Il mercato dei contenuti: Google Play
Una delle grandi sfide affrontate da Android nel 2012 fu il cambiamento dell'Android Market, che diventava Google Play e si apriva a una maggiore varietà di contenuti digitali.
Oggi potrebbe sembrare strano, ma fino al marzo 2012 la strategia di Google nell'ambito del contenuto digitale si limitava a usare i dispositivi Android come veicolo dell'Android Market. Questo era lo strumento che, dal 2009, permetteva di scaricare applicazioni e giochi, ma altri tipi di contenuti (musica, libri), erano "contenuti" in altre applicazioni.
Rinominando il negozio in Google Play, Google lo trasformò anche in un punto centrale per la distribuzione di opere di ogni genere: con una sola applicazione, adesso, era possibile scaricare applicazioni, giochi, libri, riviste, film, musica e serie TV. Tutto in solo posto, e con accesso da dispositivi tra i più variegati.
Google lo trasformò anche in un punto centrale per la distribuzione di opere di ogni genere
Google sfruttò l'occasione anche per cambiare il design dell'applicazione per smartphone e quella web, aggiungendo alcune valide novità. Negli anni successivi, Google Play si è evoluto e sono arrivate cose come gli abbonamenti periodici, gli acquisti in app, la fatturazione tramite il conto telefonico. Per un po' Google usò il Play Store anche per vendere i dispositivi Nexus, ma poi decise di spostarli in un negozio a sé stante.
All'inizio ci siamo dovuti abituare, ma oggi non rinunceremmo a un unico negozio virtuale per scaricare i contenuti digitali – senza essere necessariamente vincolati a un dispositivo Android; oggi i contenuti di Google Play si possono comprare, scaricare e usare con smartphone, tablet, computer desktop, dispositivi iOS (non è possibile acquistare), Google Chromecast e tanto altro.