Aliens Dark Descent, ritorna il terrore | Recensione
Aliens Dark Descent è un’esperienza a metà tra RTS e sparatutto isometrico ambientata nel celebre franchise.
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a cura di Giacomo Todeschini
Editor
Tra i tanti franchise cinematografici che hanno fatto il grande salto entrando anche all’interno del mondo videoludico è impossibile non citare quello di Alien. Dal celeberrimo film di Ridley Scott del 1979, oltre che seguiti, libri, fumetti e quant’altro, hanno infatti preso vita tantissimi videogiochi, molto spesso estremamente validi e riusciti. Come non citare, ad esempio, quella perla survival horror di Alien Isolation o, andando più indietro nel tempo, Aliens Versus Predator 2. Certo, non mancano neanche esperimenti quasi totalmente falliti, vedi Predator Hunting Grounds, o riusciti a metà, come il recente Alien Fireteam Elite, ma è innegabile come in ogni caso la saga abbia saputo regalarci diversi titoli di spessore. Ora è il turno di Alien Dark Descent, opera che cambia ancora una volta le carte in tavola immergendoci in un’esperienza a metà tra RTS e sparatutto isometrico.
Abbiamo recensito il gioco con il seguente PC:
- GPU: Zotac RTX 3070 Twin Edge OC
- MOBO: Asus ROG STRIX Z370-F
- RAM: G.Skill Trident Z RGB 16GB DDR4 3200MHz
- CPU: Intel i5 8600k 3.6 GHZ
- SSD: Sabrent SSD 2TB Rocket NVMe PCIe M.2 2280
- Tastiera: Corsair K70 LUX LED Rosso Cherry MX Brown
- Mouse: Fnatic Flick 2
- Cuffie: Logitech G930
- Monitor: Samsung C27HG 70 Quad HD 144Hz HDR
Una veste inedita
Prima di gettarmi nella disamina del gioco, ci tengo a precisare come Aliens Dark Descent centri veramente poco nulla con X-COM. Si tratta di un’informazione per molti, ne sono sicuro, assolutamente superflua e quasi scontata, ma che ho comunque voluto condividere per evitare qualsiasi dubbio, visto come negli ultimi giorni mi sono imbattuto in più di una news che descriveva l’opera di Tindalos Interactive paragonandola ai capolavori di Firaxis Games. Aliens Dark Descent è infatti come precedentemente accennato un particolare ibrido tra uno sparatutto con visuale isometrica e uno strategico in tempo reale: non vi sono quindi né turni né tantomeno caselle predeterminate su cui posizionare i propri personaggi. Insomma, un gioco completamente differente da un X-COM qualsiasi. Volendo proprio paragonarlo a qualcosa, sicuramente Red Solstice 2 è la scelta giusta.
Dopo questa piccola ma necessaria introduzione è quindi finalmente giunta l’ora di parlare di Aliens Dark Descent. Il titolo si svolge sull’oscura e pericolosa luna di Lethe, dove è precipitata la nave Otago in seguito a un assalto xenomorfo. In tale disastrosa situazione non si è potuto fare altro che attivare il protocollo Cerberus, pensato appositamente per mettere in quarantena il tutto ed evitare così una diffusione su larga scala della minaccia aliena. Nostro obiettivo, in questa decisamente non rosea situazione, è combattere l’invasione xenomorfa e, al contempo, mettere ovviamente in salvo la propria pelle.
Tutto al servizio dell'atmosfera
Vero, indiscutibile punto di forza di Alien Dark Descent è sicuramente l’atmosfera, che è stata ricreata da Tindalos Interactive con una cura maniacale e in un modo totalmente rispettoso del materiale originale. Un’atmosfera che non proviene solo da ambientazioni e messa in scena, ma a cui concorre fortemente anche l’intero impianto di gioco.
Scordatevi, come succedeva in Alien Fireteam Elite, di avanzare stanza dopo stanza mietendo orde di xenomorfi e di poter anzi combattere ad armi pari con ogni minaccia che il titolo ci parerà davanti. Qui il pericolo è decisamente più tangibile e anche il più piccolo scontro, se mal preparato, potrebbe mettere definitivamente la parola fine sulla vita di uno dei nostri marine. Esatto, le morti in Aliens Dark Descent sono definitive e, una volta perso un marine, non solo non potremo più utilizzarlo ma ne vedremo anzi il cadavere dove è perito per tutto il resto del gioco.
Ogni passo nel gioco deve essere infatti ponderato con cura, ogni decisione deve essere presa con estrema calma e, ogni scontro, se possibile evitato. Una storia che parla quindi tanto di sopravvivenza e che è coadiuvata nella sua messa in scena da tante meccaniche decisamente riuscite, per quanto insolite nel genere di appartenenza.
Per evitare di imbattersi in un alien è ad esempio possibile imbarcarsi in qualche semplice ma riuscita sezione stealth, mentre la possibilità di posizionare delle sonde, ahimè distruggibili dagli alieni, ci consente di tenere sotto controllo i movimenti in determinate zone. Tramite la torcia è inoltre possibile illuminare la via ed è fondamentale puntarla anche nel più nascosto anfratto, onde evitare di cadere in qualche mortale imboscata. Da non dimenticare è poi lo stress, una caratteristica di ogni marine che più sale più renderà imprecisi i loro colpi. Di meccaniche di tale sorta Aliens Dark Descent ne è particolarmente pieno e tutte concorrono appunto a creare un’atmosfera oltremodo riuscita. Una tensione costante che, sarò onesto con voi, mai mi sarei aspettato di trovare in un misto tra un RTS e uno sparatutto isometrico. Sotto tale punto di vista veramente nulla da dire.
Per il resto il tutto è come ci si aspetterebbe: i marine devono essere equipaggiati prima di ogni missione e guidati click dopo click al loro obiettivo. Certo, alcune azioni come il raccogliere risorse sono automatiche, ma per il resto dovremmo guidare il nostro team dall’inizio alla fine. Insomma, il tutto conforme ai classici crismi del genere.
Tutto perfetto quindi? Non proprio: per quanto Aliens Dark Descent sia un gioco più che buono sono diversi i punti che non gli permettono di raggiungere votazioni ben più alte. La longevità, per esempio, è decisamente ridotta, mentre l’aspetto tecnico tradisce più di una volta il budget non certo enorme del progetto. Innegabile, infine di come non si tratti di un gioco per tutti e che sia quindi consigliabile solo ai fan del genere o del franchise.
Voto Recensione di Aliens Dark Descent
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
-
Ottima atmosfera
-
Buon esponente del genere
Contro
-
Longevità non al top