Ci sono titoli che, per un motivo o per tanti altri, non riescono a lasciare quel segno che (forse) meriterebbero nella storia dei videogiochi. Prodotti magari non perfetti, e che proprio con qualche attenzione in più sarebbero probabilmente stati in grado di raggiungere lo status di capolavori. Di esempi potremmo citarne a decine e decine, e sono tanti quelli di cui vi abbiamo raccontato negli anni all'interno di questa rubrica.
Oggi vi vogliamo parlare dell'opera prima di David Cage, autore di titoli come Fahrenheit e Heavy Rain, e di come abbia quasi sconvolto l'intera concezione alle spalle del medium videoludico. Già, quasi. Omikron: The Nomad Soul é infatti un gioco che in molti nemmeno conoscono ma che, a distanza di anni, rappresenta ancora e comunque un momento importante per tutta una serie di motivi. Iniziamo come di consueto con un passo indietro, tornando nella seconda metà degli anni Novanta...
Omikron: un po' Blade Runner, ma con David Bowie
Il titolo di questo paragrafo vuole ovviamente esasperare quella che è stata la concezione di Omikron: The Nomad Soul, un titolo che come vedremo ha forse peccato un po' troppo di ambizione perdendo di vista diversi aspetti ben più importanti. Ma iniziamo dal principio. Un piccolo salto nel tempo ci porta a conoscere David De Gruttola, abile designer francese che si sta da poco affacciando all'industria del videogioco: un giovane con tante idee e altrettanta voglia di fare, e che decide dunque di fare vita al suo studio di sviluppo. Nasce così Quantic Dream e il suo fondatore, che subito dopo inizierà a farsi conoscere con il nome d'arte David Cage, comincerà subito a cercare finanziatori per un suo primo progetto tutto da scoprire.
Sarà Eidos a puntare forte su di lui, fornendogli tutte le risorse necessarie per dare vita a quello che diventerà Omikron: The Nomad Soul. Da un piccolissimo studio composto solo da una scrivania, il progetto si espande in maniera sempre più importante finendo col poter contare su budget davvero non indifferenti. Il setting dell'opera non sarà nulla di particolarmente innovativo o di mai visto prima, ma la concezione alla base mirava a portare qualcosa di realmente diverso nel modo di percepire il videogioco.
Omikron ci mette nei panni di... Noi stessi. Già, l'utente verrà introdotto al mondo di gioco da un'entità che lo informerà su quanto appena accaduto: abbiamo appena preso il controllo del corpo di quest'ultima, che scopriremo essere un agente di polizia di nome Kay'l 669. Siamo in un futuro dove la tecnologia è divenuta parte centrale della vita dell'essere umano, e ci troveremo catapultati nell'enorme e sfaccettata città di Omikron: un luogo ricco di angoli da scoprire dove il nostro protagonista si troverà, suo malgrado, a indagare su una serie di efferati omicidi. In seguito si scopriranno particolari sempre più interessanti, come la presenza di una forte propaganda di uno stato che vuole affermarsi come regime (con una concezione molto orwelliana che, siamo certi, sarà apprezzata dagli amanti dell'autore britannico) e l'esistenza di un oscuro culto dalla radici avvolte nel mistero.
Le influenze di Omikron: The Nomad Soul sono ben chiare sin dalle primissime battute, e le ritroviamo in alcune delle opere più celebri e apprezzate del filone sci-fi. È evidente una forte ispirazione da Blade Runner, senza tralasciare diversi rimandi a Dune e a pellicole come Brazil di Terry Gilliam. E sì, c'è anche David Bowie. La collaborazione tra David Cage e quella che è stata una delle più grandi icone della storia della musica nasce in modo molto particolare, ed è lo stesso autore francese a ricordarla con piacere in un'intervista a noi rilasciata qualche anno fa. Dopo aver sentito la traccia "The Heart's Filthy Lesson", tratta dall'album 1.Outside del 1995, Cage rimase impressionato dalla potenza delle melodie e del messaggio che la canzone trasmetteva in ogni nota. Un fattore questo tale da ispirarlo in tutta la fase di stesura della sceneggiatura, e addirittura di tentare di chiedere allo stesso Bowie di collaborare in questo nuovo e ambizioso progetto.
