Dopo l’annuncio del 2017 ed uno sviluppo a dir poco travagliato, Alaloth: Champions of the Four Kingdoms è stato finalmente rilasciato in early access. Il gioco è una produzione italiana (Gamera Interactive) e promette al giocatore una sfida impegnativa all’interno di un mondo fantasy robusto e ben disegnato.
La prima premessa, d’obbligo, è che il “tiro” pubblicitario del titolo è stato per qualche tempo piuttosto fuori fuoco. Complice l’assenza di informazioni o demo corpose, nonché un certo tam tam mediatico, Alaloth è stato spesso definito come un GDR old school, cosa che evidentemente non è. Siamo di fronte invece ad un ARPG (action role-playing game) in piena regola, che strizza l’occhio almeno nelle fasi più frenetiche agli Hack’n’slash.
La minaccia di Alaloth
Il gioco presenta una trama semplice ma solida: la malvagia divinità Alaloth, intrappolata da tempo immemore, sta per risvegliarsi, mettendo a serio rischio la libertà del mondo dei vivi. Il giocatore impersonificherà uno dei Campioni chiamati a raccogliere i quattro frammenti necessari ad aprire il portale del quinto Regno, con l’obiettivo ultimo di porre fine alla minaccia di Alaloth.
Da qui, si aprono sostanzialmente due strade: giocare in modalità competitiva, concorrendo con altri 3 Campioni governati dall’intelligenza artificiale, dotati di stili di combattimento unici e votati al nostro stesso obiettivo (con la conseguenza di non riuscire, se troppo lenti, a sconfiggere Alaloth prima della IA); oppure giocare in modalità “singola”, evitando concorrenza e godendosi il prodotto in maniera più calma - magari con un occhio agli achievements.
Alaloth: Champions of the Four Kingdoms offre subito una dignitosa personalizzazione del PG (con qualche sbavatura nelle textures della capigliatura e dei tratti somatici, non proprio fenomenali), attraverso scelte estetiche e di background. A questo si aggiunge la possibilità di giocare diverse razze, pescate a piene mani dal classico immaginario fantasy, ognuna dotata di differenti qualità di combattimento. Da segnalare anche la possibilità di scegliere una tra le tante divinità della lore di gioco, nonché l’allineamento del nostro Campione.
Da qui in poi si apre l’intero scrigno di Alaloth: Champions of the Four Kingdoms. Si tratta come già detto di un ARPG che fa davvero pochi sconti: le città dei Regni fungono da hub dove commerciare, riposare e raccogliere quest - non irresistibili queste ultime, ma c’è sempre tempo per migliorare - mentre “fuori” da queste oasi felici il giocatore affronterà una serie di aree di combattimento (necessarie per avanzare con le skill), dungeon e centinaia di battaglie. Non mancano, infine, i compagni da reclutare, i quali impreziosiscono la narrazione con missioni personalizzate ed aiutano non poco durante gli scontri. Tra l’altro, elemento degno di nota, gli stessi compagni potranno essere controllati da un altro giocatore umano, offrendo la possibilità di un po’ di couch-gaming.
Battaglie a non finire
Il punto di forza di Alaloth: Champions of the Four Kingdoms è, come si sarà capito, il combattimento e l’approccio tattico alla costruzione del PG e del suo equipaggiamento. Un combattimento che procede fluido, con una grazia sia di gameplay che di impatto visivo notevole. Costruire un buon Campione, nonché scegliere il compagno giusto, la build giusta (è possibile azzerare le skill e ridistribuire, tranquilli) e l’equipaggiamento giusto non è affatto semplice, anche a causa di un bilanciamento sul quale si spera gli sviluppatori lavoreranno ancora un poco. Non che Alaloth non sia divertente e impegnativo, anzi in questo momento ha dei momenti fin troppo impegnativi, che esulano dal concetto di old school.
Si tratta di imperfezioni minime, oltreché facilmente correggibili: il gameplay ne esce comunque divertente, frenetico ma con la necessità di approcciare la mischia con cipiglio strategico.
Tecnicamente Alaloth: Champions of the Four Kingdoms alterna momenti particolarmente ispirati a scelte molto meno impattanti. Il video introduttivo, ben doppiato e coinvolgente, non riesce a tenere il passo della qualità visiva in game, attraverso una scelta stilistica (disegno parzialmente animato ed effetti magici sovrapposti) poco entusiasmante. Al contrario, il dettaglio di gioco, soprattutto degli ambienti caratteristici (come le città, le sale del Trono ed alcuni dungeon) è più che soddisfacente. Certo, non siamo di fronte ad un lavoro da amanuensi, ma il complesso, anche grazie ad un’ottima gestione delle luci, è positivo.
Alaloth allo stato attuale
In conclusione, Alaloth: Champions of the Four Kingdoms è un titolo che sembrava promettente e conferma di esserlo: per un early access c’è già molta carne al fuoco. Inoltre, ad oggi, gli sviluppatori hanno rilasciato già 9 patch, alcune di correzione dei bug, altre di bilanciamento del combattimento e del sistema economico. Insomma, è evidente che il gioco è sulla buona strada per migliorare ulteriormente rispetto ad una base di partenza che è già solida. Se siete amanti degli ARPG, potete tuffarvi su Alaloth: Champions of the Four Kingdoms già da ora. Se non vi ispira il genere, magari ripassate tra qualche mese per vedere cosa riservano gli sviluppatori per il titolo.