Bentornati ad un nuovo episodio di “Alla (ri)scoperta di…”, la rubrica con cui noi di Tom’s Hardware vogliamo portarvi a conoscere e ricordare alcuni dei titoli che hanno segnato la storia dei videogiochi. Diversamente dagli altri capitoli di questa nostra serie di approfondimenti, oggi non ci concentreremo su un titolo specifico ma su un’intera saga che molti di voi ricorderanno sicuramente con molto affetto: Silent Hill.
Questa serie, iniziata nel lontano 1999 con lo storico primo capitolo, è diventata col tempo un vero e proprio oggetto di culto soprattutto grazie alla forte simbologia presente in ogni gioco della saga. Si passa infatti da riferimenti religiosi più o meno espliciti a rappresentazioni del mistico e del soprannaturale: tematiche forti che si prestano perfettamente a prodotti di tal genere.
Forte di uno zoccolo duro di appassionati, Silent Hill può vantare otto capitoli canonici, sei spin-off, due adattamenti cinematografici e una serie di libri e fumetti dedicati. Ma non perdiamoci in chiacchiere e tuffiamoci in questo viaggio alla scoperta di Silent Hill.
L’inizio: “Have you seen a little girl?”
Come già detto, il primo capitolo della serie esce nel 1999 come esclusiva PlayStation. Presentato quasi in sordina nel corso dell’E3 1998, il titolo sorprende sin da subito per l’atmosfera e per la capacità di tenere altissima la tensione nel corso di ogni scena. Parlando dell’atmosfera, va citata un’interessante curiosità: la nebbia presente nel gioco inizialmente non era prevista, fu inserita all’interno del gioco per nascondere le diverse limitazioni grafiche dovute alla ridotta potenza della prima PlayStation. Curioso è come la nebbia sia poi diventata un elemento costante e emblematico di Silent Hill.
Parlando della trama, impersoneremo Harry Mason: un padre che viene convinto dalla figlia adottiva Cheryl a visitare Silent Hill. Arrivati vicino alla città la fitta nebbia e una misteriosa sagoma in mezzo alla carreggiata causeranno un incidente, con Harry che si trova a dover cercare la figlia smarrita.
La ricerca sarà però l’inizio di un incubo, l’inizio di un viaggio all’interno di una città apparentemente disabitata nella quale il nostro protagonista – aiutato dalla poliziotta Cybil Bennet – verrà a conoscenza dell’Ordine, una setta religiosa responsabile delle vicessitudini che affronteremo nel corso della serie. L’Ordine adora le divinità dell’Otherworld (Oltremondo, ndt): una delle dimensioni alternative presenti nella cittadina di Silent Hill.
Una delle caratteristiche di tutti i giochi della serie canonica, è quella di offrire al giocatore diversi finali in base alle scelte effettuate nel corso del gioco. Altra costante presente in quasi tutti i titoli è la presenza del cosiddetto “Finale UFO”, nel quale il protagonista di turno si trova ad avere a che fare con degli extraterrestri: una sorta di divertente parodia che si distacca completamente dagli standard e dall’atmosfera del gioco.
I primi anni 2000: “In my restless dreams…”
Nel 2001 la saga passa alla nuova generazione di console e, come esclusiva PS2, esce Silent Hill 2: nell’anno che ha visto nascere capolavori come Devil May Cry, Max Payne, GTA III e Final Fantasy X ecco un'altra colonna portante nella storia dei videogiochi. Il titolo viene sin da subito apprezzato per la grande cura nel costruire l’atmosfera: un elemento che riesce a coinvolgere il giocatore trasmettendogli un sentimento di angoscia che, grazie ad una serie di scelte stilistiche e non solo, durerà dall’inizio alla fine del nostro viaggio.
Viaggio che ci vedrà nei panni di James Sunderland: un uomo rimasto vedovo da pochi anni che riceve, con sua sorpresa, una lettera dalla defunta moglie Mary che lo invita a raggiungerla nella città di Silent Hill. Inizia così un percorso che ci porterà a scavare nella mente del nostro protagonista, con un intimo viaggio di introspezione narrato con una maestria che ancora oggi riesce ad appassionare i giocatori più appassionati. Si tratta, a conti fatti, di uno dei prodotti di punta per un’intera generazione di videogiocatori, e che può contare su un gran numero di influenza cinematografiche (una su tutte, Lost Highways di David Lynch) e su una colonna sonora davvero eccezionale: grandissima opera del compositore giapponese Akira Yamaoka, che ammireremo più volte nei diversi capitoli della saga. Debutta qui inoltre uno degli antagonisti più emblematici della serie, se non uno dei più iconici della storia dei videogiochi: Pyramid Head, creatura appartenente all’Otherworld la cui identità verrà rivelata man mano che ci avvicineremo verso la conclusione del nostro cammino.
