L'Europa ha preso di mira Apple, di nuovo: stavolta il problema riguarda il geo-blocking, ossia la pratica di limitare determinate app e servizi unicamente ad alcuni territori. Secondo l'UE, la pratica discriminerebbe illegalmente i clienti europei e violerebbe le norme sulla protezione dei consumatori.
L'indagine, effettuata dalla Commissione Europea e dalla Rete di Cooperazione per la Protezione dei Consumatori (CPC), ha identificato diverse pratiche potenzialmente vietate di geo-blocking applicate da Apple su App Store, iTunes Store, Arcade, Books, Podcasts e Apple Music. Tra le problematiche emerse ci sono la limitazione dei metodi di pagamento al paese di registrazione dell'account, il blocco dei download di app offerte in altri paesi e interfacce restrittive specifiche per regione.
La CPC ha affermato che: "nelle versioni app di questi servizi, i consumatori possono accedere solo all'interfaccia del paese dove hanno registrato il loro account Apple e incontrano notevoli difficoltà nel tentativo di cambiarla". Ciò viola le norme UE anti geo-blocking, che vietano espressamente alle aziende di applicare disposizioni discriminatorie che limitano i clienti dell'Unione Europea in base a nazionalità o residenza.
La Commissaria europea Margrethe Vestager ha dichiarato: "Nessuna azienda, grande o piccola, dovrebbe discriminare ingiustamente i clienti in base alla loro nazionalità, luogo di residenza o stabilimento".
Apple ha 30 giorni di tempo per proporre una soluzione, descrivendo quali mosse vuole attuare per risolvere queste problematiche. In caso contrario rischia sanzioni fino al 4% del fatturato globale annuo, che si andrebbero ad aggiungere alla già enorme multa da 1,84 miliardi di euro per violazione antitrust e alla possibile multa di 38 miliardi di dollari per aver violato il DMA.