Ci spostiamo nel vasto e incredibile mondo dei videogiochi sportivi, e più nello specifico andremo a parlare di un gioco di calcio particolarmente apprezzato dai più nostalgici… E non solo. Ebbene sì: raccontare di un titolo del genere in questa rubrica è qualcosa di assai particolare, ma per un gioco immortale come Pro Evolution Soccer 6 un’eccezione è quantomai tollerabile. Iniziamo dunque con un salto indietro nel tempo di ben 16 anni, tornando all’indimenticabile estate del 2006…
Pro Evolution Soccer 6: solo una questione di ricordi?
9 luglio 2006: una data che molti, moltissimi di noi ricordano con un affetto e un’emozione incomparabili. Stiamo parlando del giorno della storica finale dei Mondiali 2006, quell’Italia-Francia che ha riportato gli Azzurri sul tetto del mondo dopo ben 24 anni. La partita dell’ormai celeberrima testata di Zidane a Materazzi, del rigore di Grosso, di Cannavaro che alza la Coppa: con tutta probabilità, insomma, si tratta per noi dell’evento sportivo più importante degli ultimi decenni.
Le conseguenze di quella vittoria furono incredibili, e in tutta la penisola si diffusero in breve tempo una passione e un attaccamento al calcio che, per varie ragioni purtroppo non legate direttamente al campo, si stava pian piano affievolendo. Quando arrivò Pro Evolution Soccer 6, insomma, l’animo degli appassionati era ancora caldissimo dopo quella grandissima cavalcata. Era l’ottobre del 2006, e i giocatori si preparavano “semplicemente” ad accogliere il nuovo PES. Ma le cose, stavolta, sarebbero andate in modo diverso.
L’uscita del gioco fu accolta con un entusiasmo incredibile, segnando in poco tempo un nuovo record di vendite per la serie. Nel giro di qualche mese Konami supererà le 5 milioni di unità vendute in tutto il mondo, una cifra davvero importante per quegli anni. Ma l’impatto del gioco fu soprattutto a livello culturale con un eco che, come vedremo, è possibile ammirare ancora oggi.
Parliamo però prima del gioco in sé e per sé, cosa rendeva PES 6 un titolo così speciale? Tra le diverse modalità presenti è impossibile non citare l’indimenticabile Master League, conosciuta in Italia come Campionato Master. È molto probabile che i nomi di Castolo, Minanda e Ximelez non dicano nulla a molti dei giocatori più giovani, rievocando in tutti gli altri ricordi dal sapore altamente nostalgico.
Nel Campionato Master potevamo infatti iniziare con quella che il buon Antonio Cassano definirebbe come una squadra di “scappati di casa”: giocatori fittizi e inizialmente senza identità, ai quali però saremo finiti con l’affezionarci in maniera incredibile. Facendo crescere il nostro team campionato dopo campionato, una partita alla volta, ci si trovava a vivere un’avventura unica nel suo genere. E il tutto con una semplicità davvero disarmante.
Dal punto di vista del gameplay siamo infatti di fronte a un prodotto capace di divertire e intrattenere, con un comparto tecnico non perfetto (e anzi, totalmente grezzo in alcuni frangenti) ma proprio per questo eccezionale. Pro Evolution Soccer 6 non era un simulatore di calcio, era un gioco di calcio. Non c’erano i mille tecnicismi e le mille tattiche che ogni titolo sportivo deve ormai presentare oggi, pena l’essere considerato spoglio e non al passo con i tempi: ciò che non mancava mai era una grande, grandissima dose di puro e spensierato divertimento. Senza limiti.
Su quest’ultimo punto potremmo spendere davvero tantissime parole. La personalizzazione di PES 6 non presentava infatti praticamente alcun limite: dai giocatori alle squadre fino ai campionati e a moltissime altre caratteristiche sì, si poteva smanettare in completa libertà pressoché su tutto. Senza dimenticare come in tutto ciò il gioco stesso ci invitava a non prenderlo (e a non prenderci) troppo sul serio: volendo, si poteva persino organizzare una partita tra struzzi e pinguini. Sì, davvero.
