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a cura di Michele Pintaudi

Editor

Ci sono titoli che, per un motivo o per l’altro, non riescono sempre a fare breccia nel cuore degli appassionati: videogiochi che, pur avendo tutte le carte in regola, godono di qualche momento di gloria prima di finire nel dimenticatoio. Dopo un ultimo episodio dove vi abbiamo raccontato la genesi di un capolavoro come Grim Fandango, in questa nuova puntata di “Alla (ri)scoperta di…” andremo a parlarvi di una serie che, dopo qualche anno passato sulla cresta dell’onda, ha ormai da troppo tempo fatto perdere le sue tracce.

Stiamo parlando di Guitar Hero, praticamente un’istituzione per i giocatori di qualche anno fa: una serie che, tra tanti alti e bassi, ha provato a rinnovarsi con risultati altalenanti che l’hanno portata oggi ad una situazione di stallo. Ma facciamo prima qualche passo indietro, tornando al lontano 2005…

Guitar Hero: l’era Harmonix.

Ammettendo sin da subito un’ampia ispirazione da GuitarFreaks di Konami – arcade game che aveva raccolto un enorme successo a partire dalla fine degli anni Novanta - Harmonix Music Systems lanciò sul mercato il primo capitolo di Guitar Hero: rhythm game fortemente influenzato dai primi lavori del team con tutte le carte in regola per rivoluzionare, almeno in parte, un genere che stava iniziando a imporsi anche nello scenario delle console casalinghe.

I giochi musicali, infatti, stavano vivendo un periodo di estrema fortuna a livello commerciale: da Dance Dance Revolution alla serie Singstar con i suoi numerosi spinoff, passando per l’ottimo Amplitude della stessa Harmonix. Il genere era insomma in un momento di grazia, e per emergere in uno scenario del genere serviva soltanto un elemento di differenziazione.

Un controller a forma di chitarra si era già visto a più riprese nell’arcade gaming, ma per quanto riguarda le console si trattava praticamente di una novità assoluta. Il rischio di un flop completo a livello commerciale c’era e non andava sottovalutato: i giocatori avrebbero accettato l’acquisto di qualcosa di così ingombrante e, data l’incertezza sul futuro del progetto, potenzialmente “usa e getta”?

La risposta fu un sonoro e gigantesco sì: Guitar Hero uscì nel novembre 2005 su PlayStation 2 e piattaforme arcade, e fu un successo su tutta la linea. Le vendite furono stupefacenti, così come il responso della critica che giudicò il titolo come uno dei migliori dell’anno. Si andò così a creare un franchise, che raggiungerà negli anni seguenti un valore di circa due miliardi di dollari, caratterizzato da elementi simili ma di grande impatto: un gameplay veloce e dinamico, una scelta cromatica e artistica coinvolgente unita alla possibilità di simulare nel modo più semplice possibile l’azione di suonare una chitarra.

A tutto ciò va aggiunta la possibilità di suonare alcuni tra i migliori brani della storia del rock ma non solo: sin dal primo capitolo della serie, troviamo la presenza di pezzi indimenticabili come Iron Man dei Black Sabbath, Smoke on the Water dei Deep Purple, Take Me Out dei Franz Ferdinand e molti altri, in una commistione di generi e generazioni assolutamente vincente.

L’enorme risonanza mediatica del gioco lo rese un vero e proprio fenomeno: tra i primi video di successo caricati su YouTube troviamo proprio gameplay e sfide dei primi Guitar Hero, capaci di diventare così un pezzo di cultura pop a tutti gli effetti. Tutto questo successo spinse alla pubblicazione di Guitar Hero II appena un anno dopo: i risultati furono anche qui incredibili, e il gioco risultò essere il quinto più venduto dell’intera annata nonché primo a essere distribuito anche su Xbox 360.

Con Guitar Hero: Rocks the 80s del 2007 – dove troviamo altri pezzi ad effetto di gruppi come Dio, Quiet Riot e Asia – si conclude la prima parte della storia del brand: Harmonix viene acquistata da MTV Games, e la serie passa in mano a Activision che assegna lo sviluppo di nuovi capitoli a Neversoft, nota al pubblico per aver reso famosa la serie Tony Hawk Pro Skater. Harmonix continuerà a lavorare su titoli del genere dando vita alla serie Rock Band, un concept molto simile a quello già visto che va ad aggiungere un nuovo attore all’interno di questo mercato.

Guitar Hero: ascesa e caduta.

Guitar Hero III: Legends of Rock, nuovo capitolo della serie sviluppato interamente da Neversoft, sarà un successo a metà. Se da una parte troviamo un enorme sforzo in termini di marketing da parte di Activision, che renderà il titolo uno dei più venduti dell’anno, dall’altro molti fan di vecchia data rimangono parzialmente delusi per quello che risulta a tratti un titolo prodotto con meno cura rispetto ai precedenti. In molti accusarono una scarsa attenzione nelle partiture dei tasti e una generale imprecisione nei controller, che peraltro si presentavano per la prima volta come chitarre completamente wireless.

Il gioco vendette comunque a livelli altissimi: nel 2011 si sono stimate vendite per la cifra rsono stimate vendite per la cifra record di 830.9 milioni di dollari. Legends of Rock ricevette inoltre un continuo supporto da parte di Activision, che mise a disposizione contenuti aggiuntivi dedicati a singoli gruppi musicali – tra cui Coldplay, Motorhead e Foo Fighters – in modo da arricchire ulteriormente l’esperienza di gioco.

