Che i social network possano avere un impatto negativo sulla salute mentale e sul benessere degli utenti, specie dei più giovani, non è solo risaputo a livello di opinione comune ma anche confermato da più fonti autorevoli. Quali dovrebbero essere allora in questo caso le responsabilità delle aziende a capo di queste piattaforme?
In una recente inchiesta giornalistica il Wall Street Journal ha svelato che, sebbene Facebook sia a conoscenza delle problematiche che le sue piattaforme, prima tra tutte Instagram, causano agli adolescenti, non sta prendendo alcun provvedimento ufficiale. Tra i documenti interni all'azienda di Mark Zuckerberg condivisi dal Wall Street Journal figurano infatti i risultati di un'indagine, condotta a marzo del 2020, sui pericoli delle piattaforme social per gli utenti più giovani.
Nei documenti trapelati si rileva un'autocritica da parte di Facebook che però non si è ancora tradotta in risultati concreti. I dipendenti dell'azienda sembrano essere al corrente, ad esempio, delle conseguenze che il flusso di contenuti incentrati sull'aspetto fisico e sull'immagine esteriore ha sulle ragazze adolescenti, categoria tra le più fragili e a rischio di conseguenze pesanti sul piano psicofisico. Non a caso l'inchiesta del Wall Street Journal si apre con il caso di una teenager, Anastasia Vlasova, che ha sviluppato un disturbo alimentare proprio come conseguenza dell'esposizione a modelli negativi di stile di vita su Instagram.
I dati statistici a proposito dell'utilizzo dei social network da parte degli adolescenti segnalano una presenza online sempre più radicata nelle ultime generazioni: in base a un report del Pew Research Center, il 95% dei teenager possiede uno smartphone e il 45% ammette di essere connesso alla rete in modo pressoché costante. E se l'uso di Facebook presso questa fetta di popolazione è diminuito rispetto agli ultimi anni, Instagram è in continua crescita, secondo solo a YouTube (che però unisce la riproduzione di contenuti video di lunga durata alle funzioni social) e utilizzato dal 72% dei teenager.
Studi scientifici nell'ambito della psicologia avevano già d'altronde confermato un collegamento tra l'utilizzo proprio di Instagram e un peggioramento della salute mentale, in particolare nel pubblico femminile, dovuto all'esposizione costante a immagini artefatte e idealizzate. Il caso di Instagram, il cui appeal è proprio la condivisione di contenuti visivi da parte sia di gente comune che di celebrità, è ancora più delicato, specie quando a farne uso è un pubblico spesso vulnerabile e sensibile al giudizio altrui come quello adolescente.
Da una parte è quindi ormai tempo che le piattaforme di social media prendano una volta per tutte una posizione ben definita riguardo alle problematiche che, direttamente o indirettamente, causano alle nuove generazioni. Dall'altra, tuttavia, non bisogna dimenticare di assegnare un peso anche all'importanza di una rete di supporto educativa e familiare in grado di guidare i più giovani a un utilizzo consapevole dei social network.
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