Stiamo parlando di tutta una serie di elementi capaci di strappare almeno un sorriso a chi questo gioco l’ha vissuto, ma non si tratta solo ed esclusivamente di ricordi. Quel che è rimasto di PES 6 va infatti oltre alla semplice memoria: a conti fatti, forse nessun gioco di calcio è mai riuscito a colpire i giocatori in questa maniera. Un successo probabilmente dovuto in parte a quel grande cammino dei Mondiali 2006, ma che portò Konami a scrivere una pagina molto importante della storia dell’intero medium videoludico. Anche e soprattutto negli anni a venire.
L’eredità di Pro Evolution Soccer 6
Tornando a quei tempi, una delle discriminanti che portava molti a scegliere FIFA al posto di PES era in realtà un elemento molto semplice: il realismo, figlio sia di un motore di gioco sotto certi versi più avanzato che di un’enorme quantità di licenze ufficiali. Sotto questo punto di vista Konami era indietro e non di poco, ma questo a molti appassionati non importava. Giocare con il London FC e non con il Chelsea, o vedendo il derby argentino Boca-River diventare Patagonia-Pampas non andava a limitare il divertimento. Tutt’altro.
Rivedendo oggi il gioco si notano poi tutta una serie di imperfezioni e addirittura degli errori di battitura che… Non fanno altro che strappare un sorriso. Un esempio? Date un’occhiata qui sotto, si tratta di una delle prime schermate ad apparire all’avvio del gioco.
Il lascito di Pro Evolution Soccer 6 è qualcosa che, per queste per altre decine di ragioni, riesce ancora oggi a lasciare qualcosa nel cuore dei giocatori. Poche opere sono riuscite a condizionare così tanto un’intera generazione, tanto da spingere gli appassionati a continuare a divertirsi ancora e ancora con quel gioco così spettacolare. E non solo.
Già perché il titolo può vantare ancora oggi una community viva e quantomai attiva, che ogni anno pubblica decine di patch e mod tese ad aggiornare rose, campionati e intere modalità di gioco. Ce ne sono davvero tantissime e per tutti i gusti, dalle più folli ad alcune pensate solo ed esclusivamente per rendere PES 6 un’esperienza ancora più immortale. Senza dimenticare che, attraverso server dedicati non ufficiali, è addirittura ancora possibile sfidare online giocatori da ogni parte del mondo.
Cosa significa tutto questo? A parere di chi vi scrive solo una cosa: Pro Evolution Soccer 6 è qualcosa che va oltre il semplice videogioco di calcio, e questi aggiornamenti nati spontaneamente da piccoli o grandi gruppi di giocatori non sono che enormi dimostrazioni d’affetto. La gente ha amato, ama e continuerà ad amare questo gioco e la sua fantastica eredità.
Se è vero che pochi, pochissimi giochi di calcio hanno avuto un impatto del genere, va comunque detto che non sappiamo dove ci porterà il futuro. La situazione attuale non è certo delle più rosee, con la separazione tra FIFA ed Electronic Arts (praticamente la fine di un’era) e Konami attualmente al lavoro per rendere creare un’esperienza di gioco degna di questo nome. Con eFootball 2023 l’azienda nipponica ha sì fatto qualche passo avanti, ma i fasti del passato sembrano ben lontani dall’essere raggiunti.
PES 6 è forse un punto troppo elevato a cui puntare, ma sarebbe proprio ciò di cui questo genere ha bisogno al momento. Chissà che progetti come UFL non riescano a portare una ventata d’aria fresca, o che FIFA ed eFootball si rivelino in grado di rivoluzionare ancora gli standard a cui ormai siamo fin troppo abituati. Solo il tempo ce lo dirà ma nel frattempo c’è solo una cosa che vi invitiamo a fare: accendere il PC o la vostra vecchia console e rispolverare, ancora una volta, quello che è ancora oggi uno dei giochi di calcio più belli di sempre. Allora, siete pronti a scendere in campo?