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a cura di Alessandra Borgonovo

Assolvere [as-sòl-ve-re]: liberare qualcuno da un obbligo o impegno morale; liberare da un peccato; ma anche portare a termine qualcosa, eseguire.

Absolver, titolo sviluppato dal team indie parigino Sloclap e gratis questo mese con PlayStation Plus (assieme ad Heavy Rain), si presta molto bene a entrambe le definizioni. Nei panni di guerrieri senza volto intraprenderemo un viaggio attraverso un impero in rovina per guadagnare il nostro posto, appunto, fra gli Absolver - coloro che mantengono la pace. Abbiamo uno scopo dunque, un obiettivo da portare a termine, da assolvere, e al contempo compiamo un atto di purificazione verso noi stessi per trascendere chi siamo e diventare qualcosa d'altro, di più.

Solo questo basterebbe a fare del videogioco di Sloclap un progetto ambizioso, perché non è facile trasmettere certi messaggi quando la narrazione e soprattutto il dialogo sono ridotti all'essenziale. Eppure Absolver si dimostra temerario in ogni suo elemento, fino in fondo: l'aspetto visivo, il suono, le meccaniche, tutto mira a toccare la grandezza e non è difficile vedere quanto davvero il team si sia impegnato perché questo gioco si facesse un nome; similmente, tuttavia, è altrettanto semplice riconoscere come l'eccessivo entusiasmo l'abbia spinto a inciampare su se stesso. Cercheremo di limitare al minimo gli spoiler, così da non rovinarvi un titolo che merita comunque il vostro tempo.

Sloclap descrive Absolver come un'esperienza di combattimento multigiocatore online, e bisogna ammettere che non è stato il modo migliore per farsi pubblicità. Non perché la definizione sia errata, anzi si tratta esattamente di questo, ma ancora meglio: Absolver è un brillante fighting game in terza persona che veste con molto agio la pelle di un gioco d'avventura in terza persona. Forse non una spiegazione altrettanto accattivante per il mercato, però è proprio quello a cui vi troverete di fronte.

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La storia di Absolver ha luogo in una terra chiamata Adal, colpita tempo addietro rispetto agli eventi da un disastro conosciuto come "Downfall", che distrusse l'impero lasciandosi alle spalle una scia di morti e pochi sopravvissuti. Questi ultimi hanno dato vita a una nuova casta dominante, "Guides", che vivono in cima a una montagna e come tutti o quasi gli eremiti esperti in arti marziali, sono ben difficili da raggiungere. Noi in quanto giocatori siamo fra i pochi che hanno compiuto l'impresa e per questo ci è stato conferito il titolo di "Prospects", salvo poi scoprire di essere solo all'inizio del nostro viaggio: ottenuta una maschera che elimina ogni necessità primaria come la fame o la sete e inoltre ci impedisce di morire, il nostro compito è tornare a ciò che resta di Adal e provare il nostro valore uccidendo una dozzina di cosiddetti "marked ones", ottenendo esperienza e livelli lungo la strada seguendo un classico stile action-adventure. Assolto questo compito otterremo il riconoscimento legittimo di Absolver - una classe guerriera che serve gli eremiti di cui sopra in modi non dichiarati.

In parole povere, il gioco non si scosta dal modello narrativo classico del viaggio dell'eroe: da iniziale sconosciuto diventeremo qualcuno, senza tuttavia distinguerci davvero. Questo perché al di là del sesso, della tonalità della pelle e di alcune acconciature preimpostate, tutti i personaggi saranno simili per corporatura a chiunque altro nel gioco: un semplice template riproposto attraverso alcuni lievi cambiamenti che tuttavia può essere personalizzato molto di più in termini di equipaggiamento, ottenibile perché lasciato cadere dai nemici, trovato in alcuni scrigni od ottenuto come ricompensa.

