Dark Souls compie 10 anni (di già), che ricordi avete?

Dark Souls compie 10 anni, ripercorriamo insieme la sua storia nel mentre vi racconto la mia personale esperienza con l'opera magna di From Software

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a cura di Andrea Dall'Oglio

Nel panorama videoludico, non capita spesso che un titolo venga rivalutato per via di un cambio di tendenza a diversi anni dall’uscita dello stesso.

Il gioco in questione si scontrò, inizialmente, con la maggioranza del pubblico che lo bocciò, etichettandolo come “ingiusto”, un marchio che non si sarebbe scollato molto facilmente di dosso; solo qualche anno più tardi, infatti, in virtù anche del lavoro di diversi fan, il titolo cominciò la sua lenta, ma inesorabile, ascesa mediatica.

In tal modo, Dark Souls, non solo ha goduto di una “seconda vita” grazie a un’esplosione quasi virale dell’opera di From Software nelle community di appassionati e soprattutto su YouTube, ma è riuscita a ritagliarsi una fetta non indifferente di pubblico entusiasta che, preso dall’amore per questo videogame, ha creato un vero e proprio movimento diventato oggetto di attenzione da parte delle diverse software house alla luce del seguito e  della mole di titoli ispirati dall’opera di Hidetaka Miyazaki usciti nel corso degli anni.

La creatura di Miyazaki prende, a sua volta, ispirazione dai grandi classici del genere come il senso di avventura e le diverse ambientazioni che fungono da livelli e sono spesso caratterizzate da un elemento climatico o naturale e ricordano, appunto, uno dei capisaldi del media: The Legend Of Zelda.

Il mio personale ricordo legato al titolo risale al 2013, qualche anno dopo la sua uscita nei negozi; lo provai a casa di un amico che lo acquistò spinto dall’interesse nato sull’onda del tardivo successo che lo ha definito.

Fu un’esperienza terribile. Mi ritrovai a controllare un cavaliere lento e impacciato; sfidare anche il più semplice degli avversari richiedeva un impegno non indifferente poiché il sistema di combattimento risultava intransigente, punitivo e alle volte addirittura scorretto. Dopo circa un’oretta di tentativi i cui risultati conducevano inesorabilmente alla morte del personaggio, decisi di cedere il controller… evidentemente il gioco non incontrava i miei gusti.

Passarono diversi mesi e, grazie al numero sempre maggiore di video e influencer che continuavano a tesserne le lodi, l’opera di Hidetaka Miyazaki tornò prepotentemente nel mio radar e, spinto dal tipico orgoglio da videogiocatore che non demorde difronte a una sfida, mi feci forza e decisi di acquistarlo. Ripetevo tra me e me “Questa volta sarà differente” e, in effetti, la mia avventura partì in modo sensibilmente diverso rispetto alla prova effettuata in precedenza, corroborata anche del fatto che scelsi una classe il cui equipaggiamento mi consentiva un movimento più “leggero”; la meccanica del peso relativo a ciò che si indossa, infatti, non mi era stata spiegata durante il primo approccio e ciò migliorò non poco le mie prime ore di vita nelle pericolose terre di Lordran.

Un vantaggio derivante dal giocare un titolo nella comodità di casa propria è che ci si può prendere tutto il tempo che serve per familiarizzare con i controlli e con il mondo che ci circonda; scoprì, allora, che i così tanto temuti nemici seguivano, almeno inizialmente, uno schema di attacchi abbastanza lento e leggibile offrendomi l’opportunità e il tempo di schiavare oppure anticipare ogni mossa dell’avversario rendendo il sistema di gioco molto meno rigido di quanto pensassi.

Ma l’aspetto che più mi fece innamorare dell’opera è stata la narrazione ambientale conosciuta ai più come “lore”, nome derivante appunto da folklore, ossia un mondo che all’esterno sembra morto ed immobile in cui si nasconde, invece, una storia ricca di sfaccettature, di antiche glorie e coraggiosi eroi che sfidano il destino nonostante siano ben consapevoli che il loro sacrificio servirà a ben poco.

Trovo la lore di Dark Souls una delle cose più umane e romantiche che siano mai state create all’interno del medium, una lettera d’amore al genere umano che, pur ritrovandosi di fronte a ostacoli che sembrano insormontabili, non si lascia scoraggiare e combatte per proteggere ciò che ama e quello che ha costruito; non importa se ogni cosa è destinata a tornare polvere in quanto, se si riuscirà a mantenere acceso anche solo un barlume di speranza, ne sarà valsa la pena.

Quindi auguri, Dark Souls, possa la fiamma della speranza umana non spegnersi mai così come tu possa continuare a ispirare generazioni e generazioni di sviluppatori e videogiocatori, che possano ritrovare in te lo stesso amore e la stessa voglia di non arrendersi mai che risvegliasti in me.

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