a definire la direzione presa dalla partita. Non è davvero necessario avere un tank o un medico, poiché tutti possono difendersi con degli scudi e ripristinare le proprie vite, eppure al tempo stesso la loro presenza influenzerebbe senza dubbio la strategia da adottare.
In questo senso, Respawn Entertainment ha anche pensato a un sistema semplice ma molto pratico per favorire la comunicazione tra compagni: pur potendo discutere le vostre tattiche al microfono, gli sviluppatori hanno aggiunto il pin per rendere il passaggio di informazioni ancora più immediato. Ogni elemento di interesse può essere indicato ai compagni, da armi e munizioni fino alla presenza di un nemico, con un segnale simile al Ward di League of Legends. Utile nella frenesia dello scontro.
Un altro aspetto che distingue Apex Legends è il suo gameplay, dallo schema simile a quello visto nei titoli Titanfall. Da esperti di FPS, gli sviluppatori han fatto sì che i controlli siano ottimi, funzionali e responsivi, la triade perché chiunque si adatti senza problemi al genere. In aggiunta, la possibilità di scivolare e contestualmente guadagnare molta più velocità lungo percorsi scoscesi aggiunge una maggiore velocità al gameplay. Se amate gli FPS frenetici allora apprezzerete quanto fatto fino a qui.
Da ultimo, le armi. Assieme all’equipaggiamento difensivo le troviamo sparse lungo la mappa e si possono migliorare grazie all’incredibile quantità di accessori in cui potremo incappare, ognuno con un diverso livello di rarità dal quale dipende la sua efficacia: che sia un casco, uno scudo, un calcio, un mirino o tanto altro ancora, non c’è mai un momento in Apex Legends in cui possiamo ritenerci soddisfatti dell’arma in nostro possesso – troveremo sempre qualcosa di meglio, quel dettaglio in più che può far la differenza. Una ricerca infinita che ben si accompagna all’urgenza di sopravvivere.
Mentiremmo se dicessimo che non ci siamo divertiti nelle per ora poche ore spese su Apex Legends: questa nuova proposta di Respawn Entertainment presenta senza dubbio un profilo unico. Come abbiamo scritto all’inizio, lasciate perdere Titanfall, o almeno per come lo ricordate; il conflitto si è ormai concluso, i Titani non solcano più i campi di battaglia ma, l’ha insegnato bene Fallout, la guerra non cambia mai e le armi da fuoco echeggiano adesso come allora. Se l’indimenticabile campagna di Titanfall 2 ci ha insegnato che gli sviluppatori sono davvero in grado di tratteggiare personaggi ai quali ci saremmo affezionati in poche ore, Apex Legends conferma che non si è trattato soltanto di un colpo di fortuna. Il divertimento è assicurato in una lotta senza esclusione di colpi ma al tempo stesso costruita su fondamenta tattiche che vanno studiate, elaborate e testate di volta in volta. Non ci sono vie di mezzo con i Battle Royale, o si amano o si odiano, eppure in entrambi i casi non ci si può esimere dal metterli alla prova. Respawn Entertainment ha accolto questa sfida a braccia aperte dunque non ci rimane che augurarvi buona fortuna: ci ritroveremo sul campo, nelle Outlands
Respawn Entertainment è lo studio che si cela dietro allo sviluppo della serie Titanfall. Non possiamo che consigliarvi il secondo capitolo!