Bentornati a un nuovo episodio della rubrica dove noi di Game Division vogliamo raccontarvi di quei titoli del passato che, in un modo o nell’altro, sono riusciti a fare breccia nel cuore dei videogiocatori di tutto il mondo. Dopo avervi parlato di due perle del genere gestionale come SimCity 4 e Theme Hospital, oggi cambiamo completamente genere con un titolo che molti di voi ricorderanno con affetto e, magari, anche un sorriso nostalgico. Stiamo parlando di GTA: Vice City, capolavoro targato Rockstar Games uscito verso la fine del 2002.
Un gioco capace, come pochi altri, di ricreare alla perfezione un’atmosfera tanto singolare quanto quella degli anni Ottanta. Come? Tramite musica, colori e dettagli d’ogni genere che vanno a costruire un mosaico praticamente perfetto e unico nel suo genere. GTA: Vice City, insomma, è un prodotto che ancora oggi riesce a custodire un fascino tutto suo, che oggi vogliamo provare a (ri)scoprire in questo pezzo. Pronti a un viaggio nei mitici anni Ottanta?
GTA: Vice City, il manifesto di un’epoca?
Prima di iniziare a parlare del gioco facciamo un piccolo passo indietro, più precisamente fino alla fine del 2001. Rockstar Games aveva appena pubblicato GTA III, primo titolo della serie in tre dimensioni capace di rivoluzionare in maniera davvero molto importante un genere che fino ad allora era spesso passato in sordina. Sfruttando al massimo le grandi potenzialità del motore RenderWare, lo studio di sviluppo newyorchese riuscì nell’impresa di creare un mondo vivo e – pur con moltissime limitazioni rispetto a ciò a cui siamo abituati oggi – nel quale potersi immergere completamente.
Pur non essendo il prodotto più rifinito sul mercato, GTA III era riuscito ad alzare un’asticella da troppo tempo ferma al medesimo punto: il risultato fu un plauso congiunto da parte di critica e pubblico, che considerarono il gioco come uno dei migliori della sua generazione. Gli standard però sono fatti per essere superati, almeno nella mente di chi mira a raggiungere obiettivi sempre più grandi anche in questo senso. Ecco perché, sfruttando le varie controversie intorno al gioco per darsi ancora più forza, Rockstar Games decise di investire ancor più risorse per dar vita in tempo record a un nuovo capitolo della serie Grand Theft Auto.
I lavori su GTA: Vice City ebbero inizio nei primissimi giorni del 2002, e sin da subito furono diversi i punti su cui il team si interrogò per decidere quali cambiamenti e novità apportare. In primis troviamo la questione del setting, e non soltanto in termini di ambientazione: è Miami l’ispirazione per la città di Vice City – peraltro già adoperata nel primissimo episodio della serie, datato 1997 – e il periodo designato è, come detto, la metà degli anni Ottanta. È chiara e evidente l’influenza, in un prodotto come GTA: Vice City, di tutte quelle opere manifesto di quel decennio: da Scarface a Miami Vice, passando per Carlito’s Way e una colonna sonora che andremo ad approfondire in seguito.
Altro punto da sbrogliare fu quello legato al protagonista: se nel capitolo precedente il personaggio principale era muto, espediente spesso utilizzato per facilitare l’immersione all’interno del mondo di gioco, in GTA: Vice City Rockstar decise per un netto cambio di rotta. Il protagonista Tommy Vercetti ha infatti una sua personalità e un suo carattere ben definiti, oltre a una voce prestata in maniera magistrale dal protagonista di Quei bravi ragazzi Ray Liotta.
I lavori sul gioco furono dunque incredibilmente rapidi: in pochi mesi il tutto entrò in fase Gold, per poi uscire su PlayStation 2 nel mese di ottobre 2002. Un anno che, con una semplice occhiata indietro, possiamo ricordare come uno dei più entusiasmanti nella storia dei videogiochi: fu infatti l’anno di titoli come Morrowind, Super Mario Sunshine, Warcraft III e Metroid Prime. Sarebbe riuscito GTA: Vice City a dire la sua in un mercato che andava a offrire capolavori dall’indiscusso valore come questi? La risposta è sì, assolutamente.
In GTA: Vice City il giocatore veste, come detto, i panni di Tommy: gangster appena uscito di galera dopo aver scontato 15 anni per il presunto coinvolgimento in una strage avvenuta all’inizio degli anni Settanta. Costretto dal suo boss, lo spietato Sonny Forelli, ad abbandonare Liberty City Tommy si trova dunque a Vice City: qui dovrà gestire gli affari per conto del suo capo, il quale però nasconde qualcosa in più di un semplice desiderio di espandersi verso il sud dell’America. Uno scambio di droga finito male darà inizio alle vicende del nostro protagonista, che incontrerà nel corso del suo cammino alcuni personaggi storici della serie oltre a nuove conoscenze ricordate con affetto dai fan del franchise.
Personaggi come Lance Vance, Ken Rosenberg e Kent Paul: tutti in grado di ricalcare in maniera volutamente stereotipata – ma al contempo originale e con una forte sfumatura satirica – quelli che sono stati gli anni Ottanta negli Stati Uniti d’America. Non un semplice decennio insomma, quanto più un movimento che riesce ad influenzare ancora oggi la cultura pop che tutti conosciamo e apprezziamo.
