Alla (ri)scoperta di… Quantum Break!

Quantum Break è stato uno dei titoli più sottovalutati della scorsa generazione, ve lo ricordate? Non troppo? Riscopriamolo insieme!

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a cura di Michele Pintaudi

Editor

E rieccoci con un nuovo episodio della rubrica con cui noi di Game Division vogliamo, spinti da un pizzico di nostalgia o semplicemente ispirati dagli ultimi titoli a cui abbiamo giocato, raccontarvi di quei giochi che per un motivo o per l’altro sono un po’ finiti nel dimenticatoio. Poco fa vi abbiamo parlato di Bully, una piccola grande perla targata Rockstar Games che purtroppo ha fatto perdere le proprie tracce ormai da qualche anno.

Oggi cambiamo completamente genere con un titolo che chi vi scrive ha - colpevolmente - recuperato solo poche settimane fa, dopo aver rimandato per anni e anni l’inizio di quella che è stata un’esperienza davvero molto, molto particolare. Stiamo parlando di Quantum Break, titolo targato Remedy Entertainment uscito nell’aprile 2016 e con tutta probabilità tra i videogiochi più sottovalutati della scorsa generazione. Un prodotto passato sotto traccia che avrebbe meritato molta più fortuna, e al quale oggi vogliamo dedicare qualche riga nella speranza di spingervi a dargli una seconda chance… Pronti?

Quantum Break: viaggi nel tempo, Christopher Nolan e tanto altro.

Partiamo con un salto indietro di qualche anno, per tornare esattamente al 2010: Remedy Entertainment pubblica Alan Wake, un’avventura che ancora oggi riesce a lasciare a bocca aperta i fortunati videogiocatori. Nonostante risultati appena discreti in termini di vendite, il gioco riuscì a consolidare l’immagine dello studio all’interno di un’industria in continua evoluzione: Remedy non era più “solo” la software house che aveva creato Max Payne, ma era realmente molto di più.

Come accade in questi casi il pubblico, smaltita l’eccitazione per la novità, ha subito iniziato a chiedere dell’altro: Sam Lake e soci erano però pronti, e il concept per un sequel diretto era già in lavorazione da qualche tempo. Dopo sei mesi di lavoro il team presentò a Microsoft, coinvolta in qualità di publisher, un prototipo giocabile che raccolse un buon responso: ciò nonostante, il colosso americano decise che forse era meglio puntare su una IP del tutto nuova, e Remedy impiegò quanto realizzato per dar vita all’espansione Alan Wake: American Nightmare.

Nel dar vita a qualcosa di nuovo il team aveva un obiettivo ben chiaro, ovvero alzare ulteriormente l’asticella sotto diversi aspetti con un prodotto mai visto prima d’allora. Un esperimento, sotto certi punti di vista, dove il giocatore avrebbe potuto assistere a una convergenza tra il medium videoludico e qualcos’altro. Una serie TV, ad esempio.

Il progetto coinvolse nomi di spessore come quello di Greg Louden, Premio Oscar per gli effetti speciali di Gravity, e del regista televisivo Ben Ketai… Ma non solo! Servivano attori e Sam Lake riuscì a rendere parte del progetto due interpreti d’eccezione come Aidan Gillen e Lance Reddick, riuniti anni dopo aver condiviso il piccolo schermo con The Wire. Il progetto entrò in pre-produzione nel 2011, per essere annunciato un paio d’anni dopo con il titolo di Quantum Break. Il gioco sarebbe stato un’esclusiva Xbox One, una console della quale puntava a sfruttare al massimo le potenzialità da ogni punto di vista, e nell’aprile 2016 arriverà finalmente il tanto atteso debutto. Sarà riuscita Remedy a ripetersi, e magari a superarsi, dopo quanto ammirato con Alan Wake?

