Bentornati ad un nuovo episodio della rubrica di Game Division dedicata a tutti quei titoli che, per le ragioni più svariate, non sono mai riusciti a rimanere nel cuore degli appassionati. Dopo avervi raccontato la storia di Max Payne, un capolavoro indiscusso di cui purtroppo si sono perse le tracce, oggi vogliamo cambiare completamente tono e genere.
Il titolo che andremo a trattare oggi è infatti molto più recente, appartenendo all’ormai quasi conclusa generazione di console: stiamo parlando Until Dawn, esclusiva PlayStation4 uscita nell’agosto 2015. Sviluppato da Supermassive Games e pensato come uno dei titoli più importanti offerti dalla console di casa Sony, il gioco è riuscito a ritagliarsi un discreto consenso tra critica e pubblico senza, però, riuscire a raggiungere lo status di capolavoro. E alla luce delle grandi premesse, che andremo ora ad analizzare insieme, è quantomai evidente come si tratti di un prodotto che ha lasciato dietro di sé non pochi rimpianti. Ma facciamo un passo indietro di ben otto anni, fino alla Gamescom 2012…
Until Dawn, chi sopravviverà fino all'alba?
Dopo due anni di sviluppo preliminare, Until Dawn si mostra al pubblico durante la kermesse tedesca del 2012 raccogliendo sin da subito un forte interesse da parte di pubblico e stampa specializzata. Pensato da Sony come un’esclusiva per la nuova Playstation 4, in arrivo un anno dopo l’annuncio, il titolo vede in veste di sviluppatore lo studio Supermassive Games: realtà inglese fino a quel momento (poco) nota, al lavoro in passato sui DLC di Little Big Planet e sulla rimasterizzazione di Killzone.
Come direttore creativo viene scelto Will Byles affiancato dallo scrittore Larry Fessenden, che da grande amante del genere horror/slasher inizia subito a canalizzare la sua passione in questa nuova, curiosa opera. In pochi sanno che inizialmente Until Dawn era pensato come titolo di punta per sfruttare al massimo PlayStation Move, e che solo in un secondo momento verrà riadattato per essere giocato con il più “classico” DualShock 4.
A fare da contorno al tutto troviamo un cast di attori davvero ben costruito, con alcuni volti già noti al grande pubblico come Hayden Panettiere (Heroes, Nashville) e Rami Malek (Mr. Robot e, in seguito, Premio Oscar per Bohemian Rhapsody) a prestare voci e aspetto ai protagonisti del gioco. Until Dawn uscirà, come detto, a fine agosto 2015: il primo impatto ci restituisce un ottimo riscontro da parte di pubblico e critica, con risultati di vendite anche oltre alle attese.
Il titolo di Supermassive ci mette nei panni di otto ragazzi che, dopo la misteriosa morte di due loro amiche un anno prima, si riuniscono nel luogo del misfatto per provare a dimenticarsi di quanto successo. Josh Washington, padrone di casa e fratello delle due vittime, invita dunque tutti gli amici nella sua casa di montagna per trascorrere qualche giorno in compagnia. Tutti inconsapevoli del fatto che sta per succedere qualcosa che sconvolgerà, un’altra volta, le loro vite.
Caratteristica principale del gioco sarà la presenza dell’effetto farfalla: ad ogni azione, insomma, corrisponderà una reazione. Sarà dunque fondamentale curare i rapporti tra i vari personaggi, ognuno con il suo carattere e con un proprio passato, in quanto una relazione incrinata potrà avere effetti disastrosi sul proseguo dell’intera storia. Allo stesso tempo il giocatore dovrà prestare molta attenzione alle varie decisioni che si troverà a prendere durante l’avventura, conscio del fatto che le cose possono cambiare da un momento all’altro. La dinamica del butterfly effect è qui strutturata in maniera davvero molto interessante, dando al giocatore la sensazione di essere realmente immerso nella storia e di poterla modificare (quasi) a proprio piacimento.
