Riconoscimento vocale
Il riconoscimento vocale rappresenta una buona parte del funzionamento di Android Wear. Così come accade con lo smartphone, potrete prendere una nota, aggiungere un promemoria, inviare un SMS o una mail, aggiungere un'attività in agenda, impostare una navigazione, un timer, avviare il cronometro, impostare una sveglia o avviare applicazioni compatibili. Il sistema è sempre attivo, basta dire "Ok Google" seguito dal comando.
Non fa niente di più o meno rispetto a quello che abbiamo visto fare da altri smartphone, ma qui dovrebbe essere tutto più integrato e funzionare meglio. Il riconoscimento vocale funziona bene se vi abituate a parlare in un certo modo e siete in un ambiente silenzioso. Intendiamo dire che se avete un attimo di esitazione, mezzo secondo di pausa non necessaria, dovrete riavviare nuovamente il riconoscimento vocale, e se c'è un rumore improvviso o vi trovate in un ambiente rumoroso, perderete ben presto la pazienza. Quando non riconoscerà un comando, visualizzerà la ricerca internet e, credeteci, a volte vorreste buttarlo dal finestrino dell'auto.
Aggiungete inoltre il fatto che l'efficacia del riconoscimento dipende anche dalla vostra voce, quindi se per alcuni funzionerà meglio, per altri peggio. È però una questione di abitudine. Dopo aver passato qualche giorno in più a "parlare" allo smartwatch, il riconoscimento migliora, molto probabilmente grazie alla persona, non allo smartwatch.
Autonomia
Ecco un altro tasto dolente per i dispositivi indossabili in generale. L'autonomia del G Watch, con lo schermo regolato sul secondo livello di luminosità (più che sufficiente per un uso principalmente in ambienti interni), lo schermo sempre spento (lo attiverete alla bisogna con un doppio click), e sempre acceso sia giorno che notte, arriverete a circa 2 giorni e mezzo di autonomia.
Con impostazioni più aggressive, schermo più luminoso e sempre acceso, arriverete a stento ai due giorni. C'è da dire che se lasciato acceso ma inattivo, il consumo della batteria è abbastanza contenuto.
L'autonomia è chiaramente ancora insufficiente. Una settimana di autonomia è il minimo a da cui non vorremmo discostarci.
Conclusioni
Android Wear è la mossa di Google per imporsi nel mercato dei wereable prima che sia troppo tardi. Oggi è ancora troppo presto per capire se avrà successo o meno. Un vantaggio di Wear è la sicurezza che i dispositivi che adotteranno questo OS saranno compatibili con la stragrande maggioranza degli smartphone Android, evitando spiacevoli soluzioni come quella di Samsung che, alla stregua del voler diventare una nuova Apple, aveva chiuso la compatibilità solo ad alcuni prodotti della stessa marca, anzi a un piccola fetta di prodotti.
Lo svantaggio principale di Andorid Wear è che tutti i dispositivi si somiglieranno, almeno nelle funzioni. È come tornare ai primi anni di Android, dove gli smartphone erano tutti uguali, e la differenza si vedeva solo nella fascia più alta del mercato. Inizialmente le differenze si vedranno unicamente nella parte estetica, mentre i produttori riusciranno a differenziarsi solo dopo i primi sviluppi della piattaforma.
Un vantaggio è invece la disponibilità di applicazioni, e quindi di quello che uno smartwatch sarà in grado di fare. Partendo da una base comune, gli sviluppatori potranno aggiornare e sviluppare nuove App con la piattaforma Android Wear in mente. Cosa che invece non può accadere quando un prodotto interessa solo una piccola fetta di utenti.
Android Wear oggi è una scommessa, ma non è ancora qualcosa di cui non si può fare a meno. G Watch è una sorta di "esempio d'implementazione" della nuova versione di Android, e non scappa alle regole degli altri smartwatch attualmente sul mercato. Non cambiano la vita, la semplificano in alcuni casi - e quando non funzionano a dovere la complicano -, evitandoci qualche volta di estrarre lo smartphone dalla tasca. Ma in ogni caso, non sono tali da fare realmente la differenza. Il prezzo di 199 euro inoltre non aiuta.
Gli occhi sono ora puntati su Apple, riuscirà a creare un prodotto in grado, realmente, di cambiare il modo in cui usiamo lo smartphone?
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