E sono due. Contro la presunta obsolescenza programmata c'è una nuova inchiesta della magistratura francese. Alle indagini della Procura della Repubblica di Nanterre che riguardano stampanti e cartucce - ve ne abbiamo parlato ieri - fa seguito quella della Procura della Repubblica di Parigi contro Apple. Inchiesta preliminare, quella di Parigi, in cui si ipotizza il reato di truffa, per i rallentamenti delle funzioni degli smartphone Phone 6, 6 S, SE e 7 dopo l'aggiornamento al sistema operativo più recente. Anche in questo caso le indagini sono state avviate il 5 gennaio dopo un esposto (eccolo qui) dell'associazione Halte à l'Obsolescence Programmée (HOP).
L'associazione ricorda che la Francia è il terzo paese (dopo Stati Uniti e Israele), in cui l'azienda di Cupertino viene accusata di obsolescenza programmata. La differenza è che in Francia si tratta di un reato. C'è una legge - in vigore dal 1 luglio 2016 - che punisce l'obsolescenza programmata, cioè le tecniche messe in atto dalle aziende per "ridurre deliberatamente la durata di funzionamento di un prodotto al fine di aumentarne il tasso di sostituzione". Tale reato prevede, in caso di condanna, pene fino a due anni di reclusione e un'ammenda di 300mila euro, che può aumentare fino al 5 percento del volume di affari dell'azienda.
Qual è l'ipotesi di reato prospettata nella denuncia di HOP alla magistratura? Che Apple faccia in modo che ogni nuovo aggiornamento del sistema operativo iOS, introdotto in genere in concomitanza con l'uscita di un nuovo modello, faccia degradare il funzionamento degli smartphone precedenti, lo rallenti in modo da invogliare i clienti ad acquistare un nuovo iPhone.
La denuncia è molto dettagliata e tira in ballo anche il degrado delle batterie, oggetto di polemiche internazionali che hanno indotto Apple ad abbassare di un terzo il costo della sostituzione. Se altrove sono state avviate class action, in Francia la questione si fa molto più delicata perché qui - ove fosse sentenziata l'obsolescenza programmata - entra in gioco il codice penale.
La notizia dell'apertura dell'inchiesta preliminare della Procura di Parigi, affidata anche in questo caso al servizio investigativo nazionale della Direzione generale della concorrenza dei consumatori e della repressione delle frodi (DGCCRF), fa riferimento anche a un presunto "inganno" nei confronti dei clienti. Come ricordavamo ieri, in Francia i tempi della giustizia non sono quelli biblici dell'Italia e dunque possiamo attenderci un esito entro pochi mesi.