Dopo un'intensa competizione elettorale, Donald Trump ha vinto le elezioni statunitensi del 2024 con un ampio margine. In vista del nuovo mandato presidenziale, Trump ha proposto l'introduzione di tariffe sostanzialmente più elevate sui beni importati, le quali potrebbero avere importanti ripercussioni sui prezzi al consumo, incluse quelle dei dispositivi tecnologici come gli smartphone.
Le aziende più influenti nell'industria degli smartphone potrebbero risentire in modo significativo dell'implementazione di questi dazi. Apple, che si affida in larga misura alla manodopera cinese nonostante abbia recentemente spostato parte della sua produzione in India e Vietnam, si trova nella posizione più delicata.
Google, altrettanto dipendente dalla produzione cinese per i suoi smartphone Pixel, potrebbe non godere delle stesse agevolazioni ottenute da Apple durante il primo mandato di Trump. Al contrario, Samsung potrebbe subire impatti minori grazie alla chiusura della sua ultima fabbrica in Cina nel 2019.
Le nuove politiche tariffarie proposte da Trump variano dal 20% sugli import generali fino al 60% per i prodotti provenienti dalla Cina. Queste misure, secondo il presidente, dovrebbero incentivare le aziende americane a rimpatriare la produzione negli Stati Uniti.
Una simile strategia tariffaria non solo influenzerebbe direttamente i prezzi degli smartphone, rendendoli più costosi per i consumatori americani, ma potrebbe anche invitare paesi colpiti dal provvedimento a rispondere imponendo dazi sugli import statunitensi.
Non solo, i produttori di smartphone potrebbero dover alzare i prezzi dei propri dispositivi anche in altri mercati per bilanciare le maggiori perdite dovute ai nuovi dazi. Se in risposta agli aumenti sulle tassi proposti da Trump la Cina dovesse imporre nuovi oneri sugli import statunitensi, per esempio, Qualcomm - azienda americana - potrebbe dover alzare il prezzo dei chip venduti in Cina, con conseguenti aumenti di prezzo per gli smartphone (e non solo) a livello globale.
L'imposizione di tariffe su larga scala potrebbe quindi riflettersi negativamente sia per i consumatori che per le imprese, distorcendo i mercati e rallentando il commercio globale. Mentre alcune aziende americane potrebbero vedere un vantaggio nella riduzione della concorrenza estera, il danno a lungo termine sulle catene di approvvigionamento globali e sull'accessibilità dei prodotti potrebbe pesare più dei potenziali benefici.
Il futuro sarà dunque caratterizzato da una fase di incertezza in cui i cambiamenti proposti potrebbero riscrivere le regole del commercio internazionale e dell'economia digitale.
Le tariffe doganali hanno sempre avuto un ruolo significativo nella storia economica mondiale. Originariamente, erano utilizzate per proteggere le industrie nascenti e per raccogliere entrate per i governi nazionali. Nel corso del tempo, il loro utilizzo si è modificato e adattato alle esigenze economiche e politiche delle nazioni.
Nella contemporaneità, gli oneri sulle importazioni sono spesso usati come strumento di negoziazione in contesti diplomatici e commerciali internazionali. La loro applicazione può avere effetti rilevanti non solo sugli equilibri economici ma anche su quelli geopolitici.
Ad esempio, l'imposizione di tariffe elevate tra grandi economie può innescare quella che viene chiamata "trade war", ovvero guerra commerciale, che può influenzare l'intero sistema economico mondiale.