Meta sotto accusa: a rischio il futuro di Instagram e WhatsApp

Il duello tra Meta e la Federal Trade Commission, che inizierà lunedì a Washington, potrebbe riscrivere le regole del panorama dei social media globali.

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a cura di Andrea Maiellano

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Il duello tra Meta e la Federal Trade Commission, che inizierà lunedì a Washington, potrebbe riscrivere le regole del panorama dei social media americani e globali. Dopo anni di preparazione, il governo statunitense porterà finalmente davanti a un giudice federale le sue accuse contro il colosso di Mark Zuckerberg, contestando la legittimità delle acquisizioni di Instagram (2012) e WhatsApp (2014). Al centro del dibattimento, che si protrarrà per circa due mesi, ci sarà una questione fondamentale: quelle operazioni hanno rappresentato un'intelligente strategia di crescita aziendale o un deliberato piano per eliminare potenziali concorrenti prima che diventassero una minaccia?

La causa affonda le sue radici nell'amministrazione Trump, ma è stata successivamente ampliata sotto Biden, con l'obiettivo di ottenere rimedi drastici che potrebbero spingersi fino alla disgregazione dell'impero Meta. Il processo si inserisce in un filone di azioni legali contro i giganti tecnologici, seguendo la vittoriosa battaglia del Dipartimento di Giustizia contro il monopolio di Google nelle ricerche online e mentre è ancora pendente la decisione sulla sua divisione pubblicitaria.

L'attuale contesto politico, tuttavia, crea un'aura di incertezza attorno al caso. Zuckerberg ha recentemente intensificato le sue attività di lobbying presso l'amministrazione Trump per tentare di far cadere la causa. Il CEO di Meta ha partecipato all'inaugurazione presidenziale, ha risolto una controversia legale pagando 25 milioni di dollari (principalmente destinati alla biblioteca presidenziale di Trump) e ha pubblicamente dichiarato di voler collaborare con il presidente "per respingere i governi che spingono per una maggiore censura".

Il presidente della FTC, Andrew Ferguson, ha persino suggerito che obbedirebbe a un eventuale ordine di Trump di ritirare la causa. Nonostante questo clima di incertezza, il processo è programmato per iniziare il 14 aprile.

La battaglia legale determinerà non solo il futuro di Meta, ma anche come verranno categorizzate le leggi antitrust nell'era digitale.

Le udienze che stanno per iniziare rappresentano solo la prima fase: il giudice dovrà stabilire se Meta ha violato le leggi antitrust. In caso affermativo, seguirà un secondo processo per determinare i rimedi appropriati, che potrebbero includere lo smembramento dell'azienda.

Il nucleo dell'accusa è che Meta abbia illegalmente monopolizzato il mercato dei "servizi di social networking personali" attraverso acquisizioni anticompetitive utilizzate per "neutralizzare" potenziali rivali. Il giudice James Boasberg aveva inizialmente respinto la causa nel 2021, ritenendo che il governo non avesse presentato fatti sufficienti per dimostrare in modo plausibile l'esistenza di un potere monopolistico. Tuttavia, ha successivamente permesso alla FTC di ripresentare una denuncia modificata, pur avvertendo che l'agenzia "potrebbe trovarsi di fronte a un compito arduo nel dimostrare le sue accuse".

Meta, dal canto suo, respinge categoricamente le accuse. La società sostiene di aver contribuito a trasformare Instagram e WhatsApp in piattaforme utilizzate da miliardi di persone, affrontando nel contempo una feroce concorrenza. "La causa della FTC contro Meta sfida la realtà", ha dichiarato il portavoce Christopher Srgo. "Le prove al processo dimostreranno ciò che ogni diciassettenne al mondo sa: Instagram, Facebook e WhatsApp competono con TikTok (di proprietà cinese), YouTube, X, iMessage e molti altri."

Meta sostiene inoltre che l'azione della FTC, più di dieci anni dopo che l'agenzia ha esaminato e approvato le acquisizioni, invia il messaggio che "nessun accordo è mai veramente definitivo" e che i regolatori dovrebbero sostenere l'innovazione americana invece di cercare di smembrare una grande azienda americana.

Secondo Rebecca Haw Allensworth, professoressa di antitrust alla Vanderbilt Law School, questa è "una delle cause più importanti nel settore tecnologico presentate negli ultimi cinque anni". La forza del caso deriva principalmente dalle prove delle presunte intenzioni anticompetitive di Meta. La denuncia modificata della FTC cita un messaggio del 2012 in cui Zuckerberg scriveva al suo allora CFO riguardo all'acquisto di startup come Instagram: "Le aziende sono nascenti ma le reti sono consolidate, i marchi sono già significativi e se crescessero su larga scala potrebbero essere molto dirompenti per noi".

Quando Meta (allora Facebook) acquistò Instagram per 1 miliardo di dollari, l'app di condivisione foto aveva solo 30 milioni di utenti e nessun ricavo. Oggi, Instagram ha miliardi di utenti e si stima che rappresenti più della metà delle entrate pubblicitarie statunitensi di Meta. WhatsApp aveva 450 milioni di utenti quando Facebook pagò 19,3 miliardi di dollari per acquisirla nel 2014, l'acquisizione di startup più costosa di sempre all'epoca.

Per Meta, combattere uno spin-off forzato di Instagram o WhatsApp è di importanza vitale. Instagram è il servizio culturalmente più rilevante dell'azienda, con milioni di creatori attivi. WhatsApp è considerata l'app di messaggistica più utilizzata al mondo. Entrambe le piattaforme sono fondamentali per la distribuzione dell'assistente AI di Meta, che Zuckerberg considera la prossima grande battaglia tecnologica.

Sebbene l'intento di Zuckerberg nell'acquistare Instagram e WhatsApp non possa legalmente essere considerato per determinare la responsabilità di Meta, potrebbe servire come elemento decisivo qualora il giudice si trovasse diviso tra diverse interpretazioni del mercato. Meta, d'altra parte, probabilmente fonderà le sue difese più forti sull'attacco alla definizione del mercato formulata dal governo, sostenendo di essere in competizione con servizi come LinkedIn, YouTube e TikTok, che la FTC ha escluso dalla sua definizione di "social networking personale".

Nonostante le solide argomentazioni che Meta potrà presentare, il governo ha dalla sua parte il vantaggio dell'inerzia, dopo che lo scorso anno il giudice Amit Mehta ha stabilito che Google detiene un monopolio illegale nelle ricerche online. Come osserva Allensworth: "Una volta che un giudice si espone, diventa un po' più facile per il secondo giudice farlo".

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