Le associazioni dei consumatori, tra cui Adiconsum, Adoc, Cittadinanzattiva, Federconsumatori e Udicon, hanno scelto di manifestare la loro disapprovazione riguardo alle recenti modifiche contrattuali annunciate da TIM. In particolare, le modifiche riguardano alcune offerte di rete fissa e prevedono l'introduzione di un meccanismo di indicizzazione tariffaria delle bollette.
Le associazioni hanno espresso il loro netto dissenso riguardo all'inclusione della clausola ISTAT che, dal 1° aprile 2024, comporterà un aumento annuale del costo mensile in base all'inflazione. Questo tipo di politica tariffaria ha suscitato preoccupazione tra i consumatori e le associazioni, poiché ritenuto in contrasto con gli sforzi delle Istituzioni e delle Autorità per regolamentare la materia, frenare l'inflazione e tutelare i diritti dei consumatori.
La richiesta delle Associazioni è chiara: vogliono che l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM), l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), il Ministero dell'Innovazione Tecnologica e Digitale (MIMIT) e TIM stessa agiscano tempestivamente, annullando o sospendendo urgentemente queste modifiche. E chiedono una maggiore collaborazione istituzionale per garantire i diritti dei consumatori.
Secondo le Associazioni dei Consumatori, le nuove politiche tariffarie di TIM potrebbero essere in potenziale contrasto con la Delibera 89/23/CONS pubblicata dall'AGCOM il 4 aprile 2023. Tale delibera stabilisce la necessità di ottenere il consenso esplicito del consumatore per qualsiasi indicizzazione tariffaria e la possibilità per il consumatore di cambiare offerta in caso di aumenti superiori a una soglia ragionevole.
Le Associazioni sostengono che la rimodulazione annunciata da TIM implementa un meccanismo di indicizzazione all'inflazione con un mark up fisso del 3,5%, funzionante solo al rialzo, ignorando gli indici negativi. Ciò potrebbe portare a continui aumenti delle bollette, soprattutto in un periodo di inflazione in aumento come l'attuale.
Inoltre, le Associazioni hanno criticato il fatto che il nuovo meccanismo di indicizzazione non richiede il consenso esplicito del consumatore per essere applicato. Questo lascia i clienti coinvolti senza voce in capitolo, con l'unica opzione di recedere entro il 30 settembre 2023 se desiderano evitare queste modifiche.
Le preoccupazioni espresse dalle Associazioni dei Consumatori riflettono la crescente attenzione verso le politiche tariffarie delle compagnie telefoniche e come queste possano influenzare il bilancio dei cittadini. Le Autorità competenti dovranno valutare attentamente la situazione e prendere misure adeguate per garantire una maggiore trasparenza e protezione per i consumatori, stabilendo un equilibrio tra gli interessi delle compagnie e i diritti dei clienti.