La tempesta economica scatenata dalle politiche tariffarie di Trump ha colpito in pieno il mercato tecnologico, trasformando radicalmente le strategie commerciali di diverse aziende. Il caso più emblematico degli ultimi giorni riguarda OnePlus, che ha dovuto ricalcolare al rialzo il prezzo del suo ultimo smartwatch per il mercato americano.
La politica di "guerre commerciali" iniziata durante il primo mandato presidenziale e ora intensificata ha creato un effetto domino sui consumatori statunitensi, costretti ad assorbire aumenti significativi su prodotti di importazione cinese. Una situazione che solleva interrogativi sulla sostenibilità di questo approccio nel lungo periodo.
Il recente aumento di prezzo del OnePlus Watch 3 rappresenta un caso di studio perfetto per comprendere l'impatto diretto dei dazi sui consumatori. Inizialmente commercializzato a 329,99 dollari sul mercato americano, lo smartwatch è stato temporaneamente ritirato dalla vendita a causa di un errore di stampa sul retro del dispositivo ("Meda in China" invece di "Made in China"). Al suo ritorno sul mercato, i consumatori hanno trovato una sorpresa decisamente sgradita: un cartellino che segnava 499,99 dollari, con un incremento di oltre il 50% rispetto al prezzo originale.
L'azienda cinese non ha commentato ufficialmente le ragioni di questo aumento, ma gli analisti di settore non hanno dubbi nel collegarlo alle nuove politiche tariffarie. L'amministrazione Trump ha infatti imposto dazi cumulativi che potrebbero raggiungere il 145% sui prodotti cinesi, creando una situazione di estrema incertezza per importatori e produttori. L'accumularsi di ondate successive di dazi ha generato confusione anche tra gli esperti, incapaci di determinare se i nuovi dazi si sommino o sostituiscano quelli precedenti.
Con questo nuovo posizionamento di prezzo, a differenza di quanto successo con l'ottimo predecessore OnePlus Watch 2, OnePlus si trova ad affrontare una sfida commerciale notevole sul mercato statunitense. A 499,99 dollari, OnePlus Watch 3 entra in diretta competizione con prodotti più costosi di marchi più affermati nel settore degli indossabili, come Apple e Samsung, perdendo il vantaggio competitivo che tradizionalmente caratterizzava l'offerta dell'azienda cinese. La fedeltà dei consumatori viene messa alla prova quando la differenza di prezzo rispetto alla concorrenza si assottiglia o scompare del tutto.
Gli acquirenti americani interessati al dispositivo dovranno non solo affrontare un costo significativamente maggiorato, ma anche attendere almeno fino al 18 aprile per ricevere il prodotto. Fortunatamente, in Europa non c'è stato (per ora) alcun cambio di prezzo.
Questa situazione solleva interrogativi più ampi sulle conseguenze delle politiche protezionistiche. Se l'intento dichiarato dei dazi è quello di proteggere l'industria nazionale, nel breve termine l'effetto più evidente è l'aumento dei prezzi per i consumatori americani. Il trasferimento dei costi tariffari dai produttori agli acquirenti finali sembra essere la regola, non l'eccezione, mettendo in discussione l'efficacia di tali misure nel raggiungere gli obiettivi dichiarati di rivitalizzazione dell'economia domestica.
La guerra commerciale di Trump contro la Cina continua a produrre effetti tangibili sull'economia americana (e non solo), con ripercussioni che si estendono ben oltre il settore tecnologico. L'approccio aggressivo nei confronti non solo della Cina ma di praticamente ogni partner commerciale degli Stati Uniti sta ridisegnando il panorama economico globale, con conseguenze che potrebbero persistere ben oltre l'attuale ciclo politico.