“Le accuse statunitensi rivolte a Huawei di usare intercettazioni legali non sono altro che una cortina fumogena e non seguono alcuna logica accettata nel settore della cyber security”. È solo una parte della dura risposta ufficiale di Huawei nei confronti degli Stati Uniti che accusano (nuovamente) il colosso di Shenzhen di attività di spionaggio. Come riferito nei giorni scorso da The Wall Street Journal, i funzionari statunitensi hanno accusato la società cinese di aver sfruttato per almeno un decennio le backdoor presenti nelle apparecchiature di rete per spiare gli utenti di tutto il mondo.
Queste backdoor sarebbero ad uso esclusivo delle forze dell’ordine per svolgere indagini e intercettazioni. Queste porte d’accesso non dovrebbero essere accessibili ai fornitori e dovrebbero essere gestite da alcuni dipendenti degli operatori che sono sotto il controllo del governo dello Stato in cui operano. Secondo gli USA, Huawei sarebbe riuscita ad accedervi senza lasciare nessuna traccia.
La dura risposta del colosso cinese non si è fatta attendere. La sua posizione chiarisce i motivi per cui non sarebbe possibile accedere a queste backdoor. “Huawei è solo un fornitore di apparati. In questo ruolo, sarebbe impossibile accedere alle reti dei clienti senza la loro autorizzazione e senza la possibilità di essere rilevati. Noi non abbiamo la possibilità di aggirare gli operatori, prendere il controllo e prelevare dati dalle loro reti senza essere scoperti da tutti i normali firewall o sistemi di sicurezza” si legge nella dichiarazione ufficiale. La società passa anche al contro-attacco ricordando il caso Snowden che ha mostrato le attività di spionaggio del Paese a stelle e strisce nei confronti di altre nazioni.
Huawei dunque smentisce ogni tipo di attività di spionaggio chiedendo ufficialmente agli USA “di rivelare prove specifiche invece di usare i media per diffondere voci del tutto infondate”. Non sono mancate dure risposte anche nei confronti di The Wall Street Journal che ha diffuso la notizia. “WSJ è chiaramente a conoscenza del fatto che gli Stati Uniti non possono fornire alcuna prova per supportare le proprie accuse, eppure hanno scelto di pubblicare ancora una volta le menzogne diffuse da alcuni funzionari statunitensi. Questo rispecchia il pregiudizio di WSJ contro Huawei e mina la sua credibilità”.
Insomma, quella tra Stati Uniti e Huawei sembra essere una battaglia senza fine. Diventa sempre più difficile individuare i possibili risvolti di questa vicenda, che si è inasprita dal maggio scorso quando gli USA hanno inserito la società cinese nella Entity List.
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