Dopo avervi raccontato la storia di quel capolavoro immortale che fu ed è tutt'ora GTA III, oggi rimaniamo in casa Rockstar con un titolo che per varie ragioni è stato un po' meno fortunato. Probabilmente conoscerete già Bully, conosciuto anche con il nome di Canis Canem Edit: un prodotto davvero unico nel suo genere, uscito nell'ottobre 2006 e capace di catturare subito l'attenzione di critica, giocatori e... opinione pubblica.
Proprio in quest'ultimo periodo continuano rumor e voci di corridoio su un possibile sequel del gioco, ma cos'ha reso Bully un gioco meritevole di questa rubrica? Scopriamolo insieme, cominciando con un salto indietro nel tempo...
Bully, GTA tra i banchi di scuola?
Tra il 2001 e il 2004, Rockstar Games fu protagonista di una vera e propria rivoluzione in ambito videoludico. Nel giro di pochissimi anni pubblicò infatti tre titoli che ancora oggi riescono a evocare grandissime emozioni nel cuore di tutti gli appassionati. Stiamo parlando del già citato GTA III, di Vice City e San Andreas: tre perle con un ruolo fondamentale nella storia di questo medium, che abbiamo peraltro visto riproposte nella recente chiacchieratissima GTA Trilogy.
Dopo un trittico del genere Rockstar decise di prendersi un po' di tempo in più per produrre un nuovo capitolo, focalizzando nel mentre tempo e risorse anche su progetti di tutt'altro tipo. Nel maggio 2005 arriva l'annuncio tanto atteso: il nuovo progetto dello studio prenderà il nome di Bully, e sarà sviluppato dal team Rockstar Vancouver. Inizialmente previsto per l'ottobre dello stesso anno, il gioco subirà un paio di rinvii per poi finalmente uscire negli ultimi mesi del 2006. Il risultato finale sarà qualcosa di mai, mai visto prima: Bully ci mette infatti nei panni di uno studente impegnato a districarsi tra i corridoi della terribile Bullworth Academy, un collegio in cui è stato mandato a forza dalla madre non troppo affezionata a lui.
Jimmy Hopkins, questo il nome del nostro protagonista, dovrà fare i conti con tutto ciò che comporta la vita da studente (nonché da ultimo arrivato). Lezioni, insegnanti, compagni e... bulli, bulli di ogni genere! Il gioco riesce a raffigurare in maniera davvero irriverente tutti gli stereotipi e le personalità più stravaganti che è facile incontrare in ambienti del genere, con la solita sottile vena satirica che da sempre caratterizza i prodotti Rockstar Games. Si va dal "fighetto" alle cheerleader, passando per i nerd e per insegnanti fin troppo dediti a un lavoro che non nascondono di detestare: un college in piena regola, per darvi il giusto benvenuto in una scuola americana!
A livello di gameplay ci troviamo di fronte a una struttura molto simile a quella già consolidata e apprezzata nei titoli della serie Grand Theft Auto: il giocatore è libero di esplorare e interagire con l'ambiente circostante, e di interpretare a proprio piacimento le regole della società. Non mancheranno armi e veicoli di ogni tipologia, alcuni anche davvero geniali: potrete infatti guidare un trattore e, scendendo, imbracciare il vostro sparapatate per seminare terrore nei cortili della scuola. Una prospettiva mica male, vero?
La storia di Bully sarà articolata in sei capitoli, ognuno dei quali vedrà il nostro Jimmy impegnato nel guadagnarsi il rispetto di una delle tante fazioni che popolano la Bullworth Academy. La storia, semplice e lineare com'è lecito aspettarsi da un prodotto del genere, riesce a regalare momenti incredibilmente comici ma anche sezioni dove ci troveremo a empatizzare molto (e magari a riconoscerci) in alcuni dei personaggi rappresentati.
Tornare tra i banchi di scuola sarà dunque un'esperienza inaspettatamente piacevole, per un gioco che riesce a regalare ore e ore di intrattenimento e che si presta anche come un semplice passatempo per un divertimento assicurato. Da segnalare lato tecnico l'impiego del motore Renderware, già sfruttato alla grande con GTA: San Andreas e qui proposto in una versione ulteriormente raffinata. Alla luce di tutto ciò, insomma, come mai Bully è con gli anni un po' sparito dai radar?
Bully 2: sì o no?
Partiamo da una premessa: il 2006, anno di uscita di Bully, segnò un periodo davvero ricco per l'industria dei videogiochi. Soltanto in quell'annata troviamo infatti prodotti del calibro di Gears of War, Twilight Princess e Oblivion, e nonostante tutto il titolo targato Rockstar riuscì a ottenere risultati molto interessanti in termini di critica e vendita. I numeri parlano di più di un milione e mezzo di copie vendute, per un gioco capace di raccogliere centinaia di premi e riconoscimenti da ogni dove. Non mancheranno, come ormai d'abitudine per un prodotto Rockstar Games, polemiche e controversie pressoché inevitabili. Per un periodo, una catena di rivendita di videogiochi inglese si rifiutò addirittura di distribuire il gioco perché troppo violento: un copione già sentito e risentito, che non andrà a scalfire in alcun modo qualità e reputazione dell'avventura di Jimmy Hopkins.
In un primo momento, Take Two parlò in ogni caso di vendite sotto le aspettative: il "lascito" di una serie come GTA era forse un'eredità troppo pesante per Bully, ma successivamente si iniziò a parlare con sempre più insistenza di un possibile sequel. La stessa azienda produttrice accennerà a più riprese al progetto per poi, negli anni seguenti, dedicarsi a tutt'altro abbandonando la realizzazione di un ipotetico Bully 2. Rockstar Games si concentrerà infatti su Max Payne 3 e Red Dead Redemption, per poi puntare tutto su un progetto mastodontico come GTA V che ancora oggi non smette di affermarsi nelle classifiche di vendita di tutto il mondo. A quasi nove anni dalla sua uscita.
Dar vita a un seguito di Bully non risulta a oggi una mossa conveniente per Rockstar, che predilige comprensibilmente investire su altri franchise decisamente più redditizi. Siamo dunque di fronte alla parola fine per Jimmy Hopkins? Non è detto, o almeno non è ancora tutto deciso. Il titolo sì, potrà piano piano essere scivolato nel dimenticatoio per molti giocatori, ma non per tutti. Esiste infatti ancora oggi una community affezionata che, all'idea di poter toccare con mano qualcosa di nuovo legati all'universo di Bully, non può che dirsi entusiasta alla sola prospettiva.
E se Take Two decidesse di affidare lo sviluppo del progetto a un altro studio, che possa dedicarvi tutto il tempo e l'attenzione necessaria a rendere giustizia al primo capitolo? Si tratta a oggi di un'idea basata sul nulla, ma che potrebbe davvero essere il modo giusto per riportare all'attenzione del pubblico uno dei giochi più particolari della sua decade. Un'esperienza singolare che a molti farebbe certamente piacere rivivere, e che potrebbe senza dubbio catturare anche le nuove generazioni di videogiocatori.
Staremo a vedere se e come accadrà qualcosa, nel frattempo vi lasciamo come sempre invitandovi a dirci la vostra: quali sono i vostri ricordi più belli legati a Bully? E soprattutto, anche a voi farebbe piacere poter mettere le mani su un sequel degno di questo nome? Tornare nuovamente nei corridoi della Bullworth non sarebbe male, del resto si sa: nessun periodo della vita sarà mai più spensierato come il tempo passato tra i banchi di scuola. Più o meno.
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