In un mondo post Digital Markets Act (DMA), Spotify continua a testare cosa significhi tutto questo per la versione iOS della sua app. Il servizio di streaming musicale, difatti, ha annunciato di aver inviato ad Apple un aggiornamento, attualmente in attesa di approvazione, che consentirebbe agli utenti di visualizzare "informazioni di base sui prezzi e sul sito web" tramite l'app europea di Spotify.
Si tratta del minimo sindacale stabilito dalla UE in seguito all'approvazione del DME, ma a quanto pare ad Apple non interessa, visto che ha prontamente respinto l'aggiornamento di Spotify, rimarcando le nuove linee guida dell'App Store europeo, che richiedono il pagamento di una tassa da parte degli sviluppatori, per introdurre comunicazioni ai clienti tramite link in-app.
Dustee Jenkins, chief public affairs officer di Spotify, ha espresso il suo disappunto riguardo alla politica di Apple. Secondo Jenkins tutto ciò violerebbe la legge europea, motivo per il quale ha rimarcato l'importanza che la Commissione faccia rispettare le sue decisioni per garantire dei benefici concreti ai consumatori.
"Apple continues to break European law,” and unfortunately that means we still can’t give EU consumers the information they need and the choices they deserve in our app. Here’s what we mean. pic.twitter.com/tkcXQkRqLy
— Spotify News (@SpotifyNews) April 24, 2024
Le tensioni tra Apple e Spotify non sono una novità, da tempo le due aziende si scontrano in merito ai costi che uno sviluppatore deve sostenere per essere presente sull'App Store, ma si sono intensificate con l'entrata in vigore del DMA.
Spotify, in seguito all'approvazione del DMA, inviò un aggiornamento ad Apple per consentire agli utenti di acquistare i piani in abbonamento direttamente dall'app, ma Apple lo respinse. Questo episodio, molto ironicamente, avvenne poco dopo che l'Unione europea sanzionò Apple per un ammontare di quasi 2 miliardi di dollari, accusandola di concorrenza sleale verso le app di streaming musicale alternative a Apple Music.
Al momento l'UE ha avviato un indagine che coinvolge Apple, Meta e Google per definire se le aziende praticano qualsivoglia forma di concorrenza sleale e per comprendere se gli addebiti aggiuntivi per gli sviluppatori, introdotti in seguito al DMA, sono leciti o infrangono le recenti direttive europee.