Il governo italiano sta considerando di utilizzare i satelliti Starlink di Elon Musk per portare internet ad alta velocità nelle aree remote del paese, suscitando preoccupazioni da parte dell'opposizione e dei sindacati. La proposta, avanzata dal sottosegretario all'innovazione Alessio Butti, mira a superare i ritardi nell'attuazione del piano nazionale per la banda larga finanziato dal PNRR.
L'ipotesi di ricorrere a Starlink solleva diverse criticità, tra cui il rischio di non raggiungere gli obiettivi del PNRR per la copertura nazionale a 1 Gbps entro il 2026, la possibile perdita di fondi europei e problemi di sovranità tecnologica. Il gruppo del Partito Democratico al Senato ha presentato un'interrogazione parlamentare per chiedere chiarimenti al governo su questa strategia.
Le preoccupazioni dell'opposizione
Nell'interrogazione, i senatori del PD evidenziano diversi punti critici, a partire dal mancato completamento dell'infrastruttura di rete a banda ultralarga su tutto il territorio nazionale. Ci sono poi la penalizzazione delle aree interne del paese, i rischi per la sicurezza nazionale nel delegare la copertura internet di alcune aree a un'azienda straniera controllata da un singolo individuo, le prestazioni limitate del servizio Starlink rispetto alla fibra ottica e l'incertezza sulla sostenibilità economica a lungo termine della tecnologia satellitare.
I parlamentari chiedono al governo se intenda effettivamente procedere con la proposta di Starlink e ridefinire parti del PNRR, o se invece confermerà l'impegno a completare i progetti originali per la banda ultralarga.
La posizione dei sindacati
Anche la CGIL e il sindacato di categoria SLC-CGIL esprimono forti preoccupazioni sulla proposta del governo. In una nota congiunta, il segretario confederale Pino Gesmundo e il segretario generale SLC Riccardo Saccone affermano:
Affidare ad un soggetto privato un ruolo così delicato e strategico avrebbe implicazioni in termini di sicurezza e di occupazione, e rischieremmo di perdere i fondi del PNRR.
I sindacati criticano la gestione politica "miope e di corto respiro" che ha affidato esclusivamente al mercato la scelta di dove e come intervenire nell'infrastrutturazione digitale del paese.
Il problema delle prestazioni
Secondo recenti studi citati nell'interrogazione parlamentare, le prestazioni del servizio Starlink in Italia presentano alcune criticità: la velocità media è poco superiore ai 100 Mbps, paragonabile a una connessione VDSL in fibra misto rame e ben lontana dalle prestazioni di una fibra FTTH. Inoltre, le prestazioni sono inferiori per gli abbonamenti "a bassa priorità", con velocità tra 50 e 100 Mbps e cali nelle ore di punta, c'è la necessità di costosi kit aggiuntivi per ottenere le massime prestazioni, soprattutto per le aziende, e c'è un forte rischio di degrado futuro delle prestazioni per ragioni tecniche.
Gli esperti sottolineano che Starlink "non rappresenta una sostituzione per la connettività in fibra, ma costituisce una soluzione valida esclusivamente in aree estremamente remote, dove l'accesso alla rete cablata è inesistente".
Perché il governo sta valutando Starlink
La proposta di ricorrere a Starlink si inserisce in un contesto di difficoltà nell'implementazione del piano nazionale per la banda ultralarga. Open Fiber e Fibercop (controllata da KKR) stanno accumulando ritardi nella copertura delle aree grigie del paese.
L'opposizione e i sindacati chiedono al governo di accelerare i tempi di cablatura dei civici e di evitare situazioni che possano compromettere la diffusione della banda ultralarga su tutto il territorio nazionale. Inoltre, sollecitano l'esecutivo a esercitare il "golden power" per proteggere asset strategici come Sparkle.
La vicenda solleva questioni cruciali sul futuro dell'infrastruttura digitale italiana, bilanciando la necessità di colmare il divario digitale con considerazioni di sicurezza nazionale, sovranità tecnologica e rispetto degli impegni presi con l'Unione Europea nell'ambito del PNRR.