Siamo agli inizi degli anni ’90, siamo tornati da scuola, in TV c’è Bim Bum Bam, e finiamo di pasticciare nel mitico diario “Sottobanco” ignorando completamente i compiti per casa. A fatica, spegniamo la tele mentre era appena partita la sigla di Lupin, perché il nostro programma del pomeriggio prevede una sfida all’ultimo sangue con gli amici di sempre in sala giochi con Street Fighter II Turbo. Ma accade un miracolo: uno di loro dice al gruppo di amici che si è appena procurato una versione del mitico picchiaduro di casa Capcom tutta da giocare in salotto col suo inseparabile SNES (dalle nostre parti, banalmente conosciuto come Super Nintendo). Allora, siccome siamo quelli più fighi del gruppo, quelli col “computer” a casa con migliaia di giochi, quelli che avevano l’Amiga 500, macchina dalle infinite possibilità di gioco rispetto a tutti coloro che avevano uno SNES o un Mega Drive, corriamo dal nostro negoziante di fiducia per comprare il porting per la macchina di Commodore. Ma tornando a casa, inseriamo il primo dei cinque floppy disk del gioco e ci appare sul monitor questo messaggio che manda in fumo tutti i nostri buoni propositi giocosi:
You need chipmem up to 1024 Kbyte to run this program amiga 500.
Ma stiamo scherzando?!
Amiga 500, la macchina da gaming potente ma non troppo
Ecco, chi negli anni ‘90 possedeva un Amiga 500, con ogni probabilità avrà sperimentato il senso di frustrazione che abbiamo descritto poco sopra. Ma c’era una soluzione al problema.
La macchina di casa Commodore, nonostante avesse un parco titoli a dir poco impressionante di oltre 6000 giochi (!), tutti facilmente fruibili anche un po’ per colpa della pirateria dilagante e facilità di duplicazione dei floppy disk (ci basterà pronunciare X-Copy per sbloccare un ricordo ad alcuni di voi), per far girare alcuni titoli più esosi di risorse richiedeva un piccolo upgrade della RAM disponibile. Già, perché la memoria installata e gli accessi che la macchina eseguiva al floppy disk, non erano più sufficienti per eseguire il software nel momento in cui quest’ultimo risiedeva su più floppy.
Se non avete mai avuto la fortuna di provare in prima persona l’esperienza Amiga, sappiate che, a parte una manciata di tarde release su CD-Rom per l'Amiga 1200, quasi tutti i giochi furono distribuiti su dischetti floppy da 3,5 pollici, un involucro di forma quadrata in plastica dura che al suo interno ospitava il floppy, un disco magnetico rotondo anch’esso di plastica. Questi supporti offrivano una capacità da 880 Kb fino a un massimo di 1,76 MB (disponibili nel formato dei floppy disk HD).
Inutile dirvi che alcuni mostri sacri apparsi su Amiga 500 prevedevano 4 floppy disk e, in alcuni casi, superavano una decina di dischi!
Vi riportiamo alcuni degli esempi più eclatanti:
- Mortal Kombat II (4 floppy disk)
- The Secret of Monkey Island (4 floppy disk)
- FIFA International Soccer ‘94 (3 floppy disk)
- Civilization (4 floppy disk)
- Shadow Fighter (4 floppy disk)
- Super Street Fighter II Turbo (5 floppy disk)
- The Legend of Kyrandia (9 floppy disk)
- Indiana Jones and the Fate of Atlantis (11 floppy disk)
… e la lista potrebbe continuare a lungo, un elenco costellato da titoli imperdibili come avrete già potuto vedere da queste poche righe. Quindi, per rendervi l’idea, non appena il gioco in questione superava la soglia dei due dischi (in alcuni casi anche un solo disco), era necessario il fatidico upgrade. Una “espansione di memoria”, ovvero l’aggiunta di un banco di memoria RAM da 512Kb, che avrebbe portato il nostro Amiga da 512 Kb alla strabiliante capacità di 1MB.
Una differenza che oggi potrebbe sembrare insignificante, o addirittura qualcuno, leggendo questi numeri, potrebbe sorridere, ma più che suscitare ilarità, tutti dovremmo essere stupiti per le capacità di programmazione di alcuni sviluppatori.
Pensate solo che il leggendario Commodore 64 ospitava il mitico Turrican, lo sparatutto progettato e sviluppato quasi interamente da Manfred Trenz (poi uscito anche su Amiga e PC-DOS) in appena 64 Kb di “spazio”. Un autentico miracolo di programmazione avremmo detto all’epoca, ma anche oggi.
Il mitico oggetto in questione che ampliava la memoria del nostro A500, si andava a posizionare all’interno di uno specifico alloggiamento, ricavato nella parte sottostante della macchina. L’installazione della memoria, per i giovanissimi dell’epoca, viene ricordata come un’importante e delicata “operazione di ingegneria”: bastava aprire lo sportellino e inserire ad incastro la “cartuccia” metallica che conteneva la scheda di memoria aggiuntiva direttamente alla board dell’Amiga. Una vera faticaccia (anche se la parte più difficile era metter via le 200.000 lire per comprarla), ma le meraviglie che sarebbero state poi accessibili grazie all'upgrade ripagavano ogni sforzo.
