Alcuni ce la fanno, altri proprio no e altri… Entrano direttamente nella leggenda, definendo nuovi modi di concepire un media così particolare come quello videoludico. BioShock ha fatto proprio questo e oggi, a 15 anni dalla sua uscita, vogliamo (ri)scoprirlo insieme: inizialmente sottovalutata da molti e anzi, visto dai più come un “semplice” sparatutto in prima persona, l’opera di Ken Levine è stata in grado di rivoluzionare forme e linguaggi di un genere al quale sarebbe ormai limitante connetterla. BioShock fu infatti molto, molto di più…
Un nuovo System Shock? No, non proprio.
Qualche tempo fa abbiamo dedicato un intero speciale alla figura di Ken Levine: un personaggio che non ha certo bisogno di presentazioni, con una mente geniale che ancora oggi non vediamo l’ora di scoprire cos’ha in serbo per noi. In più di vent’anni di carriera, infatti, l’autore ha infatti dato vita a opere in grado di sconvolgere il pubblico con espedienti e linguaggi mai sperimentati prima.
System Shock 2 è solo un esempio di quanto appena affermato: le attese per un sequel degno dello spettacolare primo capitolo erano davvero molto elevate, e l’intervento di Levine e della sua Irrational Games le hanno soddisfatte appieno… Consegnando il gioco alla storia, e collocandolo nell’olimpo dei videogiochi più importanti mai concepiti. La sospensione dei lavori sul terzo capitolo ha lasciato una forte delusione nei fan che, nonostante non fosse previsto un coinvolgimento da parte di buona parte del team originale, nutrivano forti speranze in un progetto che ormai sembra del tutto defunto.
Tornando a Levine, dopo un successo del genere lo troviamo praticamente consacrato tra i grandi autori dell’industria del videogioco: dopo aver dato vita alle sceneggiature di Freedom Force vs the 3rd Reich e Tribes: Vengeance, nacque in lui un fortissimo desiderio di alzare ulteriormente l’asticella con qualcosa di mai visto prima. O quasi.
Analizzando System Shock 2, nel frattempo riconosciuto all’unanimità come un capolavoro indiscutibile, l’ambizioso designer iniziò a pensare a come migliorare la sua già pressoché perfetta creazione. Ne scaturì un concept fortemente ispirato dalla sua opera magna, ma con degli elementi in grado di renderlo unico e con una sua identità ben precisa.
BioShock ci porta a Rapture, città sottomarina ideata negli anni '40 dal magnate Andrew Ryan: si tratta di un'utopia realizzata per l'élite della società, perché essa si liberi dal controllo dei governi del mondo. Una filosofia che porta a grandissime scoperte e a un’evoluzione tecnologica senza precedenti, ma anche a misteri sui quali il nostro protagonista Jack - sopravvissuto a un terribile incidente aereo nell’Oceano Atlantico - si troverà a indagare in questa avventura davvero, ma davvero singolare in ogni suo aspetto.
A livello di gameplay la struttura è molto simile a quella di System Shock 2, del quale BioShock è realmente un erede spirituale pur mantenendo come detto una sua identità ben definita. Ci troviamo di fronte a uno sparatutto dinamico con piccoli ma interessanti elementi per gestire la crescita del personaggio, ma focalizzato perlopiù su una narrazione coinvolgente e tesa a immergere il giocatore nell’incredibile società di Rapture.
Dalla colonna sonora - con brani di Bing Crosby, Billie Holiday e Django Reinhardt - ad ambientazioni e tecnologia, ogni singolo elemento va a costruire un’atmosfera eccezionale e funzionale a un racconto ricco di sfaccettature da scoprire. Ken Levine insomma ce l’aveva fatta, di nuovo.
BioShock: quale futuro per la serie?
Era il 21 agosto 2007 quando BioShock uscì su PC e Xbox 360, con la versione PlayStation 3 ad arrivare giusto pochi mesi più tardi. Il gioco fu un successo di critica e pubblico, che concordarono all’unanimità nel definirlo una delle migliori esperienze di una generazione appena cominciata ma che, a conti fatti, aveva già incontrato uno dei massimi capolavori che sarebbero usciti da lì a molti anni.
I critici promossero a pieni voti la narrazione, lodando la capacità di Levine di costruire un universo così impressionante e capace di impattare in maniera quasi scioccante su ogni videogiocatore. L’autore affermò allo stesso tempo di essersi ispirato alle opere di George Orwell e Ayn Rand, con influenze che è facile cogliere sin dalle primissime battute del gioco.
Gli ottimi risultati anche a livello di vendite spinsero poi Take Two ad annunciare la trasposizione cinematografica di BioShock, con Gore Verbinski e John Logan a ricoprire i ruoli rispettivamente di regista e sceneggiatore. Causa ritardi e slittamenti di vario genere, uniti al passaggio di Verbinski a un altro progetto - Rango, una delle pellicole d’animazione più riuscite degli ultimi anni - portarono il tutto a un nulla di fatto, e lo stesso Ken Levine contribuì infine alla decisione di sospendere del tutti i lavori sul film.
Nel febbraio 2010 arriverà BioShock 2 che, nonostante la realizzazione per mano di 2K Marin e non da parte del team originale, riuscì a ottenere un buon responso da parte di critica e giocatori. Fu con BioShock Infinite che Levine, ricoperto nuovamente il suo ruolo di scrittore e direttore creativo, riuscì a realizzare qualcosa di ancora più incredibile e indimenticabile. Questa però è un’altra storia, che con tutta probabilità vi racconteremo tra qualche tempo.
In occasione del quindicesimo anniversario della sua data di uscita, sono in molti a pensare che un nuovo capitolo sia dietro l’angolo. Con Ken Levine ormai impegnato su altri fronti - la sua Ghost Story Games è al lavoro su un progetto che non vediamo l’ora di scoprire - c’è molta curiosità anche per capire chi e come potrebbe occuparsi di un nuovo BioShock. Che si tratti di un sequel, di un remake o addirittura di un reboot la cosa importante è soltanto una: che venga rispettato tutto, tutto ciò che ha reso l’opera originale il capolavoro che tutti conosciamo.
Se non dovesse arrivare nel corso della Gamescom di Colonia, evento che noi di GameDivision non mancheremo di raccontarvi, siamo certi che prima o poi qualcosa di nuovo capiterà eccome. Del resto negli ultimi anni sono tanti gli esempi di saghe che, con la giusta cura da parte di sviluppatori e software house dediti al loro lavoro, sono riuscite a rinascere e a farsi (ri)scoprire anche da nuove generazioni di videogiocatori. La parola passa ora a voi: quanto vi piacerebbe un nuovo, incredibile viaggio negli abissi di Rapture?