Dopo un successo così imponente, ripetersi era l’impresa più ardua di tutte ma il Team Silent riuscì ad andarci molto vicino con Silent Hill 3: ambientato diciassette anni dopo il primo capitolo e uscito nel 2003 sempre su PlayStation 2. Qui vestiamo i panni di Heather, figlia adottiva di Harry Mason che si trova a dover affrontare i demoni del suo passato in un mondo minacciato da una misteriosa setta che conosceremo meglio con l’avanzare della nostra avventura.
Tante le curiosità legate al titolo, in primis una legata alla selezione della difficoltà. Selezionando “difficile” all’inizio della nostra avventura, ci troveremo di fronte ad enigmi davvero molto ostici, che richiederanno una cultura non indifferente per essere risolti: in una sezione, ad esempio, sarà necessaria una conoscenza perlomeno basilare delle opere di Shakespeare. Non mancano inoltre diverse citazioni allo scrittore Stephen King, oltre che una palese ispirazione dal film del 1990 Allucinazione Perversa, di Adrian Lyne. Silent Hill 3, inoltre, fu pensato dal team come la conclusione della serie, che proseguì però con un quarto capitolo…
La svolta: la stanza di Silent Hill 4
Dopo tre capitoli in grado di dar vita ad un universo capace di attirare decine di migliaia di appassionati da tutto il mondo, la saga tornò dopo appena un anno con un prodotto completamente rinnovato. Silent Hill 4: The Room si traduce infatti in un’esperienza completamente nuova rispetto a quanto visto finora e, da un certo punto di vista, rappresenta il maggior momento di sperimentazione all’interno della serie.
Il gioco ci mette nei panni di Henry Townshend, un giovane appassionato di fotografia che si è appena trasferito nel misterioso appartamento 302. Tutto sembra filare liscio fino a quando, ogni notte, il nostro protagonista si trova a fare sempre lo stesso incubo: da allora la porta della sua nuova casa rimane, senza apparente spiegazione, serrata da delle catene affiancate dalla scritta “Non uscire! – Walter”. Un foro nel muro di un’altra stanza permetterà a Henry di uscire, ma il mondo fuori dal suo appartamento non è come se lo ricordava…
La rivoluzione messa in atto da Silent Hill 4 sta nel gameplay, che in alcune sezioni ci proporrà una più immersiva visuale in prima persona per permetterci di esplorare al meglio ogni angolo della stanza 302. A differenza dei precedenti capitoli, si dà inoltre maggiore importanza al combattimento tralasciando un aspetto che aveva fin qui contraddistinto la serie: gli enigmi. Quest’ultima scelta a onor del vero ha fatto storcere e non poco il naso ai fan più affezionati, con alcuni di essi che accusano il gioco di non essere davvero Silent Hill.
Una scelta forse troppo azzardata dunque, ma che non influisce su quella che è la vera essenza della saga ovvero un’atmosfera sempre cupa e inquietante, che accompagna il giocatore durante tutto il suo viaggio in una delle esperienze di maggior impatto nella storia del filone survival horror. Fa qui inoltre la sua comparsa uno degli antagonisti meglio riusciti dell’intera serie: il serial killer Walter Sullivan, fanatico membro del Culto dell’Ordine la cui personalità disturbata conferisce al gioco quella tinta di inquietudine che rende il prodotto finale una vera perla da recuperare assolutamente.
Dopo tre anni di pausa nel 2007 la serie si arricchisce con Silent Hill: Origins, uscito inizialmente su PSP per poi approdare poco dopo anche su PlayStation 2. Ambientato nel 1976, il titolo è a tutti gli effetti prequel di tutti gli eventi narrati e ci mette nei panni del camionista Travis Grady: un uomo con un passato molto travagliato che incontrerà, lungo il suo cammino, tanti volti già noti agli appassionati della serie tra cui Lisa Garland, Alessa Gillespie e il Dr. Michael Kauffman. Un gradito ritorno al passato dunque, che è riuscito inoltre nell’intento di risvegliare nel pubblico l’amore per una serie che si stava avviando ad un lento declino. C’era dunque ancora tanto, tanto da raccontare…
Nuova generazione: Homecoming e Downpour
Annunciato inizialmente con il nome di Silent Hill V, Homecoming è il titolo con cui la serie approda finalmente anche sulle console di nuova generazione. Disponibile per PC, Xbox 360 e PlayStation 3 il gioco segue il viaggio di Alex Shepherd, un soldato di ritorno dalla guerra che si troverà di fronte ad un mondo completamente cambiato e, soprattutto, a dover indagare sulla misteriosa scomparsa del fratello.
Come di consueto, emerge anche qui la tematica del passato che ritorna: Alex ha un trascorso molto travagliato, che non smetterà di accompagnarlo durante tutto il suo viaggio. Il titolo tuttavia non riuscirà a soddisfare appieno gli appassionati, pur ricalcando le storiche atmosfere della saga e potendo contare su alcuni cameo non da poco.
