Alan Wake 2 può essere l'horror più spaventoso e imprevedibile di sempre

Un annuncio inaspettato squarcia il cielo dei Game Awards nel pieno dell'evento, rivelando l'esistenza di Alan Wake 2, ma questa volta le aspettative si tingono di brividi per la sua natura completamente al servizio dell'horror.

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a cura di Ecleto Mucciacciuoli

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La storia che vi voglio raccontare oggi è un mostro, un essere con tanti volti. Sono passati dieci lunghi anni da quando ho potuto posare lo sguardo per la prima volta su colui che dopo pochissimo tempo è diventato lo scrittore più famoso del mondo videoludico. Da quando ero piccino mi lasciavo dondolare dalla scrittura e da ciò che ne fioriva nella mia mente. Solitudine e tristezza si sono piegati con piacere alla mia brama di creatività. Scrivevo tante piccole storie durante le lunghe sessioni pomeridiane e fantasticavo sulla presenza di quei buffi personaggi nella mia stanzetta. Le storie pian piano si intrecciavano con la realtà, confluivano in altre narrative che mi stupivano e, mentre si riemergevano nel mio pozzo immaginifico, cambiavano forma e colore.

La mente di Alan Wake è l’esasperazione di quel sognoverso che rendeva la distanza tra realtà tangibile e fantasia una sottile patina impercettibile, tessuta in segreto dal nostro subconscio. La narrativa di Alan non è mai stata mera poetica delirante, ma un ronzio costante che provava a solleticare la sensibilità di chiunque la volesse vivere. Ciò che ha reso il gioco davvero immortale è la sua capacità di far trasudare dall’inchiostro non solo quell’ipnotica follia che ci teneva incollati allo schermo, ma anche il bisogno silenzioso di scoprire noi stessi in quelle pagine sbiadite. Alan non parla della pagina bianca come la sola ansia del creativo, ma anche come la patina tra sogno e realtà che da piccoli non riuscivamo completamente a perforare.

L'incubo senza forma

Il flusso immaginifico nelle nostre vene è dunque incanalato nella penna, da cui si liberano, talvolta senza controllo apparente e guidate da istinti latenti, ombre che danzano e mutano per prendere forme inaspettate. Frase dopo frase gli diamo vita e le contempliamo a lavoro finito. Nel trailer di Alan Wake 2, il concetto ritorna sfuggente e tenebroso. Il nostro scrittore sembra ancora una volta imprigionato nella gabbia che lui stesso ha eretto, mentre la storia muta e plasma la realtà che lo circonda. Nel video noi non siamo solo l’Alan che racconta il suo esodo tra le ombre, noi saremo probabilmente gli unici in grado di riscrivere il destino di quelle ombre effimere, scappata dalla sua mente.

È così eccitante respirare pochi secondi di un titolo in arrivo addirittura nel 2023 ed esserne già innamorato. Vedete, ho speso qualche riga per sciorinare il concetto, perché è proprio l’imprevedibilità creativa di Alan Wake e la sua naturale sintonia con la nostra immaginazione, che rendono il gioco potenzialmente imprevedibile. Se non è esaltante la creatività a briglia sciolta, mentre prende vita, qualcuno mi spieghi cosa sia. L’uscita della Remastered ci aveva fatto sobbalzare sulla sedia, ne eravamo tutti consapevoli. Alcuni hanno affermato con insistenza che il suo ritorno fosse solo per creare un continuum nell’universo Remedy. Altri erano consapevoli che il post Control avrebbe riportato in qualche modo tra di noi lo scrittore.

Solo una flebile luce irradia l'abisso della follia

In questo clima di ansia e snervante attesa, abbiamo finalmente la data rivelata durante i recenti Game Awards e anche qualche piccola anticipazione sull’identità del gioco. La sua anima è sempre stata ancorata alla dualità che ne ha segnato il successo. La formula magica ebbe da un lato la componente frenetica e dinamica propria dell’avventura, ma anche la sinistra melodia del survival horror, che affonda le radici nella contorta e affascinante narrativa. Alan Wake 2 torna sul mercato subendo una trasformazione dettata dall’esigenza del grande pubblico, ma che si sposa perfettamente con la sua assenza: la rinuncia alla componente action.

L’affannosa corsa dello scrittore da una luce sopita all’altra ora si colorerà di incubi ancora più vividi di come ce li ricordiamo. La potenza grafica della nuova generazione in tal senso è una benedizione per un prodotto che punta sull’aspetto emotivo, ma anche su una macabra e sferzante componente artistica. L’universo narrativo in cui sguazza il creativo è letteralmente una miniera d’oro da cui attingere ogni sorta di incubo deforme, anche grazie ai poteri illimitati che può esibire l’Oscurità. Potremmo dunque assistere a un’opera in grado di strizzare l’occhio ai classici Resident Evil o Silent Hill per capirci, ma scorgo una grande differenza.

Il mio sangue è inchiostro

Se in un horror bene o male agisci in contesti reali e ti armi per combattere le aberranti creature che ghignano da dietro gli angoli, cosa aspettarci da una realtà mutevole e incontrollabile? È come se Control, nei suoi picchi di assoluta angoscia e solitudine, fosse ambientato in un universo ove dimorano i soli oggetti alterati. Realtà folli e sfuggenti, allucinazioni e mostruosità che non sempre si possono trivellare di piombo. Cosa c’è nell’ultima pagina di Alan Wake 2? Forse un incubo che ancora non abbiamo neppure immaginato.

Cosa aspettarci dunque da Alan Wake 2?Beh, considerata la sua matrice creativa e il modo in cui è stato pensato, probabilmente avrà una forma difficile da identificare. L'opera è nata dal connubio armonioso della componente dinamica espressa dalla luce con l'horror amorfo sfoggiato dall'Oscurità, perciò il viaggio nella mente di Alan e tra i poteri ancora inespressi di questa forza misteriosa sono ancora ai primi atti e la situazione può solo sprofondare in una follia incontrollabile. I mostri stanno per risalire il pozzo dell'immaginazione ed è tutto più esaltante se immagino il tocco creativo esibito in Control.

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