Instagram censura hashtag LGBTQ e permette gli insulti verso i content creator

Instagram limita hashtag LGBTQ per mesi. L'azienda si giustifica: "Bloccavamo solo contenuti sessualmente suggestivi", ma solleva dubbi sulla moderazione.

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a cura di Giulia Serena

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Meta ha bloccato per mesi gli hashtag LGBTQ su Instagram, secondo quanto riportato da User Mag. L'azienda ha, infatti, applicato la sua politica sui "contenuti sensibili" per limitare i "contenuti sessualmente suggestivi", nascondendo post con tag come #lesbian, #gay, #bisexualpride e #transwomen.

Questa restrizione ha colpito in particolare gli utenti adolescenti, per i quali il filtro sui contenuti sensibili è attivato di default. Cercando questi termini, dunque, i giovani venivano reindirizzati a una pagina vuota con un avviso sulle restrizioni dei "contenuti espliciti". In seguito alle segnalazioni, Meta ha revocato il blocco, definendolo un errore.

"È importante per noi che tutte le comunità si sentano sicure e benvenute sulle app Meta, e non consideriamo i termini LGBTQ+ come sensibili secondo le nostre politiche", ha dichiarato l'azienda.

La decisione di bloccare questi hashtag è stata presa nell'ambito di un più ampio aggiornamento sulla privacy per "giovani e benessere", presentato come uno sforzo per tenere i minori lontani da contenuti che promuovono l'autolesionismo. Nonostante ciò, sembra che i contenuti "eterosessuali", anche quelli che mostravano coppie in attività romantiche, non sono stati soggetti a restrizioni.

Questo episodio si inserisce in un contesto più ampio di difficoltà per i creatori di contenuti LGBTQ su Instagram, che spesso subiscono shadow ban e vedono i loro contenuti etichettati come "non raccomandabili".

Recentemente, Meta ha apportato modifiche significative alle sue politiche sui contenuti: l'azienda ha aggiornato la sua politica sui "Contenuti d'odio", introducendo un linguaggio che sembra permettere attacchi contro le persone gay e trans. La nuova formulazione consente "affermazioni di malattia mentale o anormalità basate sull'orientamento sessuale o di genere, nel contesto di discussioni politiche e religiose su transgenderismo e omosessualità".

Insomma, tutti questi cambiamenti sembrano parte di uno sforzo più ampio di Meta per allinearsi al modello di X (ex Twitter). L'azienda ha anche recentemente eliminato i fact-checker esterni, optando per linee guida comunitarie, e ha rimosso dal suo regolamento sui contenuti d'odio il riferimento alla possibilità che la retorica online possa "promuovere violenza offline".

Il perché di tutti questi cambiamenti? Facile: il CEO di Meta, Mark Zuckerberg, ha recentemente mostrato segni di avvicinamento a Donald Trump: ha finanziato il fondo per l'inaugurazione di Trump, si è recato a Mar-a-Lago per colloqui, ha sostituito il responsabile delle politiche di lunga data Nick Clegg con un ex assistente di George W. Bush e ha nominato nel consiglio di amministrazione dell'azienda Dana White, CEO di UFC e sostenitore di Trump.

Zuckerberg ha esplicitamente indicato che molti dei cambiamenti sopra menzionati sono stati fatti in seguito alla vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali, definendola "un punto di svolta culturale". Ha anche criticato i fact-checker di terze parti come "troppo politicamente di parte" e ha suggerito che molte leggi europee contro l'incitamento all'odio promuovono la censura e rendono "difficile costruire qualcosa di innovativo". 

A voi la parola.

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