Quantum Break ci mette nei panni di Jack Joyce a seguito di un esperimento con esiti disastrosi, che l’ha reso capace di controllare il tempo in un mondo ormai irreversibilmente segnato da continui disturbi allo spazio-tempo. A fare da contorno troviamo la presenza della Monarch Solutions: una società fondata da Paul Seréne, amico del nostro protagonista e anch’egli in grado di controllare il tempo, intenzionata a fermare Jack nel suo tentativo di risolvere le cose. Un incipit davvero interessante insomma, con una sceneggiatura fortemente influenzata da titoli come Inception, Interstellar e The Matrix. Le premesse erano dunque molto buone, ma purtroppo le cose non sempre vanno come previsto…

Quantum Break: un esperimento riuscito a metà?

Per quanto possa piacere o meno, è un dato di fatto che Quantum Break sia stato un videogioco che è impossibile non definire quantomeno innovativo. A livello di gameplay siamo di fronte a un prodotto solido, dallo stile e dalle dinamiche consolidate ma allo stesso tempo capaci di coinvolgere e intrattenere su tutta la linea.

Il tema dei viaggi nel tempo è qualcosa che troppo spesso troviamo pesantemente inflazionato in diverse opere appartenenti al filone della pop culture, ma il titolo targato Remedy riesce effettivamente a differenziarsi grazie a tanti piccoli accorgimenti. L’esperienza di gioco è infatti realmente immersiva, con il nostro protagonista che avanzando nell’avventura ottiene sempre più potenziamenti e tecniche da sfruttare in combattimento e non solo. Un aspetto questo che rende Quantum Break un gioco dinamico e in continua evoluzione: difficilmente il gameplay finirà con l’annoiare il giocatore, specie se unito a un comparto narrativo che non smette mai di tenere sulle spine con colpi di scena improvvisi e inaspettati.

Al termine di ogni atto - sono cinque quelli che compongono l’avventura - troveremo poi un cambio di prospettiva, nel quale indosseremo i panni di Paul Seréne e dovremo prendere una decisione cruciale per il proseguo della storia. Scelte binarie, con tante sfaccettature da considerare e che il giocatore potrà valutare in anticipo potendo in effetti vedere cosa accadrà in futuro. A fare da contorno al tutto troviamo, come anticipato, una vera e propria serie televisiva: quattro episodi da venti minuti l’uno, che vanno ad ampliare la storia del gioco e nei quali ritorneranno le decisioni prese nei crocevia d’intermezzo. Un’integrazione davvero ben realizzata, con un risultato finale all’altezza delle aspettative e che riesce a tenere comunque molto alto il livello del prodotto.

Tutto ciò non fu però (del tutto) sufficiente: l’opinione di critica e pubblico su Quantum Break è ancora oggi divisa, sostanza tra chi l’ha adorato e chi lo considera un prodotto poco più che mediocre. I motivi sono un level design a parer di molti non all’altezza, con sezioni fin troppo ripetitive e tanti elementi che sanno di “già visto”. Oggetto delle critiche fu anche l’esperimento compiuto con la serie TV, secondo alcuni poco più di un inutile esercizio di stile fine a sé stesso.

Le vendite furono discrete ma, a distanza di qualche anno, è a tutti gli effetti molto difficile che Remedy riprenda in mano il gioco per dar vita a un sequel che a dirla tutta potrebbe essere molto interessante: non sarebbe forse un’ottima occasione anche per far cambiare idea al pubblico, correggendo ciò che non ha funzionato nel primo capitolo? Con il successo di Control e l’annuncio di Alan Wake 2, un seguito di Quantum Break sembra qualcosa di remoto se non addirittura di impossibile.

Un vero peccato soprattutto per l’enorme potenziale che il gioco mostra in moltissime sue sezioni, ma va detto che si è comunque trattato di un progetto utile a Sam Lake e soci per affinare sempre di più tutte quelle caratteristiche che rendono Remedy uno studio di primissimo ordine. Quello che vi possiamo consigliare, in conclusione, è di dare una seconda possibilità a Quantum Break: lo trovate incluso nell’abbonamento Xbox Game Pass, pronto per essere (ri)scoperto dai giocatori di tutto il mondo. La parola passa infine a voi: avete ricordi o esperienze particolari legate all’avventura di Jack Joyce? Raccontateceli nei commenti, e alla prossima!

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