A Quiet Place: The Road Ahead, un horror silenzioso | Recensione
La nostra recensione di A Quiet Place: The Road Ahead, videogioco sviluppato dagli italiani di Stormind Games e ispirato alla saga cinematografica.
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a cura di Giulia Serena
Editor
L'universo di A Quiet Place ha conquistato il pubblico cinematografico sin dal primo film grazie alla sua tensione palpabile e l'originale premessa di un mondo dove il silenzio è l'unico mezzo di sopravvivenza. Ebbene, A Quiet Place: The Road Ahead tenta di trasportare la stessa atmosfera angosciante nel mondo videoludico, offrendo un'esperienza di survival horror in prima persona che richiede pazienza, astuzia e nervi saldi - ma soprattutto pazienza -. Ma riesce davvero a rendere giustizia alla fonte originale? Scopriamolo insieme.
Solitudine e disperazione
Il gioco ci mette nei panni di Alex Taylor, una studentessa universitaria afflitta da una grave forma di asma che, dopo aver perso tutto ciò che le era caro, decide di intraprendere un pericoloso viaggio alla ricerca di un rifugio sicuro lontano dalla minaccia aliena che ben conoscete se avete visto i film di A Quiet Place. Ambientato principalmente quattro mesi dopo l'invasione iniziale, The Road Ahead esplora, quindi, la sfida della sopravvivenza in un mondo dove ogni suono può attirare creature mortali note come Death Angels; letteralmente, ogni passo falso può significare morta certa e istantanea.
La narrativa inizia con lo sviluppo delle relazioni di Alex con il fidanzato Martin e il padre Kenneth, offrendo, anche tramite flashback, momenti teneri e aggiungendo profondità emotiva alla storia, rendendo così il viaggio della protagonista più personale e coinvolgente. Tuttavia, man mano che il gioco procede, la trama tende a seguire percorsi prevedibili, mancando di quei colpi di scena che avrebbero potuto elevare l'esperienza narrativa a un livello superiore.
Nonostante ciò, c'è da dire che il gioco riesce comunque a trasmettere efficacemente il senso di isolamento e disperazione di Alex, la quale si trova completamente sola in uno scenario a dir poco ostile. Non aspettatevi, dunque, il classico protagonista delle storie horror aitante, coraggioso e pronto a uccidere qualsiasi cosa gli capiti davanti; avrete a che fare una ragazza spaventata, non particolarmente atletica e con grossi problemi di asma, che influenzeranno il gameplay - e tra poco vi spiego come -.
Sebbene la storia della protagonista non sia particolarmente profonda, ho apprezzato l'impegno di Stormind Games nel creare un mondo ricco di dettagli che raccontano storie di vite interrotte. Attraversando case abbandonate, campeggi deserti e stazioni ferroviarie in rovina, potrete trovare diari, note e oggetti personali che offrono uno sguardo sulle esperienze di altri sopravvissuti, dando l'idea di un mondo dove non siete stati i primi a passare, e dove sicuramente non sarete gli ultimi.
Occhio a dove metti i piedi
Questa cura per i dettagli si estende anche al design sonoro, il quale rappresenta il cuore pulsante di A Quiet Place: The Road Ahead: ogni ambiente è intriso di suoni ambientali che possono mascherare i nostri movimenti o, al contrario, renderci più vulnerabili. Ovviamente, è proprio il silenzio a giocare un ruolo fondamentale, creando momenti di tensione in cui ogni piccolo rumore sembra amplificato e dove malediremo anche il più piccolo ramoscello nel suolo.
Ogni passo, ogni movimento e ogni interazione con l'ambiente devono essere eseguiti con estrema cautela. È di vitale importanza muoversi lentamente durante tutta l'avventura, spesso spingendo appena l'analogico del controller per evitare di fare rumore.
Aprire una porta o un cassetto può richiedere diversi secondi, durante i quali è necessario mantenere un controllo preciso del movimento per non fare rumore, diventando alla lunga monotono se ripetuto per tutta la durata del gioco. Inoltre, alcune scelte di design possono sembrare forzate: la presenza eccessiva di trappole sonore in luoghi improbabili, come barattoli di vernice su sentieri forestali deserti, tende a far sembrare il gioco più come un percorso a ostacoli progettato appositamente piuttosto che un mondo realistico.
