Vodafone abbandona Libra ed esce dall’ambizioso progetto di Mark Zuckerberg di creare una nuova criptovaluta. È l’ennesimo passo indietro da parte delle società che avevano inizialmente aderito al progetto. A precedere l’operatore telefonico infatti sono state Booking, PayPal, eBay, Visa, Mastercard, Stripe e Mercado Pago.
Tuttavia, l’uscita di scena di alcuni membri fondatori non sembra aver intaccato le aspirazioni globali del progetto. Anzi, la Libra Association – l’associazione che si occuperà di gestire la moneta – ha più volte confermato che dall’annuncio del 18 giugno ha registrato l’interesse di oltre 1500 società, di cui 180 compatibili con i criteri preliminari previsti dalla policy.
Vodafone lascia senza però escludere la possibilità di una nuova collaborazione per il futuro. "Continueremo a monitorare lo sviluppo dell'Associazione Libra e non escluderemo la possibilità di una futura cooperazione", ha dichiarato un portavoce della società a Reuters. Per il momento, le risorse precedentemente impiegate per Libra saranno destinate al proprio progetto M-Pesa, un sistema per il trasferimento di denaro e microcredito lanciato nel 2007 dalla controllata Safaricom, che Vodafone intende espandere a livello internazionale portandolo in altri Paesi. Attualmente è disponibile solo in Kenya, Tanzania, Afghanistan, Sudafrica, India, Romania e Albania.
L’attuazione del progetto Libra sembra più complicato che mai. Da quando è stato ufficialmente annunciato lo scorso giungo, Facebook ha dovuto affrontare critiche e scetticismo da parte delle autorità di tutto il mondo che citano le preoccupazioni in merito alla sicurezza dei dati, al riciclaggio di denaro e alla protezione dei consumatori. Il colosso ha sempre sottolineato che i partner che forniranno i servizi finanziari saranno tenuti a rispettare le norme antiriciclaggio e che i dati personali degli utenti non verranno conservati né tantomeno saranno condivisi con il popolare social network.
Lo scetticismo nei confronti di Facebook parte dallo scandalo di Cambridge Analytica con cui l’azienda di Zuckerberg ha perso fiducia agli occhi dell’opinione pubblica. Per garantire stabilità, Libra sarà controllata da una fondazione svizzera (Libra Association appunto) e sarà una stablecoin il cui valore è legato a una riserva di beni reali. Questo assicurerebbe scalabilità e sicurezza rispetto alle criptovalute già esistenti.
I vari organi legislativi nazionali, però, si muovono con cautela chiedendo prima la formulazione di un quadro normativo chiaro e preciso. Considerando dunque gli ostacoli legislativi che Libra sta incontrando, sembra ormai quasi impossibile un suo lancio entro il 2020, come inizialmente previsto. A complicare ancor più la situazione, c’è poi il tentativo da parte delle banche centrali di tutto il mondo di creare una propria valuta digitale. Insomma, la strada da fare per Libra è ancora molta lunga.
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