Con tutta probabilità, l’industria del videogioco è una di quelle capace di registrare la maggior crescita in assoluto negli ultimi decenni: stiamo parlando di un mercato in continua espansione sia a livello tecnologico che, di conseguenza, anche sotto l’aspetto economico. In uno scenario del genere sono tante, tantissime le casistiche che è possibile incontrare: da successi intramontabili a perle inaspettate, passando per… Dei grandi buchi nell’acqua, che per mille motivi non hanno proprio funzionato.
Oggi vogliamo parlare proprio di questo, ricordando le storie di 5 console che sono state un fallimento commerciale. Prodotti che magari avevano il giusto potenziale per farcela ma che non sono riusciti a far breccia nel cuore dei videogiocatori, ma anche hardware nati sotto una cattiva stella e il cui fallimento era praticamente preannunciato. Iniziamo questo breve viaggio, con un piccolo salto indietro nel tempo.
5 "console" che hanno floppato a livello commerciale
3DO
Partiamo a bomba, con una console che alcuni di voi probabilmente ricorderanno: stiamo parlando del leggendario 3DO, anche se il suo ingresso nella leggenda è dovuto a circostanze non propriamente felici. Siamo all’inizio degli anni Novanta, quando un colosso come Electronic Arts decide di fondare la sussidiaria The 3DO Company. L’obiettivo è chiaro e semplice: dar vita a una “multimedia machine”, che potesse davvero rivoluzionare l’industria del videogioco… E non solo!
Un progetto che partiva con le migliori premesse possibili insomma, e con tanta ambizione figlia anche della presenza tra gli sviluppatori di coloro che anni prima realizzarono Amiga. Che cosa non funzionò? In primis il prezzo assurdamente elevato (al netto dell’inflazione, parliamo dell’equivalente odierno di più di 1.500$) ma soprattutto la tanta, tantissima confusione generata tra i consumatori. 3DO era infatti prodotta da aziende di terze parti, e dunque ne esistevano diverse versioni: troviamo la versione di Panasonic, quella di LG, quella di Creative Technology… I giocatori non ci capivano più nulla, e anche per questo evitarono di acquistare la console. Il risultato finale vide comunque cinque milioni di unità vendute, comunque troppo poche per coprire gli eccessivi costi di marketing e sviluppo.
Apple Pippin
Ebbene sì, anche Apple ha qualche scheletro nell’armadio. Se oggi Apple Arcade è riconosciuto come un modello vincente, capace di portare effettivamente qualcosa di importante all’interno dell’industria, il debutto dell’azienda di Cupertino nel settore dei videogiochi non fu esattamente dei più fortunati. Nel 1995 arriva sul mercato Apple Pippin, console prodotta da Bandai e basata sulla piattaforma Macintosh che prometteva di trasporre in ambito gaming quanto di buono già visto nel mondo dell’informatica.
Peccato che nello stesso periodo troviamo uno strapotere da parte di Sony con la prima PlayStation, e l’esplosione di Sega Saturn e Nintendo 64. Non la situazione ideale per lanciare qualcosa di nuovo insomma, specie se non vi erano reali innovazioni da portare sul mercato. Pochi giochi, nulla di differenziante rispetto alla concorrenza e, alla fine di tutto, poco più di 40.000 unità vendute. Nel giro di un paio d’anni, come ci si poteva aspettare, Pippin cessò di esistere.
Genesis Nomad
Conosciuta anche con il nome di Sega Nomad, questa console portatile fu rilasciata in esclusiva per il mercato americano nell’ottobre 1995. Anche qui ci troviamo di fronte a premesse molto interessanti: Nomad fu realizzata a partire dal Sega Mega Drive, garantendosi così prestazioni di alto livello sia lato software che a livello hardware. La durata della batteria era di quattro ore, cosa non da poco per l’epoca, e il processore firmato Motorola rendeva effettivamente raggiungibili performance molto elevate.
Peccato che Nintendo, con il suo Game Boy, stava dominando in lungo e in largo il mercato delle handheld console… E avrebbe continuato a farlo anche nei decenni successivi. Il prezzo di lancio di 179$ fu ritenuto troppo elevato per gli standard dell’epoca, ma gli scarsi risultati in termini di vendite fecero sì che Genesis Nomad fosse distribuito praticamente sempre a prezzo scontato. Ciò nonostante i numeri parlano di appena un milione di console vendute, un vero buco nell’acqua per un dispositivo nato con l’idea di rivoluzionare il mondo del gaming portatile.
Gizmondo
Proseguiamo con la storia di Gizmondo, console portatile sviluppata dagli svedesi di Tiger: un’azienda nota al pubblico per la sua storia non poco travagliata, che decise di annunciare il nuovo dispositivo in pompa magna durante il CeBIT di Hannover. Siamo nel 2005, e la compagnia aveva in mente qualcosa di realmente innovativo: una handheld console dotata di tecnologia GPS e GPRS.
L’azienda investì moltissime risorse in campagne marketing, ma Gizmondo non fu supportato a dovere sotto nessun altro punto di vista. La piccola console arriverà a contare negli Stati Uniti appena otto giochi, mentre in Europa (sì, arriverà anche da noi) ne uscirà uno soltanto. A condire lo scenario già disgraziato, seguì poi uno scandalo che vide figure di spicco di Tiger coinvolte con degli esponenti della malavita organizzata: inutile dire che la portata della notizia e il pessimo riscontro commerciale di Gizmondo porteranno l'azienda verso la bancarotta.
Stadia
Chiudiamo non con una console vera e propria, ma con un servizio che, purtroppo, non è riuscito nel suo ambiziosissimo intento: rivoluzionare la storia del gaming, promuovendo l’approccio cloud a 360°. Dopo un annuncio in grande stile Google rilasciò Stadia nel novembre 2019… E le premesse erano davvero importanti! I giocatori potevano vivere un’avventura direttamente dal proprio dispositivo mobile per poi continuare la partita su PC, sulla propria Smart TV o praticamente ovunque volessero.
Peccato che le cose non andarono come previsto, e la qualità del prodotto finale non riuscì a rispecchiare affatto le ambizioni di Google. La compressione dei giochi era evidente sia a livello grafico che sonoro, e le diverse promesse fatte inizialmente (60 FPS stabili e risoluzione a 4K per citarne un paio) non furono mantenute. A questo va unito uno scarso supporto dalla casa madre, segnale di come con tutta probabilità non ci fu mai un vero interesse nello spingere Stadia che chiuderà i battenti a metà 2022. Un vero peccato, ma anche la dimostrazione di come molto spesso non bastano risorse illimitate per creare una killer application degna di questo nome.
Abbiamo visto insieme 5 console che sono state un vero flop a livello commerciale, e che molti di voi probabilmente avevano (chissà come mai…) rimosso dalla propria memoria. La storia di questo medium è infatti costellata di punti molto alti e di tecnologie all’avanguardia, così come di diversi fallimenti simili a quelli che vi abbiamo appena raccontato. Per ragioni di spazio ci siamo limitati a cinque, ed è per questo che vogliamo chiudere lasciando la parola a voi: vi è mai capitato, nella vostra vita da videogiocatori, di imbattervi in qualcuna di queste console “maledette”?
Ma è stato bello, tremendamente bello finché è durato. Lo dico da Founder ovviamente.
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