Fortunatamente, avrete con voi il fonometro fatto in casa di Alex, uno strumento che misura i decibel prodotti dai suoi movimenti in relazione al rumore ambientale, fornendo un feedback immediato su quanto stiamo rischiando di essere scoperti.
L'asma di Alex aggiunge, però, un ulteriore strato di complessità alla situazione già delicata. Situazioni di stress o sforzo fisico possono, infatti, scatenare attacchi d'asma, costringendoci a tenere sempre sotto controllo anche l'indicatore dei polmoni della protagonista e utilizzare gli inalatori raccolti lungo il percorso quando necessari. Gestire questa condizione diventa, quindi, essenziale per la sopravvivenza, soprattutto nei momenti in cui un attacco potrebbe attirare le creature vicine.
Il gioco offre anche strumenti come mattoni e bottiglie per distrarre le creature, oltre a oggetti come razzi di segnalazione che possono essere utilizzati sia per illuminare aree buie che per confondere i nemici. Tuttavia, le limitazioni dell'inventario, come la necessità di scegliere tra il fonometro e la torcia perché entrambi occupano la stessa mano, possono diventare frustranti, facendoci trovare in situazioni dove dobbiamo decidere se proseguire totalmente al buio rischiando di calciare una lattina o vederci ma senza sapere quanto rumore stiamo producendo.
Una delle caratteristiche più innovative di A Quiet Place: The Road Ahead è proprio legata col suono, ed è la possibilità di utilizzare il microfono del proprio controller per rilevare i rumori reali nell'ambiente del giocatore, aggiungendo così un ulteriore livello di immersione e influenzando l'esperienza di gioco. Per quanto sia un'idea decisamente originale, però, si tratta di un'opzione che può non essere pratica per tutti, specialmente in ambienti domestici dove i rumori di fondo sono inevitabili; insomma, provateci a vostro rischio e pericolo: se avete un televisore in sottofondo o un animale domestico le creature verranno a prendervi subito.
Col proseguire dell'avventura vengono introdotte anche meccaniche come l'utilizzo di sacchi di sabbia esattamente come nei film per creare percorsi silenziosi e l'uso strategico di strumenti come pinze e valvole per superare ostacoli. Queste aggiunte arricchiscono il gameplay, ma in certe situazioni sono sottoutilizzate o implementate in modo non ottimale, non dando un impatto significativo al gioco e, talvolta, allungando solamente il tempo richiesto per andare da un punto A a un punto B.
Ne vale la pena?
Visivamente, A Quiet Place: The Road Ahead presenta alti e bassi: gli ambienti sono certamente dettagliati e contribuiscono a creare un'atmosfera convincente, ma i modelli dei personaggi e le animazioni risultano datati. Dal punto di vista delle performance, il gioco soffre di occasionali cali di frame rate, ma nulla che nella mia esperienza su PS5 abbia rappresentato un grosso problema o che mi abbia costretto a riavviare il gioco.
Insomma, A Quiet Place: The Road Ahead riesce a catturare molti degli elementi che hanno reso i film così coinvolgenti. La tensione costante, l'importanza del silenzio e l'atmosfera opprimente sono tutti presenti e contribuiscono a creare un'esperienza di gioco decisamente unica nel suo genere, dove la meccanica del suono come elemento centrale del gameplay è innovativa e ben implementata, offrendo momenti di vera suspense.
Certo, il gioco non è privo di difetti: la lentezza necessaria per evitare di fare rumore può risultare frustrante, soprattutto per i giocatori meno pazienti, mentre le limitazioni nell'inventario e alcune scelte di design possono sembrare arbitrarie e poco realistiche. Inoltre, problemi tecnici e una mancanza di varietà nelle sfide affrontate dalla protagonista durante la sua avventura possono rendere l'opera monotona prima della sua conclusione.
Voto Recensione di A Quiet Place: The Road Ahead
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
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Meccanica del suono originale e ben sfruttata
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Avventura originale che riproduce fedelmente l'atmosfera dei film
Contro
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Gameplay che diventa alla lunga ripetitivo
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Trama non profonda e prevedibile