Alien Isolation compie 10 anni, ancora oggi uno dei migliori horror

Sono passati dieci anni dall'uscita di Alien: Isolation, il gioco horror di sopravvivenza sviluppato da Creative Assembly e pubblicato da SEGA.

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a cura di Andrea Riviera

Managing Editor

Sono passati dieci anni dall'uscita di Alien: Isolation (acquistabile su Amazon), il gioco horror di sopravvivenza sviluppato da Creative Assembly e pubblicato da SEGA, eppure il titolo rimane ancora uno dei punti di riferimento per il genere horror, dimostrando quanto un'esperienza ben costruita possa superare la prova del tempo.

Rilasciato nel 2014, Alien: Isolation ha conquistato il pubblico (ma stranamente, non la critica di quegli anni) grazie alla sua capacità di trasportare i giocatori in un'atmosfera di terrore costante, resa unica dall'intelligenza artificiale avanzata dello Xenomorfo e dall'incredibile design audio-visivo.

In occasione del decimo anniversario, vale la pena riflettere su ciò che ha reso Alien: Isolation così speciale e sul perché continua a essere considerato uno dei migliori giochi horror degli ultimi anni.

L’Eredità del Film di Ridley Scott

Uno dei fattori principali che ha contribuito al successo di Alien: Isolation è il suo legame profondo con l'universo cinematografico creato da Ridley Scott nel 1979. Il film originale, Alien, è considerato un capolavoro del cinema horror e fantascientifico, e il gioco di Creative Assembly è riuscito a catturarne l'essenza come nessun altro videogioco basato sul franchise. Alien: Isolation non solo riprende il design visivo del film, ma lo amplifica, offrendoci un’ambientazione che sembra uscita direttamente dal set del classico cinematografico. L'attenzione ai dettagli è maniacale: ogni suono, ogni pannello di controllo, ogni tubo della stazione spaziale Sevastopol è stato progettato per far sembrare che ci si trovi davvero in un universo retro-futuristico degli anni '70 ed è questo che tutti gli appassionati hanno adorato.

In un periodo in cui molti giochi horror stavano virando verso l'azione frenetica, come la serie Resident Evil con il suo sesto capitolo o Dead Space 3, Alien: Isolation ha avuto il coraggio di tornare alle radici del genere. 

Non ci sono scontri a fuoco esplosivi o armi potenti da collezionare. Anzi, il gioco ci faceva sentire costantemente in pericolo e vulnerabile, con risorse limitate e un solo obiettivo: sopravvivere. Questo approccio ha reso il gioco un’esperienza soffocante e spaventosa, in cui ogni incontro con lo Xenomorfo risultava sempre un vero incubo.

Un'Intelligenza Artificiale straordinaria

Il vero protagonista di Alien: Isolation non è Amanda Ripley, la figlia della famosa Ellen Ripley del film originale, ma lo Xenomorfo stesso. Uno dei motivi per cui il gioco è ancora ricordato come un capolavoro dell'horror è la sua incredibile intelligenza artificiale. A differenza di molti nemici nei videogiochi, anche più recenti, lo Xenomorfo non seguiva schemi predefiniti: era imprevedibile, apprendeva dai nostri movimenti e reagiva a ogni nostra azione.

Questo creava inevitabilmente una tensione costante, poiché non potevamo mai sapere quando e come lo Xenomorfo ci avrebbe attaccato. La mancanza di armi efficaci contro di lui non faceva che accrescere il senso di impotenza, rendendo ogni incontro un momento da brividi (e fuggire dai tunnel, non migliorava la situazione).

Un’atmosfera di puro terrore

Alien: Isolation aveva un'attenzione maniacale al design dell'atmosfera. La stazione spaziale Sevastopol era un ambiente oscuro e opprimente, che diventava una gabbia claustrofobica per noi vittime sacrificali. La combinazione di effetti sonori, luci tremolanti e lo Xenomorfo che si aggirava tra le pareti creava un senso di ansia che non ti lasciava mai. Anche quando lo Xenomorfo non era visibile, il solo fatto che potesse essere dietro l'angolo rendeva impossibile rilassarsi. Il gioco ti manteneva costantemente sul filo del rasoio.

Il silenzio era un altro aspetto che funzionava maledettamente bene. In molti giochi, la musica di sottofondo segnala il pericolo imminente o fornisce indicazioni su ciò che sta per accadere. In questo caso, invece, il silenzio è quasi assordante, e ogni rumore che facevamo poteva attirare l'attenzione dello Xenomorfo. Il design audio del gioco è stato senza dubbio uno degli elementi più elogiati, e non a caso: sentire il respiro dello Xenomorfo o il rumore delle sue "zampe" sul metallo della stazione era sufficiente per far venire i brividi lungo la schiena e continuare a girarci per capire da che parte sarebbe arrivato. Questa tensione costante, amplificata dal minimalismo sonoro, è stata una delle caratteristiche che ha reso l'esperienza di gioco così intensa e indimenticabile.

Una storia che funzionava

Sebbene Alien: Isolation sia principalmente ricordato per la sua atmosfera, la trama non era nemmeno così dimenticabile. Il giocatore vestiva i panni di Amanda Ripley, figlia della leggendaria Ellen Ripley, interessata a ritrovare la madre dopo la sua scomparsa con la Nostromo. Il legame con la saga cinematografica non è puramente di facciata: la trama personale di Amanda aggiungeva un livello emotivo all'avventura, offrendoci un motivo per continuare a lottare nonostante le probabilità fossero alquanto sfavorevoli.

A dieci anni dalla sua uscita, Alien: Isolation continua a influenzare il genere horror e a ricevere nuovi apprezzamenti. Il gioco è stato rilasciato su diverse piattaforme, inclusa una versione per Nintendo Switch nel 2019, e ha ispirato altri titoli horror a seguire la sua strada, come Outlast 2 e Amnesia: Rebirth. L'intelligenza artificiale avanzata, il design immersivo e la capacità di suscitare una paura autentica e viscerale lo hanno reso un punto di riferimento per gli sviluppatori di giochi horror. 

La critica e il pubblico divisi

A sorprendere però è senza dubbio la ricezione differente ricevuta da critica e pubblico. Nel 2014 Alien Isolation ottenne voti decisamente bassi dalle testate, con anche parecchie insufficienze discusse sul web (per esempio, quella di IGN). Il pubblico, al contrario, lo adorò alla follia, sognando ancora oggi un improbabile sequel che offra il giusto merito a un vero e proprio capolavoro del genere horror.

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