Continua la battaglia di WhatsApp contro le fake news. Dopo le novità che hanno iniziato a essere sperimentate 10 giorni fa questa volta si passa dalle immagini al testo, per scoprire se un messaggio è stato inoltrato cinque o più volte. È normale del resto che il programma di instant messaging sia particolarmente attento nell'arginare il più possibile la diffusione di bufale e fake news, visti i problemi che ha dovuto affrontare nel recente passato, con le campagne d'odio diffusesi in India.
La novità, segnalata come sempre dai colleghi di WABetaInfo, riguarda la release beta 2.19.80. In questo caso una semplice voce distinguerà i messaggi inoltrati di frequente da quelli semplicemente inoltrati: la discriminante è la soglia delle cinque volte, stabilita già qualche tempo fa. Chi inoltra un messaggio potrà quindi vedere se il messaggio ha superato o meno tale soglia e addirittura apprendere l'esatto numero di volte che un messaggio è stato condiviso, accedendo alla sezione Message Info.
È ovvio che la sola quantità di volte che un messaggio è stato condiviso non è di per sé una condizione sufficiente a bollarlo con certezza come una bufala, ma ne è un presupposto necessario, che come tale dovrebbe insospettirci e spingerci ad approfondire la questione. Se c'è un limite a questa soluzione va invece visto nel fatto che il meccanismo di tag riguarda solo i messaggi inviati. Solo chi invia un messaggio infatti potrà visualizzare il tag, e solo dopo averlo inviato. Il meccanismo quindi appare imperfetto e in grado al massimo di provocare ripensamenti su messaggi già inoltrati, mentre sarebbe sicuramente più utile che la funzione fosse estesa anche ai messaggi ricevuti, così effettuare eventuali verifiche prima di diffonderli a propria volta.
Come sempre, trattandosi di una beta, non possiamo sapere quando la funzione diverrà parte della versione stabile di WhatsApp, anche se di solito è questione di settimane. Tutte questi provvedimenti però richiedono una partecipazione attiva dell'utente e ne presuppongono quindi la totale buonafede. Una visione un po' semplicistica delle cose.
Sappiamo infatti che ci sono veri e propri "professionisti" delle bufale, che le diffondono in maniera scientifica, spesso a fini politici, ma anche i normali utenti tendono a condividere le cose in cui credono e spesso non sono affatto interessati a verificarne l'attendibilità, giacché il solo fatto che un'informazione sia congruente con el proprie convinzioni ne fa un contenuto degno di condivisione.