Forte del successo del predecessore, di cui i fan aspettavano con ansia un seguito che regalasse altre ore di puro divertimento, GTA: Vice City riuscì a ottenere ottimi riscontri in termini di vendite: i numeri parlano di 9 milioni di unità vendute in appena un anno, e solo per quanto riguarda la versione PlayStation 2. Cifre da capogiro che permisero a Rockstar Games di segnare un nuovo record come titolo più venduto sulla piattaforma Sony, superandosi poi un’altra volta con l’uscita di GTA: San Andreas. Ma questa è un’altra storia…
Vice City andata e… Ritorno?
Ai numeri incredibili in termini di vendite si andò poi a sommare il plauso congiunto di critica e pubblico, con gli appassionati che abbracciarono il nuovo stile della serie lodato anche dalle riviste specializzate. Non a caso le recensioni di allora parlano di GTA: Vice City come di un capolavoro, capace di alzare ulteriormente quell’asticella che già con GTA III sembrava essere arrivata a un punto irraggiungibile.
Ciò che rende GTA: Vice City qualcosa di indimenticabile ancora oggi è senza ombra di dubbio l’atmosfera, quell’atmosfera capace di rievocare in maniera perfetta gli anni Ottanta ancor prima del grande ritorno, nella pop culture odierna, di tutti quelli elementi che hanno caratterizzato il decennio in questione. Ritorno che si traduce oggi in prodotti come Stranger Things ma anche nel rilancio di franchise come Ghostbusters, Evil Dead e Jurassic Park: tutte operazioni dal forte impatto nostalgico che sono riusciti, per l’appunto, a riportare in auge gli anni Ottanta.
GTA: Vice City riuscì, nel 2002 ma ancora oggi, a fare proprio questo: portare all’attenzione dei videogiocatori di tutto il mondo un collage fatto di musica, automobili, neon e di tutto ciò che quel decennio ha significato dal punto di vista culturale. Per quanto riguarda la musica vale inoltre la pena aprire un capitolo a parte. La colonna sonora del gioco è, infatti, una vera e propria pietra miliare senza paragoni: tra le diverse stazioni radio presenti – con generi che spaziano dal glam rock al pop, fino a melodie sudamericane e new wave – troviamo tracce di artisti del calibro di Michael Jackson, Ozzy Osbourne, Tears for Fears, Toto e Electric Light Orchestra. È anche così che Vice City riesce a trasmettere l’atmosfera perfetta, con un livello immersione davvero impressionante.
A condire ulteriormente l’esperienza di gioco troviamo i consueti easter eggs con cui Rockstar Games va ad arricchire ogni capitolo della serie. Si va da riferimenti al mondo del cinema – innumerevoli sono quelli a Scarface, dalla villa presente nel gioco a una riproduzione dell’hotel della famosa “scena della motosega” – fino alle citazioni dei precedenti capitoli della serie e di icone come Elvis Presley e i Village People.
Non mancarono le consuete polemiche che, come risaputo, vanno sistematicamente ad accompagnare l’uscita di ogni capitolo di Grand Theft Auto. Anche GTA: Vice City fu oggetto di critiche da parte di stampa e associazioni per la tutela dei minori, che accusarono il gioco di mostrare una violenza eccessiva ed esasperata – l’introduzione della motosega come nuova arma fu presa di mira da molti fronti – e di ridicolizzare in maniera troppo marcata le minoranze presenti nel gioco. Va detto che, trattandosi per l’appunto di un’opera di finzione, tali polemiche risultano abbastanza sterili nel momento in cui ci si rende conto dell’effettiva identità del tutto. GTA: Vice City è infatti un prodotto volutamente provocatorio che vuole porre un occhio critico su tutti quegli aspetti discutibili che caratterizzano la società occidentale. Una pratica, quella di estremizzare la satira in tal senso, che Rockstar ha affinato sempre di più anno dopo anno, e che ha trovato con GTA V forse il suo punto più alto finora.
Il successo del gioco portò inoltre lo studio newyorchese a pubblicare, a cavallo tra il 2006 e il 2007, un prequel dal titolo GTA: Vice City Stories. Lo spin-off, uscito su PSP e PlayStation 2, mette il giocatore nei panni di Victor Vance – fratello del co-protagonista del gioco principale – in un’avventura che riesce a rendere doverosamente giustizia al predecessore. Forse a causa dell’imminente arrivo della nuova generazione di console, o dell’insuperabile successo di San Andreas, GTA: Vice City Stories non riuscì purtroppo a far breccia allo stesso modo nel cuore dei fan.
Ad oggi siamo tutti in attesa di quello che sarà il prossimo episodio della serie, e diverse voci di corridoio degli ultimi anni vedrebbero come sempre più probabile proprio un ritorno nella tanto amata Vice City. Pur augurandocelo con tutto il cuore, non sappiamo ancora cosa succederà con certezza: ciò di cui siamo sicuri è che ancora oggi, nonostante siano passati ben diciotto anni dalla sua uscita, GTA: Vice City resta un capolavoro assoluto nel suo genere. E per l’appunto vi vogliamo lasciare invitandovi a (ri)scoprire il gioco in tutto il suo splendore, e a raccontarci nei commenti la vostra esperienza con uno dei titoli che hanno segnato la storia dei videogiochi.
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