Overclock e undervolt su Android, questo produttore ci sta lavorando attivamente

Xiaomi starebbe sviluppando una "dashboard prestazionale" che permetterà agli utenti più avanzati di regolare in tempo reale le frequenze di CPU e GPU.

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a cura di Luca Zaninello

Managing Editor

Il panorama dei migliori smartphone Android è oggi dominato da processori dalle capacità computazionali spesso sovrabbondanti per l'uso quotidiano della maggior parte degli utenti. Sebbene i System-on-Chip (SoC) moderni siano progettati per adattare dinamicamente le proprie prestazioni in base al carico di lavoro e ad altri parametri, manca generalmente una possibilità diretta per l'utente finale di definire con precisione quanta potenza di calcolo rendere disponibile, al di fuori delle modalità "gaming" specifiche offerte da alcuni brand. Questo scenario potrebbe però cambiare presto: un importante produttore Android, Xiaomi, starebbe lavorando per offrire agli utenti più esperti (i cosiddetti "power user") proprio questa capacità di controllo avanzato.

L'indiscrezione arriva dal noto leaker tecnologico Kacper Skrzypek, che ha recentemente individuato una serie di stringhe di codice all'interno di HyperOS, l'interfaccia personalizzata di Xiaomi basata su Android. Queste stringhe suggeriscono in modo piuttosto esplicito lo sviluppo di una funzionalità dedicata alla messa a punto manuale della CPU e della GPU.

Secondo quanto riportato da Skrzypek, questa potenziale nuova feature potrebbe prendere il nome di "Chip performance dashboard". Analizzando le stringhe di codice emerse, si delinea un pannello di controllo che permetterebbe agli utenti di regolare la frequenza operativa dei singoli gruppi di core della CPU (tipicamente suddivisi in core ad alte prestazioni, core a media efficienza e core a basso consumo) e della GPU. Addirittura, sembra prevista la possibilità di intervenire anche sui voltaggi, un'opzione estremamente delicata e riservata a utenti con profonda conoscenza dell'hardware e dei rischi connessi.

Le stringhe trovate confermano l'intenzione di fornire un controllo granulare, seppur entro limiti predefiniti dal produttore per ragioni di sicurezza e stabilità.

Xiaomi sembra consapevole che "giocare" con frequenze e voltaggi del SoC può facilmente portare a instabilità del sistema o, nei casi peggiori, a malfunzionamenti. Per questo, il codice suggerisce l'implementazione di meccanismi di protezione. Ogni modifica ai parametri richiederebbe un riavvio del dispositivo per essere applicata. Durante la fase di avvio, il sistema eseguirebbe una "verifica della frequenza" o un "controllo di avvio". Se questo controllo non andasse a buon fine, indicando che le impostazioni personalizzate potrebbero compromettere la stabilità, il sistema ripristinerebbe automaticamente i valori predefiniti, garantendo il normale utilizzo del telefono e notificando l'utente dell'accaduto. In caso di successo, una notifica confermerebbe l'applicazione delle nuove impostazioni.

Un dettaglio importante è che queste stringhe sono state scoperte all'interno di un firmware presumibilmente basato su Android 16. Questo fa ipotizzare che la futura versione del sistema operativo di Google possa essere un requisito fondamentale per l'implementazione di tale funzionalità. Al momento, la "Chip performance dashboard" non è attiva su alcun dispositivo Xiaomi esistente e non vi è alcuna comunicazione ufficiale riguardo a quali modelli potrebbero riceverlo in futuro. Tuttavia, è lecito speculare che Xiaomi possa riservare questa opzione avanzata ai suoi dispositivi di punta, come gli Xiaomi 15 e Xiaomi 15 Ultra, rivolgendosi a quella nicchia di utenti tecnicamente preparati che apprezzano un controllo più profondo sul proprio hardware.

Sebbene la stragrande maggioranza degli utenti non necessiti di modificare manualmente le impostazioni di CPU e GPU, data l'ottimizzazione già elevata dei dispositivi moderni, l'introduzione di questa feature sarebbe un segnale importante. Rappresenterebbe un ritorno allo spirito originale di Android, incentrato sulla scelta e sulla personalizzazione, ricordando i tempi d'oro delle custom ROM e dei kernel modificati, quando il "tuning" delle prestazioni era pratica comune tra gli appassionati.

Offrire la possibilità di underclocking (ridurre le frequenze per diminuire consumi e calore) o, potenzialmente, di overclocking (aumentare le frequenze per massimizzare le performance, a proprio rischio) direttamente dal sistema operativo sarebbe certamente apprezzato da chi desidera sperimentare senza dover necessariamente sbloccare il bootloader e installare software di terze parti, procedure che possono compromettere la garanzia o la certificazione SafetyNet (essenziale per alcune app bancarie e di streaming). Considerando inoltre le recenti restrizioni imposte da Xiaomi sullo sblocco del bootloader, integrare funzionalità avanzate come questa direttamente in HyperOS potrebbe rappresentare un'alternativa ufficiale per gli utenti più esigenti.

Sebbene si tratti ancora di speculazioni basate su codice non finalizzato, l'ipotesi di una "Chip performance dashboard" sugli smartphone Xiaomi apre scenari interessanti, indicando una possibile volontà del produttore di soddisfare anche le richieste degli utenti più avanzati, offrendo loro un grado di controllo sull'hardware finora inedito sui software di serie. Resta da attendere conferme ufficiali per capire se, quando e su quali dispositivi questa intrigante funzionalità vedrà la luce.

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