Tra il 2008 e il 2010 troviamo tre titoli monotematici - dedicati alla musica degli Aerosmith, dei Metallica e dei Van Halen - e il debutto della serie sul mercato mobile e su Nintendo DS con Guitar Hero: On Tour. Quest’ultimo riuscì ad integrare nell’architettura portatile della console Nintendo la possibilità di connettere un apposito tastierino, progettato allo stesso modo di quello “classico” già visto su console casalinghe, riuscendo a simulare lo strumento musicale anche in questo frangente.

A rendere l’esperienza ancora più interessante troviamo l’aggiunta di vere rockstar che hanno scritto le pagine più importanti della storia della musica. In Guitar Hero World Tour troveremo la partecipazione “virtuale” di Billy Corgan, Sting, Ozzy, Jimi Hendrix e molti altri. La pubblicazione di Guitar Hero: Greatest Hits, espansione contenente alcune delle migliori tracce dai giochi precedenti, fu letta come un segnale della necessità di rinnovamento della formula di gioco.

Sebbene qualcosa fosse cambiato, ad esempio con l’introduzione del basso come visto in Rock Band, il modello alla base aveva bisogno di qualcosa di nuovo: nel 2009 ecco dunque arrivare DJ Hero, sviluppato da FreeStyleGames (oggi Ubisoft Leamington). Come suggerisce il titolo, il gioco mette l’utente nei panni di un disc jockey con l’obiettivo di destreggiarsi sulla propria console – il turntable diviene qui il “nuovo” controller principale – riproducendo mix esclusivi creati da artisti come DJ Shadow, Grandmaster Flash e Daft Punk.

Il costo eccessivo del controller, unito ad un pubblico che stava iniziando a non apprezzare questo tipo di formula, portarono ad un flop nelle vendite: la pubblicazione di un secondo capitolo l’anno seguente segnò la definitiva fine sul progetto, che Activision decise di accantonare a tempo indeterminato.

Nel frattempo Neversoft aveva lavorato su Guitar Hero 5: titolo che doveva segnare la definitiva riaffermazione della serie ma che, nonostante le buone recensioni e la presenza di rockstar come Kurt Cobain, Johnny Cash e Carlos Santana, vendette meno dei suoi predecessori e Warriors of Rock, uscito l’anno seguente, seguì la medesima tendenza.

Un ultimo tentativo di portare qualcosa di nuovo nella serie lo troviamo con Band Hero: espansione che andava ad aggiungere un controller a forma di batteria per poter simulare un vero e proprio complesso nel proprio salotto ma, come prevedibile, il costo della piattaforma era eccessivamente elevato per quello che sarebbe stato l’effettivo utilizzo. Dopo cinque anni di successi, insomma, la storia Guitar Hero si stava avvicinando verso una triste conclusione. L’inizio della nuova decade portò al licenziamento da parte di Activision del team Neversoft con la serie che venne dunque affidata ai newyorchesi di Vicarious Visions, già al lavoro sulle versioni Nintendo DS e Wii dell’ultimo capitolo.

Iniziò poi un periodo di pausa, teso perlopiù allo sviluppo di nuove idee: come si poteva (ri)creare il successo di una saga come Guitar Hero? Dopo una serie di rumor sempre più insistenti riguardanti la cessione del brand, nel 2015 è la volta di Guitar Hero Live: primo, e unico, capitolo uscito sulle console di questa generazione. Sviluppato da FreeStyleGames, il gioco introdusse poche novità alla formula già consolidata tra cui un’interfaccia rinnovata ma soprattutto la nuova Guitar Hero TV: un servizio che consentiva ai giocatori di condividere con altri da tutto il mondo le proprie performance, seguendo un modello simile a quello dei social network.

Il titolo fu accolto in maniera tiepida sia dalla critica che dai fan, con questi ultimi che addirittura avviarono una class action nel momento in cui Activision decise di chiudere il servizio GHTV. Il tutto si concluse con l’offerta, da parte dell’azienda, di un rimborso per tutti coloro che avevano acquistato il titolo a partire da dicembre 2017. Guitar Hero Live non fu, insomma, il grande ritorno che tutti speravano.

E oggi? La serie sembra in una costante situazione di stallo, con nessun team davvero al lavoro su qualcosa di nuovo e con scarse possibilità di un concreto appeal all’interno del mercato odierno. Assisteremo ad un ennesimo ritorno con l’arrivo delle console di nuova generazione? Probabilmente no, anche e soprattutto per l’interesse sempre minore verso titoli del genere che abbiamo già avuto la possibilità di vivere in lungo e in largo.

Ciò che resta sono tanti bei ricordi ma non solo: oggi infatti è possibile recuperare i vecchi capitoli della serie a prezzi davvero molto interessanti. Un’occasione da non sottovalutare per recuperare dei titoli in grado, ancora oggi, di regalare qualche ora di divertimento in compagnia. Anche a distanza di anni Guitar Hero può vantare una community di appassionati sempre attiva a testimonianza di come, nonostante tutto, si sia assistito ad un fenomeno culturale di massa che rimarrà sempre nella storia dei videogiochi.

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