L’Agente 47, uno dei killer più spietati della storia dei videogiochi, sta per fare il suo ritorno con un titolo che promette di appassionare ancora una volta i fan storici e, al contempo, di attirare una nuova generazione di giocatori. Ebbene sì, manca davvero molto poco a Hitman 2: il nuovo episodio di una delle saghe che meglio hanno definito il genere stealth nel nuovo millennio arriverà, infatti, il prossimo 13 novembre e noi di Tom’s Hardware non vediamo l’ora!
Nel prepararci all’uscita di questo nuovo capitolo, abbiamo dunque deciso di dedicare un nuovo episodio di “Alla (ri)scoperta di…” a uno dei titoli più apprezzati dell’intera serie: Silent Assassin. A sedici anni dal suo debutto vogliamo quindi accompagnarvi in un viaggio per farvi rivivere uno dei titoli capaci di segnare, grazie a tutta una serie di fattori, una generazione di videogiocatori. Ma basta perderci in chiacchiere e andiamo subito al dunque, iniziamo facendo un passo indietro fino al 2000…
Siamo all’inizio del nuovo millennio, in un’annata particolarmente fiorente per il mercato del gaming con uscite del calibro di The Sims, Deus Ex, Diablo II e Crash Bash. Tra queste spicca un titolo diverso da ciò che si era visto fino a quel momento e, anche per questo, capace di ritagliarsi sin da subito una buona fetta di pubblico: stiamo parlando di Hitman: Codename 47, conosciuto in Italia anche come Hitman: Pagato per uccidere. Un gioco che nessuno avrebbe pensato essere l’inizio di una serie che si appresta, oggi, all’uscita del suo settimo capitolo.
Nonostante le ottime premesse il titolo era però, a conti fatti, un prodotto ancora fin troppo acerbo: le potenzialità erano enormi, ma il risultato finale era ben lontano dalla perfezione. Con l'annuncio di un sequel, previsto per il 2002, le aspettative per il nuovo progetto targato IO Interactive erano altissime: il secondo capitolo sarebbe riuscito ad alzare l’asticella, alla luce di quanto di buono si era visto? La risposta, molto semplicemente, fu un chiaro e sonoro sì.
Hitman 2: Silent Assassin ci riporta nei panni dell’Agente 47, quarantasettesimo clone di un progetto teso a creare il killer perfetto, che dopo gli eventi del capitolo precedente ha deciso di voltare pagina e di redimersi, trasferendosi in un convento nel Sud Italia per ritrovare la pace interiore. Pace che, per un sicario della sua fama, non durerà molto: un giorno infatti Padre Vittorio, il sacerdote che ha riportato il nostro protagonista sulla retta via, viene rapito da alcuni mafiosi della zona che esigono il pagamento di un riscatto di 500.000 dollari. 47 si rivolge allora alla sua vecchia agenzia, che accetta di aiutarlo a condizione di poter usufruire ancora dei suoi servigi: inizia dunque così la nostra avventura, alla ricerca di tutti i pezzi necessari a comporre un puzzle man mano sempre più complesso. Ventuno missioni, ventuno capitoli che ci porteranno in giro per il mondo dalla Russia all’Afghanistan passando per il Giappone, in un viaggio verso tutte le risposte che stiamo cercando.
Passiamo ora all’aspetto più “tecnico” del gioco, che rispetto al predecessore risulta maggiormente fluido nei controlli e in generale nel gameplay. Le novità introdotte, oltre ad un diverso sistema di gestione dell’armamentario, non sono molte ma rendono l’esperienza complessiva più godibile man mano che prenderemo la mano.
Nello specifico va fatta una menzione d’onore alla componente stealth, qui curata in maniera ancor più raffinata e che si presenta in maniera nettamente migliore rispetto a quanto visto in Codename 47. Ogni singola missione del gioco potrà essere affrontata sia in modo silenzioso e senza praticamente sparare colpi, sia optando per un approccio meno ortodosso ma stando comunque attenti a non allertare troppo la zona: in alcuni casi, infatti, se verremo avvistati nelle vicinanze dell’obiettivo scatterà immediatamente l’allarme e dovremo ricominciare da capo la nostra missione.
Il capitolo uno della serie fu uno dei primi videogiochi a adoperare la cosiddetta “fisica ragdoll”: un sistema in grado di rendere ciò che vediamo all’interno di un gioco, dalle animazioni ad ogni minimo movimento dei personaggi, non soltanto più realistico ma plausibile sotto ogni punto di vista. In Silent Assassin questa caratteristica si presenta ancora più curata, traducendosi in una maggiore immersività da parte del giocatore che si trova davanti ad una simulazione molto vicina al reale. Ovviamente tutto ciò va contestualizzato: ad oggi la fisica nei videogiochi ha fatto passi da gigante e siamo giunti ad un punto molto più avanzato rispetto a quanto visto in Hitman 2 che però, nel 2002, era una delle esperienze meglio realizzate in tal senso.
A livello grafico il gioco risulta davvero godibile, con un dettaglio generale in linea con le produzioni dell’epoca e con ambientazioni curate nei minimi dettagli. Una caratteristica questa che rende il gioco un’esperienza dall’ottima longevità: le location ampie e ben costruite del gioco permettono infatti di intraprendere tante strade diverse nel corso di una missione, ognuna delle quali può portarci (oppure no, bisogna prestare molta attenzione) fino al nostro obiettivo. Bene anche la caratterizzazione dei personaggi a partire dal nostro protagonista - doppiato in italiano dal buon Luca Bottale – che risulterà un assassino freddo e spietato ma, nonostante la sua natura di clone, anche umano.Una menzione d’onore la merita assolutamente la colonna sonora del gioco, figlia del gran lavoro del compositore danese Jesper Kyd e capace, con un sound orchestrale realizzato a dovere, di evocare l’atmosfera perfetta.
Come prevedibile per un titolo che tratta tematiche del genere, Hitman 2 fu oggetto di controversie non da poco legate all’uccisione di seguaci del Sikhismo (religione monoteista nata in India) presente nel gioco: una sezione che molti hanno visto come un richiamo al violento massacro dei Sikh del 1984, e che ha spinto Eidos a rilasciare in seguito una versione censurata del gioco.
Ad oggi Hitman 2: Silent Assassin è uno dei titoli più apprezzati della serie, capace di raccogliere il plauso congiunto di pubblico e critica e, a conti fatti, di lanciare la serie stessa verso un grande futuro. Tra film, titoli mobile e un nuovo capitolo in arrivo il prossimo 13 novembre, Hitman è infatti oggi uno dei prodotti più apprezzati dagli amanti del genere stealth. La speranza ovviamente è quella di continuare a vivere avventure del genere e, forte di un passato fatto di produzioni di livello come Silent Assassin, noi siamo certo che l’Agente 47 ha ancora tanto, tanto da raccontarci.
Vi lasciamo invitandovi a continuare a seguirci per altri articoli del genere e, soprattutto, a dirci la vostra: quale capitolo di Hitman è il vostro preferito?
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