Contro ogni previsione, quest'ultimo accettò e i due si trovarono spesso a trascorrere intere giornate in pieno processo creativo nel cercare di dar vita a qualcosa di davvero, ma davvero fuori dagli schemi. David Bowie sarà presente in Omikron come personaggio non giocabile, nei panni di un musicista sovversivo appartenente a un gruppo di ribelli, ma anche in alcune tracce della colonna sonora (sia con alcune originali che con altre riadattate dall'album "...hours"). Non male, vero?
Omikron: quasi un capolavoro?
Gli ingredienti per un successo insomma c'erano tutti: un concept rivoluzionario, una colonna sonora d'eccezione e una serie di elementi studiati ad hoc per creare l'atmosfera giusta per l'avventura sci-fi definitiva. Ogni elemento sembrava perfetto per dar vita a un mosaico complessivo di primissimo livello, pensato per cambiare davvero le carte in tavola in un'industria da anni in continua evoluzione. Che cosa non ha funzionato?
Uscito nel 1997, Omikron fu immediatamente criticato da pubblico e stampa di settore per tante, troppe lacune sotto molti punti di vista. La prima di tutte era la mancanza di un vero e proprio focus: il gioco non appartiene infatti a un genere in particolare, ma risulta a conti fatti un mix eccessivo ed esasperato dal risultato finale abbastanza confusionario. A sequenze di esplorazione ne troveremo affiancate alcune di FPS, con elementi di gioco di ruolo e addirittura di picchiaduro peraltro realizzato in modo davvero approssimativo. Molte idee e tutte confuse insomma, per un prodotto incapace di trasmettere un messaggio ben preciso di qualunque tipo.
Anche a livello di trama, infatti, il gioco lascia molto a desiderare: troviamo sezioni riempitive e al contempo momenti fin troppo complessi, con diversi buchi nella storia a lasciare il giocatore spesso e volentieri interdetto di fronte a quanto narrato. Non manca poi qualche bug di troppo, soprattutto nelle sezioni dove il gioco diventa uno sparatutto in prima persona, a rendere l'esperienza addirittura frustrante in alcuni momenti: persino lato tecnico si ha la sensazione, insomma, che il budget e le risorse potessero essere impiegati meglio. A margine, aggiungiamo una piccola chicca per gli amanti del trash: per una troppo marcata produzione del suono o forse semplicemente per follia, nel gioco è presente la traccia che vi lasciamo di seguito. Un pezzo che, per molti, è la peggior canzone mai inserita in un videogioco.
Le vendite non furono particolarmente entusiasmanti e i progetti riguardanti un sequel di Omikron, inizialmente previsto per un rilascio già negli anni seguenti, finirono in breve tempo nel dimenticatoio. Quantic Dream si spostò dunque su altro, e con Fahrenheit prima e Heavy Rain in seguito si è poco alla volta costruita un'immagine ben chiara e definita all'interno dell'industria dei videogiochi.
Oggi viene difficile pensare a un ritorno in grande stile, anche e soprattutto per quello che il settore è diventato negli ultimi anni. Non si tratta certo di un mercato saturo, e non manca spazio né per la sperimentazione né per riproporre vecchi franchise in una veste magari rinnovata: ci sarebbe spazio anche per Omikron? Probabilmente no, ma in caso contrario Quantic Dream dovrebbe necessariamente ripartire da zero: non basterebbe ripresentare il medesimo gioco, ma andrebbe fatta una vera e propria operazione di restauro iniziando quasi dalle fondamenta.
Sappiamo bene che nel mondo dei videogiochi tutto è possibile, e solo il tempo di dirà se e quando questa folle idea vedrà mai la luce. Quel che vi invitiamo a fare nel lasciarvi è di dare comunque una chance a Omikron: The Nomad Soul, un titolo forse fin troppo ambizioso ma nelle cui imperfezioni è comunque possibile intravedere qualcosa di buono. Da un certo punto di vista siamo infatti di fronte a un'importante pagina della storia di questo medium, e la sensazione è che con un po' di attenzione (e di fortuna) in più oggi vi staremmo parlando di un capolavoro. Lo stesso David Cage ci ha riprovato, giusto pochi anni fa, con Detroit: un gioco anch'esso non perfetto ma che riesce, a suo modo, a lasciare un segno rievocando in maniera certamente più adatta quelle atmosfere a cui Omikron non è - purtroppo - riuscito ad arrivare. Se qualcuno di voi l'avesse già fatto, vi invitiamo a raccontarci nei commenti la vostra personalissima esperienza con questo titolo: si tratta davvero, ma davvero di un buco nell'acqua?