Il genere avventura grafica è tra quelli che, anche a distanza di anni, riesce a emozionare maggiormente i videogiocatori da ogni parte del mondo. Stiamo parlando di prodotti unici, che nonostante l’appartenenza a un pubblico “di nicchia” sono e saranno sempre in grado di regalare qualcosa di unico all’utente finale. Su queste pagine ne abbiamo parlato diverse volte, ripercorrendo la loro storia ma anche analizzando la rinascita vissuta nel corso dell’ultimo decennio: le avventure grafiche, insomma, sono destinate a rimanere nel cuore di tutti noi. Per sempre.
Da Grim Fandango a Syberia, fino ai più recenti Broken Age e Thimbleweed Park… Sono tante le esperienze che hanno (ri)definito questo filone, che oggi vogliamo analizzare più nello specifico. Quel che vogliamo fare è riscoprire insieme alcuni di quei titoli un po’ meno noti, perlomeno dai videogiocatori di oggi: ecco 5 avventure grafiche (quasi) sconosciute da recuperare quanto prima, pronti?
5 avventure grafiche da riscoprire
BloodNet: A Cyberpunk Gothic
Partiamo con un salto indietro nel tempo, fino al 1993. La piattaforma è Amiga, lo studio di sviluppo MicroPose: quelli di Civilization, Darklands e Railroad Tycoon, per intenderci. BloodNet: A Cyberpunk Gothic è un’avventura con la più classica delle interfacce punta e clicca, impreziosita da un sistema di progressione del personaggio e da alcune dinamiche da gioco di ruolo semplici ma che contribuiscono a rendere il gameplay ricco e variegato.
Ci troveremo catapultati in un setting assai particolare, un futuro in puro stile cyberpunk popolato tra gli altri da vampiri, i quali saranno gli antagonisti del personaggio principale: Ransom Stark, un uomo morso da una di queste creature ma che è riuscito a limitare l’infezione… Per poi partire in un viaggio alla ricerca dell’antidoto. Un elogio particolare va fatto in questo senso alla narrazione, nella quale emerge un vero e proprio senso di “urgenza” da parte del protagonista: man mano che avanzeremo nella storia l’umanità andrà poco alla volta ad abbandonare il corpo di Ransom, e starà a noi riscrivere il nostro destino. Il tutto per un’esperienza, a conti fatti, davvero unica nel suo genere.
Secret Files: Il mistero di Tunguska
Passiamo ora a un’avventura non proprio sconosciuta, ma che i giocatori più giovani difficilmente ricorderanno. È il 2006 quando Fusionsphere Systems e Animation Arts pubblicano il primo capitolo di Secret Files: un franchise dal discreto successo, che porterà alla realizzazione di ben due sequel usciti nel 2009 e nel 2012. Ne Il Mistero di Tunguska vestiremo i panni di Nina Kalenkov, figlia di un importante scienziato russo improvvisamente scomparso: una serie di indizi condurranno la nostra protagonista in Siberia, dove sarà affiancata nella sua ricerca dallo scienziato/giornalista Max Gruber.
Il gameplay riprende anche qui una struttura quantomai classica, con enigmi da risolvere e tante aree da esplorare in una serie di ambientazioni davvero ben realizzate. L’atmosfera di Secret Files è del resto uno dei grandi punti di forza di un’esperienza capace, in tutta la sua durata, di alternare momenti di humor scanzonato e attimi di tensione degni delle migliori spy stories.
Fable
No, non stiamo parlando della saga di Lionhead: il Fable di cui vi stiamo per raccontare esce nel 1996 per mano di Simbiosis Interactive, giovane software house che nella sua breve storia realizzerà giusto questo titolo. Se a una prima occhiata il gioco può sembrare un clone di King’s Quest, basteranno poche sezioni per comprendere come si tratti di qualcosa di profondamente diverso: nei panni del giovane Quickthorpe, ci troveremo a intraprendere un viaggio per sconfiggere quattro maghi che minacciano il destino del villaggio del nostro protagonista. Un’avventura fantasy impreziosita da artwork di altissimo livello che, in tutta onestà, anche a distanza di anni risultano piacevoli e capaci di dare vita alla giusta atmosfera.
