Recentemente, diversi iPhone conservati per analisi forensi hanno iniziato a riavviarsi automaticamente, sollevando preoccupazioni tra i funzionari dell'ordine. Questi dispositivi, tutti dotati di iOS 18.0 e disconnessi dalle reti cellulari, hanno mostrato un comportamento insolito nonostante alcuni fossero in modalità aereo o custoditi in gabbie di Faraday.
Il fenomeno ha seminato il dubbio su un possibile nuovo aggiornamento di sicurezza introdotto da Apple, come suggerisce un documento ottenuto da 404 Media. Le autorità ritengono infatti che questi iPhone possano riavviarsi a seguito di un segnale inviato da altri dispositivi nell'area, se sono stati scollegati dalla rete per un certo periodo.
Questa funzionalità riporterebbe gli smartphone allo stato BFU (Before First Unlock), considerato più sicuro dello stato AFU (After First Unlock). Gli iPhone in stato BFU non sono stati sbloccati dopo il riavvio, il che rende i dati al loro interno meno accessibili per le indagini forensi.
Il documento di cui si parla è stato presumibilmente redatto da funzionari dell'ordine a Detroit, Michigan, con l'obiettivo di diffondere la consapevolezza di questa problematica e fornire istruzioni su come gestire questi dispositivi inclini al riavvio. Tuttavia, esperti come Matthew Green, criptografo e professore associato alla Johns Hopkins University, considerano "estremamente dubbia" questa ipotesi, sebbene l'idea che Apple implementi una misura simile sarebbe sorprendente.
Secondo report dello stesso periodo, molti utenti di iPhone 16 Pro e iPhone 16 Pro Max con iOS 18.0 hanno segnalato riavvii casuali dei dispositivi. Apple ha prontamente risolto il problema con l'aggiornamento a iOS 18.1, rilasciato il 28 ottobre. Questo potrebbe suggerire che il comportamento osservato nei dispositivi forensi sia dovuto a un difetto software piuttosto che a una misura di sicurezza deliberata.
Altri motivi plausibili per il riavvio includono problemi hardware, come guasti al chip di base, o batterie scariche. Pertanto, il riavvio degli iPhone nei laboratori forensi potrebbe non essere un'intenzionale funzione di protezione, ma piuttosto un inconveniente tecnico legato all'uscita di un nuovo aggiornamento software.
Il fenomeno dei dispositivi digitali utilizzati a fini forensi non è nuovo, ma con l'avvento delle tecnologie moderne, le implicazioni della sicurezza e della gestione dati sono diventate sempre più complesse. L'utilizzo degli iPhone in particolare nelle indagini forensi ha sollevato questioni relative alla sicurezza dei dati in scenari che prevedono il possibile accesso o manipolazione da parte di terzi non autorizzati.
La storia della crittografia e della sicurezza dei dispositivi mobili è ricca di sviluppi interessanti. Già durante la Seconda Guerra Mondiale, la crittografia giocava un ruolo cruciale nelle comunicazioni militari. Oggi, la crittografia è fondamentale per proteggere le informazioni personali e aziendali.
Le tecniche di crittografia sono sempre più evolute e spesso incorporano meccanismi di sicurezza che possono confondere persino le agenzie di sicurezza nel momento in cui hanno la necessità legittima di accedere ai dati per indagini. La sfida sta nel bilanciare il diritto alla privacy con la necessità di garantire la sicurezza pubblica.
La gestione degli iPhone in contesti forensi è solo un esempio di come la tecnologia moderna ponga sfide uniche e complesse, che richiedono una costante evoluzione delle leggi e delle prassi di sicurezza per tenere il passo con l'innovazione tecnologica.