Serviva un altro cambio di rotta che arrivò nel 2010 con Shattered Memories, che narra gli eventi del primissimo capitolo rivisitandoli dalla prospettiva del protagonista Harry nel raccontare i fatti ad uno psicoanalista. Qui, oltre ad incontrare tante vecchie conoscenze, i fan si sono trovati davanti ad un gameplay e a delle meccaniche mai viste in precedenza: non abbiamo armi o oggetti particolari, e in alcune sezioni del gioco non potremo che scappare. Il titolo uscì su PSP, PlayStation 2 e Nintendo Wii con la poco comprensibile scelta di non proporlo anche su PlayStation 3, console ormai al massimo del suo splendore.
A seguito di uno sviluppo molto travagliato che portò a diversi rinvii e ad un completo redesign del progetto, nel marzo 2012 esce Silent Hill: Downpour. La storia ci vede nei panni di Murphy Pendleton, carcerato che riesce a fuggire a seguito di un fortunoso incidente d’auto e che si imbatte nella misteriosa cittadina di Silent Hill.
A livello di atmosfera Downpour è forse il titolo, tra quelli più recenti, ad avvicinarsi di più al concetto di survival horror com’era concepito agli inizi di questo percorso. Un ritorno al passato che ha letteralmente spaccato in due il pubblico tra chi ha apprezzato il titolo in tutte le sue parti e chi accusa, invece, una riuscita generale non degna del nome Silent Hill.
Non poche critiche furono mosse al team di sviluppo, Vatra Games, reo di non aver dedicato all’aspetto tecnico la cura necessaria: il risultato finale, al netto del già citato sviluppo non esente da problematiche, presenta qualche imperfezione e diversi cali di frame rate che possono compromettere l’esperienza di gioco durante alcune sezioni. A ciò va aggiunta l’assenza dello storico compositore Akira Yamaoka, forse una delle figure più importanti all’interno dell’intera serie, rimpiazzato qui da Daniel Licht con la collaborazione del leader dei Korn Jonathan Davis: una soluzione che non tutti hanno apprezzato ma che, col senno di poi, riuscì comunque a rendere onore ad una delle saghe horror per antonomasia.
Quale futuro per Silent Hill?
Ad oggi non si hanno più notizie di un nuovo capitolo o di nuovi sviluppi per una delle saghe che hanno definito il mondo del gaming come lo conosciamo oggi. L’ultimo tentativo di riportare in auge il brand Silent Hill lo troviamo nel mese di agosto 2014, in quel della Gamescom di Colonia. Dobbiamo però fare un passo indietro fino al settembre 2012, quando Konami chiese a Hideo Kojima la sua disponibilità per dar vita ad un nuovo progetto legato alla serie: conclusi i lavori su Metal Gear Solid V, il game director più celebre al mondo diede vita ad una teaser demo davvero incredibile dal titolo P.T. (Playable Teaser).
Reso disponibile subito dopo l’evento a Colonia, questo breve ma intenso frammento di orrore riuscì a emozionare i fan da tutto il mondo che, finalmente, potevano sperare che questo nuovo Silent Hills – questo il nome del progetto – avrebbe costituito il grande ritorno che tutti desideravano: forte, inoltre, di partecipazioni illustri come quella dell’attore di The Walking Dead Norman Reedus e del regista Premio Oscar Guillermo Del Toro.
Poco dopo, però, successe l’irreparabile: il rapporto tra Kojima e la Konami si interruppe bruscamente, con tutta probabilità a seguito di diatribe legate allo sviluppo degli ultimi capitoli di Metal Gear Solid. Problematiche che si tradussero in primis con lo scioglimento di Kojima Productions, e in seguito con l’allontanamento del director stesso. Qualche mese dopo, inevitabilmente, venne ufficializzato ciò che tutti temevano: il progetto Silent Hills non avrebbe mai visto la luce, e la demo fu rimossa dallo store PlayStation ed è, ancora oggi, una vera e propria rarità.
Agli appassionati resta molto, moltissimo rammarico al solo pensiero di ciò che un progetto del genere sarebbe potuto diventare: non solo una definitiva rinascita per la saga, ma qualcosa in grado di lasciare un segno ancor più indelebile nella storia dei videogiochi. Secondo molti questo ha rappresentato, una volta per tutte, la fine di un brand glorioso come Silent Hill: un brand che ha dato tanto ai giocatori e che oggi non sembra più rientrare nei piani di Konami.
Un vero peccato, soprattutto considerando l’enorme retaggio che ancora oggi possiamo ammirare in numerose opere horror contemporanee: Silent Hill, da questo punto di vista, non morirà mai. Vi lasciamo, come sempre, invitandovi a raccontarci la vostra esperienza: quali sono i vostri ricordi legati a Silent Hill?
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