Una nota di merito va fatta al doppiaggio, incredibilmente ben realizzato specie se consideriamo la natura low budget della produzione, mentre qualcuno di voi probabilmente ricorderà il “caso” legato al finale del gioco. Nella versione distribuita in tutto il mondo, Fable presenta infatti una conclusione giudicata esageratamente cruda per quello che è il tono dell’opera: la pioggia di critiche portò gli sviluppatori a scrivere un nuovo finale, stavolta meno macabro, presente però solo in una nuova versione distribuita nel Nord America.
Gray Matter
Altro salto nel tempo, questa volta in avanti fino al 2010, per arrivare a quello che è il titolo più recente in questa lista. A qualcuno di voi il nome di Jane Jensen potrebbe dire qualcosa, e con tutta probabilità è perché come noi avete adorato la saga di Gabriel Knight: l’autrice di uno dei franchise più apprezzati dagli amanti del genere avventura grafica fece il suo ritorno in grande stile con Gray Matter, annunciato durante l’E3 2003 e finito per anni in un development hell dal quale fortunatamente è riuscito a uscire.
Protagonisti dell’avventura sono il neurobiologo David Styles e la giovane Sam Everett, che per una serie di circostanze particolari diventa assistente del professore. Ha qui inizio una storia scritta in maniera magistrale, dove non mancano riferimenti a tematiche di un certo spessore (come l’ossessione e la perdita) che andranno poco alla volta a caratterizzare i nostri due protagonisti. Ed è proprio la narrazione di altissimo livello a rendere Gray Matter un’esperienza che, a distanza di anni, ci sentiamo di dire che avrebbe meritato molta più attenzione: una produzione che, anche al netto del tortuoso percorso che ha portato alla sua realizzazione, merita assolutamente di essere (ri)scoperta.
Universe
Chiudiamo con un’altra avventura grafica dal setting futuristico, che con tutta probabilità potremmo annoverare tra quei titoli che per poco, pochissimo non si sono trasformati in veri e propri capolavori. In Universe (uscito nel 1994 e sviluppato da Core Design) impersoneremo Boris Verne, un ragazzo intrappolato in una dimensione alternativa dopo aver giochicchiato con uno strano marchingegno di proprietà dello zio. L’universo ricorda molto quello di Star Wars, e non mancherà qualche riferimento ad alcune delle opere che hanno definito il genere sci-fi, ma non è tutto oro quello che luccica: Universe presenta infatti qualche problema qua e là, a partire da un’interfaccia… Fin troppo ricca per essere un’avventura grafica.
Oltre alle solite azioni presenti nei punta e clicca (usa, prendi eccetera) ne troviamo tante altre come bere, mangiare, vestirsi e via dicendo: un aspetto che rende complessa l’esperienza di gioco, causando a tratti confusione e difficoltà nel capire come affrontare determinate sezioni. Ciò nonostante il titolo presenta comunque alcuni elementi degni di nota, a partire da un accompagnamento sonoro di ottimo livello e a un comparto grafico spettacolare per un prodotto realizzato per Amiga.
Abbiamo visto insieme 5 avventure grafiche che, pur non essendo tra le più famose nel loro genere, meritano ancora oggi di essere riscoperte dagli amanti di questo filone. Parliamo di esperienze dall’assoluto valore, che con un po’ di fortuna e attenzione in più sarebbero potute divenire successi su tutta la linea… Ed è qui che entrate in campo voi, i giocatori.
Recuperare capolavori di questo tipo a distanza di anni è un modo per dare nuova vita, o addirittura far rinascere prodotti che altrimenti finirebbero nel dimenticatoio. Il nostro compito da videogiocatori del resto è anche questo: preservare la storia di un medium che negli anni ci ha regalato tante ore di puro divertimento, riconoscendo il giusto valore a opere che - ne siamo certi - hanno tutte le carte in regola per ritagliarsi un posto di rilievo nel cuore di tutti voi.