Until Dawn, come ogni opera dalle tinte horror che si rispetti, è poi caratterizzato da un’atmosfera costruita in maniera magistrale. Un lavoro svolto con cura in tutti gli aspetti che definiscono l’intero scenario, dalla colonna sonora – composta da Jason Graves e fortemente ispirata ai lavori di John Carpenter – fino alla scelta di ambientazioni e illuminazione. Quest’ultima, va però detto, non si dimostra sempre all’altezza: in alcune sezioni di gioco, a onor del vero, sarà persino fin troppo buio rendendo tediose determinate porzioni di gameplay. L’esperienza offerta da Until Dawn, alla luce di tutto, resta in ogni caso meritevole di attenzione per tutti gli amanti del genere horror e non solo.
Un successo... A metà.
Nominato per diversi premi e trionfatore ai British Academy Games Awards, Until Dawn fu dunque un buon successo su tutti i livelli. Come mai, allora, parlarne in questa rubrica? Semplicemente perché, forse, avrebbe meritato un po’ di fortuna in più. Analizziamo più nello specifico quali sono quegli elementi che, a prodotto finito, necessitavano forse di più attenzione.
In primis in molti ritengono che l’audio, nonostante il comparto sonoro di altissimo livello, sia uno degli elementi più problematici del titolo. Until Dawn, infatti, presenta un mixaggio sonoro non troppo rifinito: la sensazione è che forse il team di sviluppo abbia puntato intenzionalmente su una produzione del genere, tesa a creare ancor di più un certo tipo di atmosfera, ma che il risultato finale non riesca a trasmettere davvero quanto desiderato.
A questo va aggiunta una forte critica ad alcuni controlli, non sempre all’altezza e alquanto tediosi in alcune sequenze, e ad una sporadica linearità di fondo: spesso, infatti, il giocatore è praticamente costretto ad optare per alcune direzioni piuttosto che per altre. In diverse occasioni, infine, si ha quasi la sensazione che sceneggiatura e dialoghi nella seconda parte di gioco potessero essere curati meglio: un aspetto, in ogni caso, che non va ad intaccare la qualità del prodotto.
Until Dawn non è dunque un titolo perfetto e l’idea di un sequel, alla luce delle grandi risorse necessarie a concepirlo, fu inizialmente tralasciata in favore di altri progetti. L’anno seguente uscì uno spin-off non canonico, Rush of Blood, in esclusiva per PlayStation VR: titolo di genere rail shooter non particolarmente entusiasmante, ma in grado comunque di regalare qualche ora di divertimento. Nel 2017 troviamo invece The Inpatient, prequel concepito sempre per realtà virtuale, che riprende la storia sedici anni prima degli avvenimenti narrati in Until Dawn.
Di un sequel vero e proprio o di altri prodotti legati alla serie però, come detto, nessuna traccia. Eppure il gioco, al netto dei suoi difetti, è un'opera perfetta da giocare anche in compagnia grazie alla moltitudine di strade che è possibile prendere. Supermassive ha continuato il suo percorso lanciando, lo scorso anno, un titolo concettualmente simile a Until Dawn quale Man of Medan: pur non raggiungendo le vette del predecessore, quest'ultimo è comunque la conferma di come il team possa e voglia direzionare i suoi sforzi su prodotti di questa fattura.
In conclusione ci sentiamo dunque di consigliare Until Dawn a chiunque non l'avesse ancora provato, ma non soltanto: anche cinque anni dopo la sua uscita, il gioco è e rimane un prodotto di ottima fattura che non può mancare nella collezione di tutti gli utenti PlayStation. Oggi, peraltro, viene spesso offerto ad un prezzo davvero molto interessante: un'occasione da non perdere per (ri)vivere uno dei prodotti più particolari della corrente generazione di console. La parola passa ora a voi giocatori: avete già provato Until Dawn? E se sì, quali sono i vostri ricordi legati al titolo di Supermassive Games?
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