La giostra dei floppy disk
Dopo aver ottenuto il nostro Amiga 500 “espanso”, e avuto accesso a tutti quei titoli da 4, 10 e forse anche una ventina di floppy disk, come potete ben intuire, si doveva far fronte a un altro problema che affliggeva alcuni titoli: la “giostra dei floppy disk”.
Proveremo a descrivervelo in breve con un esempio appropriato.
Stiamo picchiando duro col nostro fidato joystick (che ha visto mille e una riparazioni) in Mortal Kombat II, quando finalmente con Scorpion mettiamo al tappeto Sub-Zero e ci accingiamo a eseguire una spettacolare Fatality.
Il gioco però si blocca, ed ecco apparire sullo schermo un messaggio che ci chiede di inserire il Disco 2 per poter proseguire.
Noi, molto pazienti, estraiamo il disco 1 e inseriamo il 2. La lucina gialla sulla tastiera che indica la lettura del disco si illumina a intermittenza, accompagnata dal caratteristico suono della testina del drive. Ma non è finita qui. Adesso il sistema, per proseguire, ci chiede di inserire il disco 4.
Noi, ormai con pochissima pazienza rimasta ma ansiosi di macellare a dovere il povero Sub-Zero (che nel frattempo potrebbe pure essersi ripreso e fuggito a gambe levate…), obbediamo espellendo il disco 2 per inserire poi il 4. Ecco, se la memoria non ci inganna, questa “giostra” va ancora avanti per un altro passaggio simile, ma come potete ben capire, l’unico a subire gli effetti della Fatality è il giocatore stesso, stramazzato al suolo dall’attesa e dallo scambio continuo di floppy disk nell’unica unità drive.
Ecco, per arginare in parte questa odiosa pratica di switching dei dischi, occorreva dotarsi di un drive supplementare, o ancora meglio per eliminare del tutto il problema, acquistare l’inarrivabile Commodore A590, un’unità sidecar per l’A500, che ospitava al suo interno un controller per un hard disk già incluso con la stratosferica capacità di 20 MB e un ulteriore slot che ampliava fino a un massimo di 2 MB di AutoConfign Fast RAM.
Un upgrade di lusso che relegava a un lontano ricordo i limiti della RAM installata, permettendo l’utilizzo di software più complessi che vedevano l’A500 protagonista addirittura nelle sale di incisione e negli studi televisivi, ma soprattutto permetteva l’installazione su disco rigido dell’intero software che dapprima era ospitato su diversi dischi, oltre a aumentare notevolmente la velocità di esecuzione.
Ancora una volta il problema era risolto, e quel punto eravamo davvero i padroni dell’universo.
Un’evoluzione che non conosce limiti
Fino a questo momento abbiamo parlato di “limitazioni” della macchina Commodore. Ma erano davvero dei limiti?
Vedete, ciò che ha reso veramente memorabile l’Amiga 500 è stata proprio la possibilità di superare quegli ostacoli che di solito caratterizzavano i sistemi chiusi - come le console dell’epoca - e altri home computer. Con l’A500 invece non esistevano limiti, grazie alla natura della macchina fortemente improntata all’evoluzione continua e supportata da un vero Sistema Operativo (AmigaOS) con un’interfaccia grafica organizzata a finestre…e non stiamo parlando di Windows, ma del caro, vecchio Workbench, che già nel 1985, anno della sua comparsa sul mercato, si presentava molto più completo e funzionale del coetaneo sistema operativo di casa Microsoft. Poi la competenza e la visione fuori dal comune di alcuni team di sviluppo hanno fatto il resto, come The Bitmap Brothers, Psygnosis, Delphine Software, Dino Dini, Ocean Software, Elite, l’italianissima Simulmondo e molte altre.
In definitiva, l’A500 è una macchina che, spingendosi sempre oltre i suoi limiti, è riuscita a fare la storia dei videogiochi e più in generale dell’informatica. Non è un caso se l’azienda Retro Game Ltd. ha celebrato il mitico home computer mettendo in commercio una versione mini perfettamente funzionante: l’A500 Mini.
Oggi ci stiamo abituando alla fruizione prettamente digitale dei nostri giochi preferiti, installandoli nei dischi rigidi di PC e console (che sempre più spesso non prevedono un’unità ottica) scaricandoli direttamente dai server, mentre cartucce di silicio, CD-Rom, DVD e Blu-Ray, sono sempre meno richiesti al netto delle operazioni che fanno leva sul collezionismo. Eppure, se siamo proiettati al futuro con soluzioni di gaming in cloud come i servizi di Xbox Cloud Gaming, Playstation Plus (ex PS Now), Google Stadia, Amazon Luna e NVIDIA GeForce Now, lo dobbiamo anche a quella volontà di superare i limiti… grazie a 512Kb in più.