Siri "spiava" gli utenti, Apple paga 95 milioni di dollari

Apple paga 95 milioni di dollari per l'uso non autorizzato di registrazioni Siri, chiudendo la battaglia legale riguardo le accuse di attivazione non intenzionale.

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a cura di Luca Zaninello

Managing Editor

Apple ha accettato di pagare 95 milioni di dollari per risolvere una causa legale collettiva riguardante la registrazione involontaria di conversazioni degli utenti di Siri. L'accordo, che deve ancora essere approvato dal tribunale distrettuale degli Stati Uniti, riguarda i possessori di dispositivi Apple con Siri attivo tra il 17 settembre 2014 e il 31 dicembre 2024.

La causa, intentata nel 2019 a seguito di rivelazioni di un informatore del Guardian, sosteneva che Apple avesse utilizzato registrazioni "private" ottenute accidentalmente, e quindi senza il consenso esplicito degli utenti, per addestrare Siri.  Queste "attivazioni non intenzionali" di Siri avrebbero catturato conversazioni sensibili, violando la privacy degli utenti.

L'accordo prevede che Apple, oltre al pagamento di 95 milioni di dollari, confermi l'eliminazione delle registrazioni di Siri ottenute prima di ottobre 2019 e fornisca nuove indicazioni sull'utilizzo dei dati vocali raccolti, specificando come i consumatori possono scegliere di inviare registrazioni anonime per "migliorare Siri".

Questo episodio non è un caso isolato nel mondo degli assistenti vocali. Nel 2018, Amazon si è trovata al centro di polemiche per aver registrato una conversazione privata e averla inviata a un contatto dell'utente in modo involontario. Poche settimane prima delle rivelazioni su Apple nel 2019, Google ha ammesso che oltre 1.000 registrazioni di Google Assistant erano state diffuse a un'emittente televisiva belga.

Questi incidenti hanno sollevato preoccupazioni sulla privacy degli utenti e sulla possibilità che le grandi aziende tecnologiche utilizzino gli assistenti vocali per spiare le conversazioni e raccogliere dati personali a scopo di lucro.

Nonostante le preoccupazioni, è importante sottolineare che non ci sono prove concrete che le aziende tecnologiche utilizzino gli assistenti vocali per spiare gli utenti. È più probabile che le registrazioni accidentali siano il risultato di errori tecnici o di una combinazione di fattori, come la presenza di parole chiave simili al comando di attivazione o rumori di fondo che vengono interpretati come comandi.

Come ha sottolineato Kevin Murnane di Forbes nel 2019, l'addestramento del software di riconoscimento vocale con le registrazioni degli utenti è una pratica comune. Le accuse di "tecnologia malvagia" e di spionaggio sono spesso esagerate e distolgono l'attenzione dai veri problemi legati alla privacy online.

Mentre le preoccupazioni per lo spionaggio tramite assistenti vocali sembrano infondate, esistono metodi di tracciamento ben più efficaci e preoccupanti. Cookie, fingerprinting del browser e profili fantasma sono solo alcuni esempi di tecniche utilizzate da aziende e inserzionisti per tracciare gli utenti online. Questi metodi sono molto più difficili da mitigare rispetto alle attivazioni accidentali di un assistente vocale.

L'accordo di Apple da 95 milioni di dollari non è tanto una confessione di colpevolezza quanto una decisione pragmatica per evitare un lungo e costoso processo legale in un'area del diritto ancora in evoluzione.

Questo caso ci ricorda l'importanza di essere consapevoli dei rischi per la privacy associati all'utilizzo delle tecnologie digitali. È fondamentale leggere attentamente le politiche sulla privacy, configurare le impostazioni di privacy dei dispositivi e adottare misure per proteggere i propri dati personali.

È altrettanto importante mantenere un sano scetticismo nei confronti delle teorie del complotto e delle notizie sensazionalistiche. Invece di preoccuparci di improbabili scenari di spionaggio, dovremmo concentrare la nostra attenzione sui metodi di tracciamento reali e più insidiosi che minacciano la nostra privacy online.

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