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Nonostante la mancanza di una personalizzazione più approfondita, ci ritroveremo teletrasportati presto nell'impero di Adal ed è proprio qui, nella fase iniziale, che il gioco colpisce: dietro di noi il suono di una cascata accompagna il nostro risveglio, circondati da rocce color sabbia ed erba soffice mentre in lontananza il cielo terso è appena punteggiato da morbide nuvole. Uno scenario solitario, certo, ma di quella solitudine pacifica, piacevole e meditativa - perfetta per un gioco tanto fondato sulle arti marziali. Senza dimenticare che spesso nei videogiochi l'isolamento è rappresentato da un senso di oppressione, ambienti cupi e toni scuri.

Molto particolare inoltre il significato che assume indossare la maschera: se la sequenza iniziale trasmetteva un senso di freddezza non solo per via della palette cromatica ma anche per tutto il contesto, voi e pochi altri sulla cima di una montagna sotto lo sguardo vigile degli eremiti, una volta indossata la maschera si viene trasportati in un'area più tepida, stemperata nei toni e nei colori, dove nulla sembra potervi ferire davvero. Non le normali esigenze umane, non la morte stessa: la maschera diventa quindi il sinonimo di meditazione, della ricerca del sé attraverso una profonda calma interiore che nulla può scalfire. In questo senso, l'opera di Sloclap crea una perfetta cornice narrativa soltanto attraverso la vista e ci aggancia fin dall'inizio.

Non è però l'unica volta in cui si racconta per immagini. Porti, aree urbane in rovina, templi crollati, radure pacifiche e pareti rocciose assolate: la direzione artistica di Absolver si concentra sul voler offrire un paesaggio bellissimo entro il quale perdersi. Alcune zone sembra abbiano conservato la loro naturale bellezza aprendosi a noi come incontaminate, mentre altre riflettono i segni impietosi della devastazione e della rovina. Eppure, nonostante gli scheletri delle imbarcazioni naufragate a suggerire la violenza della calamità che ha colpito Adal, la pace sembra aver ammantato i resti del vecchio impero e accompagna i nostri passi assieme a un elemento che pochi titoli post-apocalittici tengono in considerazione: la colonna sonora come presenza costante.

Affidata a un compositore d'eccezione quale Austin Wintory (The Banner Saga, ABZU, Journey, per citare alcuni suoi lavori), è difficile interpretare fino in fondo la musica perché non si impone mai davvero. Wintory sa molto bene come giocare con la musica per ottenere l'effetto desiderato, dal creare atmosfera al suscitare emozioni, eppure in Absolver si percepisce un senso di non essenzialità come ad esempio non era con Journey; o meglio, in alcuni momenti sembra molto sottotono e non è da escludere che fosse proprio quella l'intenzione. Laddove nei momenti più tranquilli la musica segua un tono più calmo e rilassante, come del resto ci si aspetterebbe, è durante i combattimenti che emergono l'intensità e la varietà proprie di Wintory.

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Per esempio durante gli scontri in PvP ogni round è caratterizzato da uno strumento in più nella sinfonia, che ne dilata l'ampiezza e crea un'esperienza indimenticabile quando si raggiunge il picco del climax - il momento del match point, per intenderci. Il boss finale è un'altra situazione dove la musica gioca un ruolo fondamentale, adattandosi all'ambientazione e racchiudendo in sé tutto quanto la storia ha raccontato fino ad allora. Al di là di questo sembra però che l'arte di Wintory passi in secondo piano, non rendendo piena giustizia al potenziale di Absolver e del suo mondo, dentro il quale toccando le giuste corde perdersi diventa semplice e affascinante.

E smarriti è esattamente come vi sentirete fin dai primi passi, perché gli sviluppatori vogliono farvi conoscere l'impero di Adal nel modo più duro: stressando la vostra memoria. Non esiste infatti una mappa da poter consultare se non una scolpita nella pietra e posta in mezzo al crocevia dal quale si diramano le varie strade, è però vero che il mondo di gioco ha un'estensione limitata e può essere memorizzato dopo essersi mossi poche volte avanti e indietro; ci sono diverse aree, ciascuna distinta a livello visivo e controllata dai marked ones che sono il nostro unico obiettivo. L'intera prima partita di Absolver potrebbe richiedervi diverse ore a seconda del tempo che dedicherete all'esplorazione e agli scontri in PvP per migliorare il vostro livello ma difficilmente andrete oltre le dieci. Sconfitto il boss finale potete continuare a vagare nelle terre di Adal e allenarvi, tenendo a mente che essendo diventati a pieno titolo Absolver troverete nemici molto più potenti sul vostro cammino. A parte questo, il gioco purtroppo non sfrutta appieno le potenzialità che il suo stesso mondo ha da offrire e basa tutto il proprio appeal su due soli elementi: il sistema di combattimento e il multigiocatore.

