Quanto costerà iPhone dopo i dazi di Trump? Le previsioni vi faranno venire la pelle d'oca

L'iPhone potrebbe costare una fortuna. Assemblare in America significa enormi rincari: ciò che costa $30 in Cina arriverebbe a $300.

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a cura di Luca Zaninello

Managing Editor

Le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, riesplose con l'annuncio di nuovi dazi punitivi da parte di Washington sui beni importati dal gigante asiatico (e non solo), minacciano di avere un impatto significativo su uno dei prodotti tecnologici più iconici e diffusi al mondo: l'iPhone di Apple. Sebbene l'obiettivo dichiarato di tali misure sia quello di incentivare il ritorno della produzione high-tech negli USA, la complessa realtà della catena di approvvigionamento globale di Apple potrebbe tradursi in un sensibile aumento dei prezzi per i consumatori, non solo americani ma potenzialmente anche europei.

Per comprendere la portata del problema, è utile analizzare la struttura dei costi di un iPhone, come dettagliata dal The Wall Street Journal. Prendiamo come esempio l'iPhone 16 Pro nella versione da 256GB. Il suo prezzo al dettaglio negli Stati Uniti è di circa 1.100 dollari. Secondo Wayne Lam, analista di ricerca presso TechInsights, società specializzata nell'analisi dei componenti dei prodotti tecnologici, il costo totale dei materiali (la cosiddetta "Bill of Materials" o BOM) per Apple si aggirava, al momento del lancio, intorno ai 550 dollari. Aggiungendo i costi di assemblaggio e test, principalmente sostenuti in Cina dove l'industria manifatturiera elettronica ha raggiunto livelli di efficienza senza pari, il costo per Apple sale a circa 580 dollari per unità. Anche tenendo conto delle ingenti spese di marketing, ricerca e sviluppo, e dei servizi inclusi come iMessage e iCloud, Apple riesce a mantenere un margine di profitto considerevole, un fattore chiave che l'ha resa una delle aziende di maggior valore al mondo.

Il nodo cruciale arriva con l'introduzione dei nuovi dazi annunciati dagli Stati Uniti sui beni provenienti dalla Cina, che secondo le fonti citate ammonterebbero attualmente a un totale del 54%. Applicando questa percentuale al costo di produzione dell'iPhone, il costo per Apple schizzerebbe a circa 850 dollari per dispositivo. È evidente che un simile aumento eroderebbe drasticamente i margini di profitto dell'azienda. Per mantenere la sua redditività, Apple si troverebbe quasi certamente costretta a trasferire gran parte di questo aggravio sul prezzo finale pagato dal consumatore. Un portavoce di Apple, interpellato sulla questione, ha preferito non commentare i piani di prezzo futuri o i dettagli relativi alla produzione.

L'idea di aggirare i dazi spostando la produzione negli Stati Uniti, sebbene possa apparire come una soluzione logica in linea con gli obiettivi deii dazi, si scontra con ostacoli enormi. Barton Crockett, analista senior presso la società di brokeraggio Rosenblatt Securities, definisce un simile trasloco "un'impresa massiccia, mastodontica" che richiederebbe anni per essere completata. Inoltre, non risolverebbe completamente il problema dei dazi: Apple dovrebbe comunque importare la stragrande maggioranza dei componenti elettronici (chip, display, memorie, sensori) da fornitori internazionali, molti dei quali asiatici, e questi componenti sarebbero a loro volta soggetti a dazi d'importazione.

Ma il fattore più critico è il costo del lavoro. L'ecosistema di assemblaggio cinese è altamente efficiente ma anche ad alta intensità di manodopera, un modello economicamente insostenibile negli Stati Uniti a causa dei salari significativamente più alti. Wayne Lam stima che il costo del lavoro per l'assemblaggio, che in Cina potrebbe incidere per circa 30 dollari per smartphone, negli USA salirebbe a circa 300 dollari. Questo, unito ai costi potenzialmente maggiori per stabilire nuove fabbriche e catene logistiche, renderebbe un iPhone "Made in USA" non solo difficile da realizzare, ma probabilmente molto più costoso dell'attuale modello assemblato in Cina, anche al netto dei dazi.

"Non è chiaro se si possa produrre uno smartphone a prezzi competitivi qui", conclude Crockett. L'ipotesi di realizzare tutti i componenti negli USA è considerata quasi fantascientifica, richiederebbe investimenti astronomici e capacità produttive oggi inesistenti sul suolo americano.

La situazione relativa ai dazi è ancora in evoluzione e "lungi dall'essere definita". Le trattative commerciali, le possibili esenzioni o modifiche alle aliquote potrebbero cambiare lo scenario. Tuttavia, la minaccia di un forte aumento dei prezzi per i prodotti simbolo della tecnologia globale come l'iPhone è concreta. Per ora, il consiglio che emerge dalle analisi è quello di non affrettarsi a fare scorte di modelli precedenti, ma piuttosto di curare al meglio il dispositivo che si possiede attualmente, in attesa di maggiore chiarezza.

Sebbene i dazi annunciati siano una misura specifica degli Stati Uniti rivolta alle importazioni dalla Cina, le conseguenze potrebbero non limitarsi al mercato americano. L'Europa, e l'Italia al suo interno, potrebbero subire aumenti significativi dei prezzi degli iPhone per diverse ragioni interconnesse. In primo luogo, Apple adotta spesso strategie di prezzo globali. Se i costi di produzione aumentano drasticamente a causa dei dazi USA, anche se applicate solo all'importazione negli Stati Uniti, Apple potrebbe decidere di rivedere al rialzo i listini a livello mondiale per mantenere una coerenza nei margini di profitto o per bilanciare l'impatto sul fatturato complessivo. Un aumento del prezzo base negli USA si tradurrebbe quasi certamente in un prezzo più alto anche in Euro, una volta aggiunte le tasse locali come l'IVA (che in Italia è del 22%).

In secondo luogo, la catena di approvvigionamento di Apple è un sistema globale interdipendente. Qualsiasi shock significativo, come un aumento forzato dei costi o una potenziale (anche se improbabile) rilocalizzazione parziale della produzione, può creare turbolenze che si ripercuotono sull'intera struttura dei costi, influenzando potenzialmente il prezzo finale dei dispositivi venduti in tutti i mercati, compreso quello europeo.

Infine, non è da escludere un effetto domino: le guerre commerciali possono portare a ritorsioni e all'adozione di politiche protezionistiche simili da parte di altri blocchi economici, creando un clima di incertezza e potenziali costi aggiuntivi nel commercio globale di beni tecnologici. Pertanto, i consumatori italiani ed europei farebbero bene a monitorare la situazione, poiché il rischio di vedere lievitare il prezzo del prossimo iPhone è tutt'altro che remoto.

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