Keith Coleman, Vice Presidente di Consumer Product di Twitter, ha annunciato che l'azienda sta sperimentando una serie di innovazioni legate sia a foto e video che a promuovere "conversazioni più sane". Gli sforzi in particolare si concentrano nel facilitare l'accesso alla videocamera per chi usa lo smartphone, con la possibilità quindi di realizzare brevi "storie" come accade su altri social e programmi di instant messaging, ma anche nell'implementare nuove soluzioni in grado di filtrare più efficacemente i contenuti che diffondono bufale e teorie cospirazioniste.
Il sito di microblogging fondato nel 2006 cerca così di restare al passo con i tempi e con i gusti soprattutto dei più giovani, che prediligono un utilizzo più visuale, che faccia largo uso di video e immagini. Nell’ultima versione della beta pubblica dell'app dunque è ora presente un accesso veloce alla fotocamera dello smartphone. Inoltre, con un semplice swap verso sinistra, è ora possibile attivare la modalità videocamera. In questo modo scattare una foto o catturare un filmato e twittarlo subito sarà molto più semplice e veloce.
Twitter inoltre ha anche aggiornato l'interfaccia delle conversazioni al fine di renderla ancora più semplice e intuitiva e ha implementato una nuova funzione che consente di suggerire gli hashtag a chi ha la geolocalizzazione attivata, così da facilitare l'invio di messaggi in ogni situazione. Tale funzione per il momento non sarà però sempre attiva ma diventerà disponibile solo in concomitanza di grandi eventi sportivi e non, inizialmente nei soli Stati Uniti, anche se Coleman ha già chiarito che poi in futuro sarà allargata anche ad altri mercati.
Ma queste non sono le uniche novità. "attualmente stiamo lavorando anche ad alcuni cambiamenti sia del prodotto che delle policies, al fine di migliorare la salubrità delle conversazioni", ha spiegato Coleman, affermando di puntare soprattutto allo sviluppo di tecnologie "più rapide e proattive" nel filtrare i contenuti e nell'intraprendere azioni più decise nei confronti degli account che diffondono bufale e teorie cospirazioniste. Una contromisura che richiama quella annunciata recentemente anche da Facebook.