Il giocatore è introdotto alle meccaniche un passo alla volta, attraverso un tutorial che prosegue con il nostro avanzamento nel mondo di gioco ed evita un irritante sovraccarico di informazioni. Le basi si colgono con facilità perché l'interfaccia utente è ridotta al minimo e ben gestita per non infastidire il giocatore: in alto abbiamo la barra degli HP, sotto il personaggio la stamina e nell'angolo in basso a sinistra una piccola interfaccia delle abilità legate alla croce direzionale del joypad. Inoltre soltanto premendo R2 si possono vedere le quattro posizioni che il personaggio può assumere per attaccare. Niente di tutto questo è particolarmente nuovo ma Absolver fa un ottimo lavoro mantenendo gli elementi della UI semplici e pertinenti; niente distrazioni, si concentrando su quel che è necessario. Il movimento della telecamera supporta questa semplicità e immediatezza: agganciare un nemico sposta la visuale da dietro e sopra il personaggio verso il basso e accanto ai contendenti, offrendo una visione chiara sia del giocatore che del bersaglio, mantenendo l'attenzione dove deve essere.

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Passando al combattimento vero e proprio, il sistema di attacco si basa su due pulsanti soltanto: al quadrato sono demandati colpi concatenati mentre triangolo permette un colpo alternativo, molto più potente e in grado di spezzare la guardia del nemico se sferrato nel momento giusto. Inoltre ci permette di cambiare la posizione e di conseguenza il tipo di mosse a disposizione. A prima vista può sembrare semplice ma la profondità di Absolver è quello che lo rende così bello nonostante le evidenti occasioni mancate con un simile mondo a disposizione: dal cosiddetto "combat deck", un elenco mosse totalmente personalizzabile, fino alle armi e a un equipaggiamento completo, Sloclap mette a disposizione del giocatore una struttura molta ricca, coinvolgente, che messa in coppia con il multiplayer crea la formula giusta perché Absolver si distingua nel suo genere pur senza spiccare come forse avrebbe potuto.

Lo stesso PvP, quando si parla delle prove da affrontare e non dei singoli incontri liberi durante l'esplorazione, ha un matchmaking poco affidabile poiché gli accoppiamenti fra duellanti sono spesso caratterizzati da una pesante disparità di livello; dall'altro lato invece, per quanto la cooperazione sia uno degli aspetti più belli soprattutto perché basata sulla totale assenza di comunicazione vocale, è al tempo stesso il suo limite proprio perché rappresenta la base di tutta l'esperienza. Meglio detto, Sloclap si affida troppo ai giocatori perché facciano loro la maggior parte del lavoro: se non si sentono coinvolti e proseguono nell'avventura senza interagire, il sistema va in pezzi e considerato che non c'è alcun tentativo di trattenere i giocatori, preferendo invece affidarsi alla natura volubile degli utenti per creare situazioni imprevedibili (è sempre possibile per un vostro compagno tradirvi), rimane quella sensazione di incompiutezza che investe quasi tutto il gioco nel complesso - eccezion fatta per le meccaniche di combattimento.

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Questo non fa di Absolver un titolo brutto quanto piuttosto un progetto che si è lasciato troppo trascinare dall'entusiasmo e ha finito con l'accumulare idee su idee che poi non sono state concretizzate a dovere, oppure soffocate per permettere al combattimento di emergere quando già vi sarebbe riuscito di per sé. Sarebbe stato meglio se questo aspetto fosse stato da supporto a un gioco molto più ponderato, anziché il centro di tutto senza una solida base a sostenerlo. Absolver è un buon gioco ma troppo poco equilibrato.


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