I Toscani hanno paura del 5G... E sprecano 220mila euro

La Toscana investe 220mila euro per studiare i possibili rischi del 5G sulla salute, nonostante le evidenze scientifiche ne abbiano già dimostrato l'innocuità.

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a cura di Marco Pedrani

Caporedattore centrale

La Regione Toscana ha stanziato oltre 220.000 euro per uno studio biennale sugli effetti del 5G sulla salute, nonostante le numerose ricerche internazionali abbiano già escluso rischi significativi. L'indagine, commissionata ad Arpat e Ars, monitorerà sei grandi centri urbani toscani per valutare l'esposizione all'inquinamento elettromagnetico e possibili correlazioni con tumori e leucemie.

Questa decisione ha suscitato critiche e ironia nella comunità scientifica italiana, considerando le evidenze già disponibili. Il professor Roberto Burioni dell'Università San Raffaele di Milano ha commentato: 

Uno studio amplissimo dell'Oms, al quale ha partecipato anche l'Istituto Superiore di Sanità, ha già dimostrato che non ci sono legami con leucemie e linfomi.

Il dottor Giuseppe Remuzzi, direttore dell'Istituto Mario Negri, ha aggiunto: "Sul 5G, fare ricerca non è di per sé sbagliato, ma in questo caso credo sia inutile e che forse risponda a pressioni populistiche".

Le motivazioni dello studio

Fabio Voller, coordinatore dell'Osservatorio di Epidemiologia dell'Agenzia regionale di Sanità, ha difeso il progetto affermando: "Sappiamo che la stragrande maggioranza degli studi sostiene che non ci siano conseguenze per la salute, ma una piccola parte arriva a conclusioni diverse. Per questo, visto che sul tema c'è un interesse forte da parte della popolazione, è un fatto positivo che enti accreditati facciano un'indagine seria".

Il 5G è stato scagionato da qualsiasi accusa di stampo più o meno complottistico.

Tuttavia, una recente revisione sistematica guidata dall'Australian Radiation Protection and Nuclear Safety Agency (Arpansa), commissionata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e pubblicata sulla rivista Environment International, ha esaminato oltre 5.000 studi, identificando i più rigorosi dal punto di vista scientifico.

Le conclusioni della ricerca internazionale

La revisione ha concluso che: "Dato il breve periodo di tempo trascorso dall'introduzione della tecnologia 5G, che opera a frequenze più elevate, non ci aspettavamo di trovare studi che trattassero l'associazione tra l'uso dei telefoni cellulari 5G e il rischio di neoplasia".

Lo studio ha inoltre precisato che "L'esposizione di interesse per i tumori nella regione della testa consiste nell'energia emessa dai telefoni cellulari portatili durante le chiamate vocali, con il dispositivo a contatto con la testa", sottolineando che i segnali in modalità stand-by non sono rilevanti per l'esposizione della testa.

La decisione della Regione Toscana di investire risorse pubbliche in questo studio solleva diverse domande sull'allocazione dei fondi e sull'opportunità di replicare ricerche già ampiamente condotte a livello internazionale. Resta da vedere se questa indagine regionale porterà nuove informazioni significative o confermerà semplicemente le conclusioni già raggiunte dalla comunità scientifica globale sulla sicurezza del 5G.

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