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Pro
- Comparto grafico restaurato con molta cura
- Colonna sonora di primo livello, capace di creare un’atmosfera unica
- I nuovi enigmi offrono un alto livello di sfida
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Contro
- Qualche animazione potrebbe essere limata
Il verdetto di Tom's Hardware
Informazioni sul prodotto

Amerzone
Il genere delle avventure grafiche, con tutta probabilità, è uno dei più singolari dell’intera industria del videogioco. Stiamo parlando di un filone che ha dato vita a esperienze d’ogni genere, che ancora oggi riescono a catturare il cuore di una nicchia (non così ridotta, in effetti) di appassionati da ogni parte del mondo: pochi, pochissimi altri generi sono infatti in grado di trascendere il tempo come giochi di questo tipo, e l’avventura di cui vi vogliamo parlare oggi ne è assoluta dimostrazione.
Stiamo parlando di Amerzone: The Explorer’s Legacy, che dopo anni ha finalmente ottenuto quel che meritava: un remake che riportasse in auge una vera e propria leggenda, rispettando e onorando la memoria del suo creatore Benoit Sokal. Ma andiamo con ordine, cominciando con un salto indietro fino al 1999…
Amerzone, un viaggio indimenticabile
Un’occhiata veloce alla fine dello scorso millennio, ci restituisce una panoramica ben chiara di quanto il mondo dei videogiochi fosse profondamente diverso da quello di oggi. Erano gli anni in cui grandissimi franchise come Tomb Raider, Metal Gear Solid, Silent Hill e molti altri stavano esplodendo e conquistando il mercato con un impatto rapido e stupefacente. Erano, però, anche gli anni dell’apparente declino di un genere che per tutti gli anni Novanta aveva regalato un capolavoro dopo l’altro: le avventure grafiche apparivano a molti come qualcosa di superato, che da troppo tempo stentava a rinnovarsi.
Seguire la stessa identica formula per anni, infatti, aveva funzionato fino a un certo punto… Ma ora serviva qualcosa di nuovo. Per sopravvivere, e continuare a dire la propria in un mondo in continua evoluzione. Tra i fautori di questa operazione di salvataggio troviamo Microids che, affidandosi alla mente geniale del fumettista Benoit Sokal, iniziò a ventilare l’idea di dar vita a un’esperienza di questo tipo.
Nacque qui un sodalizio che impreziosirà molte pagine della storia dei videogiochi, e senza il quale il mondo non avrebbe conosciuto tante opere oggi considerate fondamentali. Sokal era una mente brillante, noto al pubblico per l’irriverente serie a fumetti Inspector Canardo e che ora si trovava a una svolta: sarebbe stato in grado di trasporre tutto il suo estro nel mondo dei videogiochi? La risposta fu un sonoro sì, e Amerzone: The Explorer’s Legacy fu soltanto il primo passo.
Il gioco ci mette nei panni di un giovane reporter intento a fare la conoscenza di Alexandre Valembois: un uomo che negli anni Trenta viaggiò in lungo e in largo esplorando la misteriosa regione dell'Amerzone. Un luogo dove ebbe modo di entrare in contatto e integrarsi con la popolazione indigena, fino al tradimento: incuriosito da un rituale compiuto da una singolare specie di volatili, Valembois rubò un raro uovo di Uccello Bianco. Sessant’anni dopo l’uomo è ormai a fine vita e, desideroso di rimediare al suo errore, dà al nostro protagonista il compito di riportare l’uovo nel suo habitat naturale.
Passiamo però ora all’analisi vera e propria di questo Remake, partendo dal punto di vista tecnico. Il comparto grafico mostra un’attenta e accurata operazione di restauro, della quale il titolo aveva assolutamente bisogno: le nuove texture rendono giustizia a un’opera che già ai tempi riuscì a colpire anche da quel punto di vista, rivoluzionando il tutto senza però mancare di rispetto al prodotto originale. Una nuova versione che rende omaggio al gioco del 1999, regalando al contempo un’esperienza nuova e tutta da scoprire.
Una lettera d’amore agli appassionati, ma non solo
Amerzone Remake è dunque visivamente impressionante, e sono effettivamente pochi e di poco conto gli aspetti che forse avrebbero meritato più cura. Le animazioni dei personaggi ogni tanto appaiono come poco fluide, ma si tratta di difetti limitati che non vanno a oscurare la bontà dell’opera nel suo complesso.
A colpire è invece la fluidità degli spostamenti: nel restaurare il titolo il team ha voluto mantenere il gameplay originale, nel quale il movimento avveniva (e avviene) cliccando su un punto della mappa per spostarsi e raggiungerlo. Un punta e clicca in prima persona che allora stupì i videogiocatori, e che è lecito chiedersi se farà breccia anche nel cuore delle nuove generazioni: stiamo parlando di qualcosa di poco comune, che ad alcuni potrà apparire come una dinamica macchinosa.
Una menzione d’onore va fatta alla nuova colonna sonora magistralmente curata dal compositore Inon Zur, noto al pubblico per aver arrangiato tra le altre anche le musiche di alcuni capitoli della serie Fallout. Un accompagnamento di primo livello, perfetto per creare la giusta atmosfera e guidare il giocatore in un viaggio che merita di essere vissuto almeno una volta.
Il remake di Amerzone è inoltre impreziosito da nuovi puzzle, che regalano così un’esperienza se possibile ancora più ricca, e dalla possibilità di scegliere tra due difficoltà all’inizio: un’aggiunta che permetterà anche ai giocatori meno esperti, o semplicemente a chi desidera un livello di sfida minore, di vivere al 100% una delle migliori avventure grafiche di sempre.
Il nostro responso è dunque più che positivo: Amerzone è tornato e non potremmo esserne più felici, e questo remake è la dimostrazione di come operazioni del genere (se fatte a dovere) siano il modo migliore per preservare opere che hanno definito la storia dei videogiochi. Titoli come questo non possono e non devono finire nel dimenticatoio, e la speranza è che anche e soprattutto le nuove generazioni possano imbarcarsi in questo bellissimo viaggio. Allora, siete pronti a partire?