Ci sono titoli destinati, in un modo o nell’altro, a lasciare un ricordo indelebile nella memoria degli appassionati di videogiochi: giochi che, superando le mille prove del tempo, riescono ancora oggi ad affermarsi come esperienze ricche di fascino e meritevoli dell’attenzione del pubblico. Nell’ultimo episodio di questa rubrica, noi di Game Division vi abbiamo parlato di Warcraft III: vero e proprio capolavoro con cui Blizzard è stata capace di emozionare milioni di giocatori in tutto il mondo, e che a distanza di anni è e resta uno dei migliori prodotto che l’industria videoludica abbia mai offerto.
In un panorama così ampio c’è spazio però anche per altri titoli, le cui potenzialità non sempre sono state accolte dal giusto responso da parte di pubblico e critica. L.A. Noire è uno di questi: un capolavoro non del tutto compreso con cui il defunto studio australiano Team Bondi provò a scuotere dalle fondamenta un settore che, nonostante la continua evoluzione, aveva necessariamente bisogno di qualcosa di nuovo.
L.A. Noire è infatti più di un semplice action-adventure: la complessità e la profondità delle sue dinamiche è infatti tutt’oggi qualcosa di impressionante, e la cui realizzazione ha di fatto impostato degli standard di produzione che spesso e volentieri sono ricorsi negli anni seguenti. Un gioco che avrebbe insomma meritato molto più successo, e che oggi ci accingiamo a (ri)scoprire a nove anni dalla sua uscita. Per cominciare facciamo appunto un salto indietro nel tempo di qualche anno, fino al lontano 2006…
L.A. Noire: un’esclusiva PS3, anzi no!
Una nuova generazione di console stava per entrare nel vivo, con grandi uscite che promettevano di rivoluzionare un mercato pronto ad essere scosso dall’arrivo di tante, tantissime novità. Il 2006 fu un’annata d’oro, con titoli del calibro di Company of Heroes, Call of Duty 3 e l’indimenticabile Oblivion: in uno scenario del genere, l’annuncio di un nuovo titolo pubblicato da Rockstar Games riuscì ad catturare sin da subito l’attenzione di una grandissima fetta di pubblico.
Quel titolo era L.A. Noire, sviluppato dagli australiani di Team Bondi e pensato inizialmente come esclusiva per la nuova console di casa Sony: quella PlayStation 3 che stava raccogliendo quante più frecce possibili al proprio arco per sferrare un attacco diretto alla propria concorrenza. Il progetto era ambizioso, forse anche troppo per un team relativamente sconosciuto agli occhi del grande pubblico: un fattore questo che alimentò numerose voci di corridoio sin dai primissimi annunci, con la critica specializzata ad apparire quantomeno dubbiosa nei confronti del gioco.
Inizialmente prevista per il 2008 l’uscita di L.A. Noire fu soggetta a numerosi rinvii, il più clamoroso dei quali causato da un presunto taglio dei fondi da parte di Sony, dovuto all’inadempienza di Team Bondi nel rispettare determinate scadenze. Successivamente, Rockstar Games ufficializzerà quella che sarà finalmente la data di rilascio definitiva: il gioco approda sul mercato nel maggio 2011, non più come esclusiva PlayStation ma anche su Xbox e, nei mesi successivi, persino su Windows.
Lo sviluppo di L.A. Noire, come intuibile, fu dunque un processo laborioso e quantomai travagliato, e l’uscita del gioco fu per molti degli addetti ai lavori coinvolti una vera e propria liberazione: gli sforzi compiuti e le risorse impiegate furono decisamente elevati, ma finalmente il progetto era giunto al termine. Il gioco ci mette nei panni di Cole Phelps, giovane e ambizioso poliziotto impegnato in una lotta contro crimine e corruzione nella Los Angeles di metà anni Quaranta: la storia segue il percorso che lo vede farsi strada all’interno del dipartimento, in una città ricca di tutti gli strascichi del periodo del secondo dopoguerra.
Città che dal canto suo è ricostruita in maniera magistrale, riuscendo con tutta una serie di dettagliati elementi – dall’abbigliamento dei personaggi alle automobili, passando per una colonna sonora pressoché perfetta – a rievocare quell’atmosfera dolceamara che solo quegli anni sanno trasmettere. Chiari i riferimenti a opere come Gli Intoccabili e LA Confidential, film la cui ispirazione è altamente tangibile nel titolo targato Team Bondi. Il tutto sarà la cornice perfetta per le vicende del nostro protagonista che, assillato dai ricordi della guerra, si troverà a fare i conti con una serie di casi che metteranno in evidenza la dilagante corruzione del dipartimento di polizia.
