Stop alla pirateria editoriale tramite le applicazioni di messaggistica istantanea. È la richiesta dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia alla Procura di Milano. L’esposto – reso noto dal presidente Alessandro Galimberti – chiede il sequestro dei canali Telegram e dei gruppi WhatsApp in cui vengono illegalmente diffusi le rassegne stampa che violano il diritto d’autore. Questa notizia fa eco a quella di qualche giorno fa della Federazione Italiana Editori Giornali (FIEG) che ha richiesto all’AGCOM la completa sospensione in Italia di Telegram, colpevole dell’incremento della circolazione illecita di testate giornalistiche.
La pirateria editoriale, infatti, non solo rappresenta una violazione del diritto d’autore ma procura gravi danni economici a tutta l’industria: dagli editori fino agli edicolanti, nessuno escluso. Per questo, viene chiesto un intervento celere e rigido vagliando anche l’ipotesi – si legge nel comunicato dell’Ordine – di “reato di ricettazione circa le modalità di alimentazione dei contenuti su tali canali”.
Per quanto riguarda Telegram, dato che la società sembrerebbe avere sede legale a Dubai, potrebbero essere utilizzati i canali di cooperazione internazionale previsti dai Trattati tra l’Italia e gli Emirati Arabi per il sequestro degli strumenti oggetti del reato contestato. “La crisi del settore editoriale è arrivata a un punto tale da non poter più sopportare il saccheggio giornaliero, massivo e indiscriminato che i monopolisti del Web attuano scientificamente” sottolinea Galimberti.
Il fenomeno della pirateria editoriale – o più in generale di qualsiasi altro contenuto – si è gravemente intensificato in questo periodo di chiusura in casa, a causa della pandemia da Coronavirus. La tentazione di ricorrere a canali in grado di fornire immediatamente e gratuitamente di tutto sembrerebbe essere aumentata esponenzialmente. La FIEG avrebbe rilevato un aumento del 46% di iscritti ai canali Telegram nei primi mesi del 2020 e dell’88% di testate illecitamente distribuite per una perdita stimata di circa 670 mila euro al giorno. Insomma, è un fenomeno che deve essere assolutamente fermato!
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