Come ormai sarà noto a molti, nella giornata di lunedì 4 ottobre Facebook, Instagram e WhatsApp hanno subito un'interruzione del servizio durata oltre sei ore. Anche se alcuni esperti in cybersecurity non scartano totalmente l'ipotesi di un attacco all'infrastruttura DNS delle piattaforme, la motivazione ufficiale fornita dall'azienda sul blog aziendale parla, in breve, di un blackout generale causato in origine da un errore di configurazione interno nella rete di backbone di Facebook e dei servizi correlati.
A ogni modo, mentre miliardi di utenti tentavano invano di accedere ai loro account di Facebook o Instagram, le altre piattaforme di social networking e messaggistica hanno subito un incremento improvviso di traffico. Tra di esse c'è Telegram, popolare applicazione di messaggistica e storico competitor di WhatsApp.
In un recente annuncio sul suo canale, il CEO di Telegram Pavel Durov ha infatti annunciato che, durante le sei ore di blackout dei servizi di Mark Zuckerberg di lunedì, la piattaforma ha acquisito ben 70 milioni di nuovi utenti, con un aumento del 10% rispetto alla quota annuale di iscrizioni di gennaio 2021.
Come fa notare Durov, i server di Telegram hanno resistito a questo aumento imprevisto di traffico in modo egregio, riportando solo alcuni rallentamenti nel caricamento dei contenuti per alcuni utenti. Durov ha anche sottolineato l'importanza di garantire ai nuovi utenti spiegazioni chiare sul funzionamento di un'applicazione di messaggistica che a primo acchito può risultare confusionaria rispetto a WhatsApp.
Non è la prima volta, d'altronde, che Telegram sfrutta l'onda lunga dei disservizi di WhatsApp per attirare nuovi utenti: proprio a gennaio di quest'anno, infatti, un fraintendimento nella nuova privacy policy di WhatsApp aveva portato molti utenti a pensare che i propri dati personali sarebbero stati condivisi con Facebook e li aveva pertanto spinti a passare al competitor, sebbene Telegram non sia dotata, al contrario di WhatsApp, di crittografia end-to-end per le conversazioni.
Telegram è il più grande servizio indipendente di messaggistica istantanea, ma non è l'unico; anche il competitor Signal ha dichiarato infatti un incremento non meglio specificato di "milioni di nuovi utenti" durante il blackout di lunedì. Al contrario di Telegram, Signal garantisce la crittografia end-to-end, ma dall'altro lato Telegram ha di recente introdotto un metodo facile e veloce per importare la cronologia di WhatsApp e facilitare così il passaggio al nuovo servizio di messaggistica.
Episodi come quello di lunedì dimostrano d'altronde i pericoli insiti nella struttura fortemente centralizzata dei servizi del colosso di Zuckerberg: non solo gli stessi dipendenti hanno avuto problemi ad accedere di persona agli uffici per risolvere il blackout, dal momento che i loro badge erano collegati ai server di Facebook, ma le applicazioni di messaggistica istantanea rivestono un ruolo fondamentale nella vita degli utenti.
Se in Europa e nel Nord America WhatsApp non è che uno dei tanti modi di comunicare gratis e istantaneamente con gli altri, molti Paesi del Sud globale si affidano in modo quasi esclusivo ai servizi di Facebook per mantenere i contatti con amici e famiglia, per non doversi affidare a contratti con servizi di telefonia e chiamate internazionali dai prezzi insostenibili.
La decentralizzazione tecnologica fornita dalla presenza sul mercato di servizi privati come Telegram e Signal si rivela quindi fondamentale non solo per prevenire fastidiosi disguidi, ma anche per non acuire ulteriormente il digital divide in un contesto globale.
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