A livello di gameplay L.A. Noire è un’avventura noir dalla struttura talvolta ripetitiva, ma senza ombra di dubbio ricca di sfaccettature che meritano di essere analizzate. Cole si troverà infatti ad indagare su una serie di misteriosi casi, più o meno connessi tra loro, ognuno dei quali presenterà un medesimo schema da seguire. Partendo da un’ispezione della scena del crimine, il nostro detective procederà raccogliendo prove e – qualora fosse necessario – utilizzandole negli interrogatori delle persone coinvolte.
Troviamo qui la dinamica che forse più di tutte risulta essere emblematica di L.A. Noire: il livello di dettaglio posto nello svolgimento degli interrogatori. Il giocatore dovrà infatti decidere quali domande fare e in che modo porle, studiando nei minimi particolari e provando a interpretare tono ed espressioni facciali di chi si trova di fronte. Così facendo, con una serie di scelte più o meno corrette, si giungerà alla risoluzione del caso o a un fallimento su tutta la linea: prestare attenzione ad ogni singola prova, e soprattutto a ciò che essa rappresenta, è dunque un elemento di fondamentale importanza.
L.A. Noire, un successo a metà?
Al momento dell’uscita di L.A. Noire la critica si trovò divisa su molti punti ma, nonostante tutto, concorde nel ritenere il gioco un ottimo esempio sotto diversi punti di vista. La precitata dinamica dell’interrogatorio è ancora oggi ammirevole in termini di realizzazione, mentre alcune scelte a lato tecnico furono criticate da una nutrita fetta di giocatori.
In molti si aspettavano infatti il classico titolo “alla Rockstar”, ricco di quell’azione e di quell’adrenalina tipica ad esempio di titoli come Grand Theft Auto. L.A. Noire era qualcosa di totalmente diverso, che adottava un approccio maggiormente narrativo sacrificando in buona parte quella componente tanto attesa da alcuni videogiocatori: l’errore fu, a posteriori, il comunicare in maniera non adatta ciò che il gioco sarebbe stato. In questo modo si sarebbero forse evitati tutti i fraintendimenti del caso, e di conseguenza L.A. Noire sarebbe probabilmente rimasto più a fondo nel cuore del pubblico.
Un’altra critica fu mossa all’eccessiva linearità del gioco, che a livello strutturale non presenta in effetti grossi scossoni durante tutta la sua durata. L’altra faccia della medaglia mostra però una trama avvincente e ricca di sfumature, capace di tenere il giocatore incollato allo schermo con una costruzione dell’impianto narrativo davvero molto interessante. Le battute finali del gioco inoltre valgono da sole gran parte dell’esperienza, e risultano ancora oggi un ottimo esempio di quanto un prodotto videoludico possa sconvolgere ed emozionare al pari di un’opera cinematografica.
L.A. Noire insomma non era un prodotto perfetto, ma di sicuro era ed è tutt’oggi un’esperienza che merita di essere vissuta almeno una volta. Le vendite non particolarmente entusiasmanti, unite a una serie di debiti accumulati durante i vari ritardi nella fase di sviluppo, portano Team Bondi alla chiusura nel 2011 a pochi mesi dall’uscita del gioco. A condire il tutto troviamo una serie di accuse, mosse da più dipendenti dello studio, che dichiararono di essere stati sottoposti a ripetuti cruch al fine di raggiungere gli esagerati obiettivi preposti.
Nel 2017, sei anni dopo l’uscita su PlayStation 3 e Xbox 360, il gioco viene ripubblicato in veste rinnovata anche su console di nuova generazione: il modo migliore, ad oggi, per riscoprire e rivivere l’avventura di Cole Phelps in tutte le sue sfaccettature. Ed è proprio così che noi di Game Division vi vogliamo lasciare oggi: invitandovi a dare a questa perla, da sempre fin troppo sottovalutata, la seconda occasione che certamente merita. La parola passa ora a voi: quali sono i vostri ricordi legati a L.A. Noire?
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